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POLITICA

Stagione venatoria, il Movimento Animalista replica a Federcaccia

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“A seguito di nostro comunicato contro la caccia – si legge in una nota del Movimento Animalista di Benevento – è giunta la risposta del presidente Federcaccia Benevento a cui vogliamo controbattere con numeri e dati certi.

Cominciamo coi dati raccolti dal 2009 al 2015 sul bracconaggio, sempre in riferimento agli episodi noti: dal 2009 al 2015 si registrano 20 infrazioni al dì contro la fauna selvatica, 7.300 in un anno, 51.165 negli ultimi 7, questi numeri sono riferiti non a cose oppure oggetti ma ad animali, essere viventi e specie protette che vanno dal più piccolo dei volatili fino ad arrivare all’orso marsicano passando per il lupo. Con riferimento al medesimo periodo, 16 persone sono state denunciate ogni giorno, 5.840 in un anno, le dimensioni di un medio paesino italiano, circa 42.082 negli ultimi 7 anni. I sequestri circa 7 al giorno, per un totale di 17.581. Questi dati, confutabili da chiunque in rete, sono stati forniti a Legambiente e ad altri enti ed associazioni, dalle Forze dell’ordine sparse sul territorio nazionale e tra le regioni che occupano i gradini più alti del podio, purtroppo la Campania riesce quasi sempre a strappare il podio. Quindi, con logica, senza faziosità ma seguendo un semplice ragionamento, tenendo presente che i cacciatori sono diminuiti di circa il 55% e che i reati impunti sono il doppio di quelli denunciati, viene fuori un quadro ben preciso di cosa sia il fenomeno “passione bracconaggio”. Sempre a proposito di tale pratica Interpool e WWF in una recente collaborazione investigativa hanno dichiarato che questo assurdo fenomeno alimenta altri traffici illeciti compreso terrorismo e varie mafie, un affare per tutti tranne che per gli animali.

Tornando ai numeri: nei soli 5 mesi di caccia del 2015/2016 sono stati registrati 87 ferimenti da arma da fuoco e 24 decessi. A questi vanno aggiunti gli animali domestici come ad esempio cani e gatti, feriti e/o uccisi accidentalmente o meno, dato che c’è la possibilità di cacciare nei terreni privati anche (assurdo!!!) contro la volontà degli stessi proprietari.

L’ISPRA – prosegue il comunicato – ha condotto una ricerca in cui evidenzia che “il piombo utilizzato per le cartucce, non solo è dannoso per la fauna ma inquina il terreno, le falde acquifere e diventa a tutti gli effetti, un potenziale pericolo per l’uomo” e viene facile ad esempio, pensare all’agricoltura. Questo è solo un piccolo sunto delle tabelle allegate per fornire le prove di ciò che affermiamo, è una forma di rispetto e correttezza sia verso chi pubblica i nostri comunicati, sia verso il lettore. Il presidente vanta la caccia come un meccanismo di equilibrio per la natura, addirittura aiutando questa nel suo difficile compito; forse neanche il più fervido dei creatori Disney sarebbe stato in grado di elaborare una simile favola: In realtà oggi è possibile cacciare anche specie in stato di conservazione precario come l’allodola. Molte altre sono cacciate in periodi particolarmente delicati come quello della migrazione prenuziale, quando molte specie si spostano verso i luoghi di riproduzione. In più molte specie cacciabili sono simili a quelle protette perché estremamente a rischio (le cosiddette look-a-like species). Questa situazione si aggrava con le preaperture, deroghe speciali che in alcune Regioni anticipano l’inizio della stagione venatoria, permettendo di abbattere animali giovanissimi (quando questi sono ancora alle dipendenze dei genitori), estendendo i periodi di caccia prefissati.” Fonte LIPU. La catena alimentare una volta perfetta, nel corso degli anni è stata destabilizzata dall’uomo che pur non avendo necessità della caccia, ha cominciato una mattanza che ha sua volta generato il problema delle specie “invasive”, una volta inesistente: cinghiale? Lupo. Corvidi? Poiane, aquile e falchi. Roditori? Volpi e faine e via dicendo. A ciò si aggiunga la distruzione portata avanti da individui che per puro interesse personale hanno cancellato di enormi aree verdi, boschi, macchia mediterranea, etc riducendo gli spazi agli animali con le conseguenze ben note a tutti, Lei che è “diversamente” ambientalista dovrebbe conoscere il sistema.

Il problema è questo, inutile nascondersi dietro un dito, qualche cacciatore anzi, più di qualcuno, approfitta e diventa bracconiere, sfruttando le ridicole normative che negli anni hanno consentito di giocare sul limite del legale: “In molti vedono ancora la caccia come un modo di tenere sotto controllo la natura e, in qualche modo, addirittura proteggerla. In realtà in Italia oggi è possibile cacciare anche specie in stato di conservazione precario come l’allodola. Molte altre sono cacciate in periodi particolarmente delicati come quello della migrazione prenuziale, quando molte specie si spostano verso i luoghi di riproduzione. In più molte specie cacciabili sono simili a quelle protette perché estremamente a rischio (le cosiddette look-a-like species). Questa situazione si aggrava con le preaperture, deroghe speciali che in alcune Regioni anticipano l’inizio della stagione venatoria, permettendo di abbattere animali giovanissimi (quando questi sono ancora alle dipendenze dei genitori), estendendo i periodi di caccia prefissati.” Fonte LIPU.

Ci preme sottolineare una cosa: tirare in ballo l’economia per giustificare la caccia vuol dire non conoscere bene la situazione. Se è vero che in un certo modo la caccia muove un piccolo quantitativo di denaro è pur vero allora che il costo complessivo generato da questa passione è smisurato rispetto ai ricavi. Gli “incidenti” – conclude il Movimento Animalista – che avvengono hanno un costo, i bracconieri che danneggiano il verde per interessi ha un costo (spegnimento, rimboschimento, etc), la mattanza di animali selvatici ha un costo, rientra nei beni indisponibili dello Stato, l’avvelenamento da piombo ha un costo, insomma le voci a “debito” sono nettamente superiori rispetto a quelle a credito e non sempre, purtroppo, toccano solo il denaro ma anche la salute di tutti, animali, persone ed ambiente”.

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