POLITICA
L’attacco di Paolucci (FdI): ‘Il neomastelliano De Luca sarà travolto da una parola: coerenza’
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“Tre notizie hanno determinato ulteriore sconcerto negli ultimi tre giorni. Il possibile patto per un assessorato regionale al figlio di Mastella, la presenza in aula del PD al voto sul bilancio, che ha salvato il Sindaco di Benevento da una possibile debacle e la nomina di un dichiarato antimastelliano quale – non nuovo, ma “di nuovo” – assessore della giunta Mastella. Il tutto mentre tanti amministratori locali in città ed in provincia mettono in scena la più antica, la più fallimentare, la più inutile delle pratiche politiche del mezzogiorno. La processione allo stuolo di chi sembra essere il favorito alle prossime elezioni regionali”. Così in una nota il portavoce provinciale di FdI, Federico Paolucci.
“Nulla di nuovo sotto il sole. Non mi meraviglia. E non mi preoccupa. Per due motivi. Il primo risiede nell’apparente forza del “santo in processione” De Luca, il quale è di fatto sostenuto da un solo partito nazionale di rilievo, il PD, e da tante piccole liste e partiti che affollano la scena senza possibilità di riuscita. Nel corso della campagna elettorale, i 36 candidati delle 18 liste di De Luca si renderanno conto ben presto della inutilità della loro corsa e della impossibilità di riuscita del loro sforzo. Inoltre, la spaccatura con la parte maggioritaria del governo nazionale (i 5 stelle), farà sfociare ben presto questa campagna elettorale in una notte dei “lunghi coltelli” tra le forze di governo, senza che alla base vi sia una scelta politica strategica. Di contro, il centro destra è più forte, più unito e più coeso che mai ed anche chi spera nel voto disgiunto, si illude.
Il secondo motivo – prosegue Paolucci – è da ricondurre ad un errore di fondo che continuano a fare i trasformisti di ogni risma (Mastella ne è solo il teorico, il padre fondatore, ma non è certo l’unico o il peggiore; sono tanti quelli che hanno superato il maestro), ed è questo: la capacità di condizionamento elettorale non è più come ai tempi della Democrazia Cristiana.
Mastella ieri, ancora una volta, sul Corriere della Sera, ne ha vantato la eredità politica, omettendo di dire che può rivendicare solo la parte peggiore di quella tradizione politica, quella clientelare e trasformistica, da lui stesso vantata nella purtroppo famosa intervista ad Antonio Padellaro, di pochi mesi fa. Per questo la sovrapposizione della propria parabola politica alla DC è quanto meno presuntuosa ed azzardata. Piuttosto Mastella ha innervato la DC di quel particolare approccio spregiudicato e trasformistico che è riuscito a far entrare anche nel dizionario della lingua italiana Treccani con il neologismo “mastelliano”. Va detto perché – pur non avendo io mai fatto parte della DC – non posso disconoscere la levatura morale e politica di tanti, a cominciare da Moro, e la funzione sociale che quel partito ha svolto nel lungo dopoguerra.
Oggi, il condizionamento elettorale che Mastella e il suo nuovo mentore, De Luca, – conclude Paolucci – spera di esercitare attraverso la grande ammucchiata di amministratori locali, si scontrerà con la libertà di voto che ormai i cittadini hanno acquisito e con una diffusa ed orgogliosa voglia di una qualità, in politica, che certamente De Luca, Mastella e i loro nuovi accoliti non conoscono e che li travolgerà. Che invece conoscono bene Caldoro, il centrodestra e soprattutto Fratelli d’Italia. Si chiama coerenza”.