Comune di Benevento
Capitale Cultura 2020, il Pd: “L’esclusione di Benevento è una mortificazione”

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“Non possiamo che esprimere tutto il nostro dispiacere per l’esclusione della città di Benevento dalle dieci finaliste per l’assegnazione del titolo di Capitale Italiana della Cultura 2020. Con tutto il rispetto, essere superati da città come Bitonto, Merano, Nuoro, Piacenza e Casale Monferrato è davvero una mortificazione”. Così in una nota il Gruppo Consiliare Pd al Comune di Benevento.
“La scelta definitiva – scrive nella nota – è stata fatta sulla base di precisi requisiti, ovvero l’individuazione, attraverso una ferrea selezione, di “città capaci di far recepire il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione, la creatività, l’innovazione, lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo”.
Strano che coloro che hanno deciso di accantonare Benevento – prosegue il Gruppo Pd – non abbiano apprezzato la vena creativa delle giostre sotto la Rocca, o l’idea innovativa della palla per i selfie in mezzo al Corso. E neppure abbiano valutato il grande indotto economico scaturito dalle migliaia di turisti che affollavano alberghi durante le festività natalizie o, ancor prima, durante Città Spettacolo. O ancora non si siano resi conto della sensazione di benessere che si respira in una città pulitissima, che è un gioiello in ogni suo angolo, e dove, nell’ultimo anno e mezzo, il tasso di occupazione ha subito un’improvvisa impennata mentre le attività commerciali sono completamente rifiorite.
La verità – conclude il Gruppo Pd – è che si era capito fin da subito che con le politiche nazional-popolari e cultural-alimentari adottate da questa amministrazione non potevamo avere speranze. Ora ci aspettiamo che l’assessore col torcicollo, quello degli Stati Generali a babbo morto e dei teatri miracolosamente riaperti, tiri fuori il solito alibi-ritornello (“eh, ma quelli di prima non erano riusciti nemmeno a partecipare”) o se ne esca che è colpa del governo di centrosinistra che ha fatto pressione per ragioni politiche preferendo tizio o caio. Pensandoci, forse quest’ultima scusa se la risparmierà visto che lui, il prossimo 4 marzo, voterà proprio da quella parte”.