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“Borboni Si, Borboni No”, in città la conferenza di Antonio Ausania

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Martedi 26 settembre, nella Sala Multimediale del Cesvob, il Presidente della locale Sede di Archeoclub d’Italia ha introdotto, alla presenza di un nutrito uditorio, la conferenza “Borboni Si, Borboni No” tenuta dal dottore Antonio Ausania.

La conferenza è stata occasione di aperto e franco confronto e di approfondita discussione densa di problematiche. Il dottore Ausania ha approfondito una tematica che, a fasi alterne, ha diviso la Storiografia ufficiale da quella dei vinti, rivelando la contrapposizione di fondo che non si è mai spenta tra il Nord (Il regno di Sardegna dei Savoia) ed il Sud (Il regno delle 2 Sicilie dei Borbone). Questo contrasto che anima ancora le due parti in causa, dimostra che a distanza di oltre un secolo e mezzo, gli italiani non sono riusciti a trovare una definitiva soluzione ad una valutazione obiettiva del processo di integrazione ideologica, politica e sociale che, in quanto tale, non è affatto concluso. Purtroppo, in questo Paese di eterni Guelfi e Ghibellini, questo è indizio di una visione municipalistica e campanilistica ancora presente nel tessuto composito dei regionalismi che tanta parte, ahimè, hanno nella vita comune e quotidiana di noi tutti.

Vale la pena, a questo proposito, la premessa che il relatore ha proposto all’ auditorio volta ad esortare i presenti a soffermarsi sulle ragioni e necessità storiche che hanno condotto all’ Unità di Italia. Solo in tal modo la riflessione storica, se vuol essere libera ed orientata alla verità, può illuminare, analizzare e spiegare la realtà del passato, non proponendo tesi precostituite assolutorie e di condanna, sulla scorta di pregiudizi concettuali o partigiani o di ipotesi preconfezionate destinate a diventare assolutezze certe ed indiscutibili, ignorando ogni atteggiamento critico disposto alla ricerca storica.

La storia, è ormai acquizione comune, non deve insegnare o educare nessuno, ma spingere alla ricerca critica della avventura umana, in modo tale che da essa possa scaturire la consapevolezza dei limiti che la nostra esistenza pone alle società ed alle culture dei popoli che sono il tratto caratteristico di ogni modello comportamentale dell’umanità nel proprio tempo e nel proprio luogo di appartenenza. Il nesso tra cultura e società, è inscindibile, se non si vuole correre il rischio di proporre falsi idoli astratti e camuffare quanto di reale è nell’ esistenza degli uomini su questa terra.

Continuare a contrapporre Nord e Sud d’ Italia può solo generare revanscismi, proporre rancori e nuovi pregiudizi che non dovrebbero mai mortificare quell’ unità sostanziale che è nella cultura di popolazioni diverse (e meno male!) che molto faticosamente e problematicamente mirano a raggiungere nuovi equilibri positivi e produttori di progresso e della convivenza civile e sociale.

I presenti, nei loro interventi, hanno dimostrato che è possibile, senza animosità o pregiudizi concettuali, e pur sempre nel rispetto delle diverse posizioni, trovare una sintesi quanto più possibile obiettiva, pur senza trascurare o dimenticare le situazioni tragiche nella lotta che ha contrapposto Nord e Sud e che si è risolta in quella sorta di guerra civile dai risvolti sociali, alimentata dagli episodi terribili di lotta senza quartiere che contrapponeva l’esercito regolare ed i briganti e le popolazioni, soprattutto contadine, in realtà, i partigiani borbonici.

Infatti compito dello storico non è quello di analizzare i fatti per attribuire patenti morali di compiacimento e di condanna, ma piuttosto quello di rinvenire le ragioni profonde che hanno indotto gli uomini a tenere comportamenti talvolta addirittura inaccettabili, nella prospettiva di valorizzazione di ideali che talvolta sono violentemente deformati nella contrapposizione di chi non riesce a porgere ascolto alle istanze degli oppositori. Tuttavia è compito di noi tutti rinvenire nei fatti della storia la ragione ultima di proposte che superino le contingenze così come esse si sono realizzate, per individuare la prospettiva di una crescita comune, sia sul piano morale, sia su quello sociale.

Se così non fosse, le tragedie terribili che hanno attraversato la Storia e che hanno attanagliato la nostra comune identità umana, anche in tempi recenti o recentissimi, non potrebbero essere superate, rinfocolando rancori, odi e violenze. In tal modo, e solo in tal modo, la contrapposizione ideologica può tramutarsi in occasione di recupero della nostra umanità più profonda, che, nonostante tutto, è volta ad una prospettiva di consapevolezza che accetta anche la parte oscura che è in ciascuno di noi e dalla quale, si auspica, ci si possa liberare, se illuminata dalla luce della verità.

Alla conferenza è seguita una successione di impegnati interventi tra i quali quello del prof. Raffaele Sinno docente di bioetica nell’Università di Bari, dell’ex Provveditore agli Studi di Benevento dott. Mario Pedicini e della prof.ssa Teresa Sorice componente del locale C.D. di Archeoclub d’Italia.

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