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POLITICA

Eolico nel Sannio, il commento del Movimento Animalista

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“Negli anni ’80 fu coniato l’acronimo NIMBY (Not In My Back Yard) ovvero “non nel mio cortile” che esprime il dissenso di una comunità nei confronti di un progetto altamente impattante nei “loro territori” e mai sigla fu più azzeccata: le pale eoliche sono dovute arrivare fino ai confini della città, intaccare la terra del Santo Pio per scatenare una reazione comune di tanti soggetti differenti. Strano perché non è una questione recente, forse a qualcuno di loro fino ad oggi sarà sfuggita la vista di enormi aerogeneratori dai contorni nettamente delineati e visibili ad occhio nudo anche da considerevoli distanze “lanciarsi” nel cielo azzurro di giorno e di notte, grazie alle luci rosse intermittenti anticollisione, fanno somigliare le colline e le montagne sannite ad un albero di natale. Non per alimentare la vena polemica ma questo è un problema che si trascina dall’anno 2006 quando a guidare la Provincia c’era Carmine Nardone, già allora nacquero i primi forti dubbi su impianti eolici tanto che nella seduta del 31.03.2006 fu presentata l’interrogazione dai consiglieri d’opposizione – De Cianni di AN, Barricella UDC e Rubano FI – per accertare se corrispondessero al vero le indiscrezioni sull’installazione di aerogeneratori per un totale di 1.250 MW “… nonostante il Piano Energetico Regionale e Provinciale (valido fino al 2014) prevedesse un limite massimo di 75 MW… …soglia frutto di studi elaborati dall’Uni Sannio, ENEA, IDIS ed Università di Roma…”. Così in una nota il referente provinciale del Movimento Animalista di Benevento.

“I primi due consiglieri – spiega – dichiararano la propria insoddisfazione per le risposte ricevute e col senno di poi, effettuando un rapido giro d’orizzonte, è facile capire il perché: in pochi anni sono nati parchi eolici a perdita d’occhio con conseguenze irreversibili per fauna e flora nonché per la paesaggistica. Ettari di verde perduti definitivamente per fare spazio alla green economy, ingenti danni causati ai tratti di strada percorsi dai mezzi per il trasporto e l’installazione, tangibile lo sfregio provocato al panorama, il tutto condito con le promesse di ricaduta occupazionale, rilancio del territorio e dell’economia, insomma, le solite parole per prendere alla gola comunità in ginocchio e che speravano nelle rinnovabili per un rilancio. A distanza di anni si è capito che non è assolutamente vero che l’eolico porta una ricaduta positiva laddove “sorge” ma si può affermare esattamente il contrario e cioè che le zone in cui “fiorisce” spesso finiscono col morire lentamente, un’agonia fatta di povertà e spopolamento con protagonisti i giovani a cui era stato promesso il sogno di un lavoro salvo poi risvegliarsi nell’incubo dell’emigrazione; lasciare la terra d’origine ed andare a cercare un’occupazione altrove, trovare il riscatto per vivere una vita dignitosa sì ma lontano dai propri affetti e basta guardare gli ultimi dati demografici per averne contezza.

E sempre restando in tema di dati, stando a recenti articoli apparsi a fine 2022 ‘… Benevento è la provincia più “eolica” d’Italia: oltre 800 MW la potenza installata, pari al 25% dell’intero Mezzogiorno (3.205 MW)…’ ergo – attacca il Movimento – stando ai tanti proclami e sponsorizzazioni pro eolico, dovremmo vivere nel lusso, avere una Tesla per ogni famiglia, pagare le bollette una manciata di euro ed il gas, un lontano ricordo di un passato infimo e miserrimo. Sarò pessimista ma a me non pare che le cose siano andate esattamente come poc’anzi descritto, al contrario: siamo in un baratro socio economico con i piccoli centri depredati della gioventù e come già più volte, per qualcuno è una manna dal cielo visto che viene a mancare chi lotta per la tutela e la salvaguardia del territorio e che potrebbe ostacolare i tanti “progetti” portatori di “sviluppo e lavoro” come la monnezza, pardon, i biodigestori, un evergreen che non stanca mai. Riprendendo il tema dell’eolico contestato e leggendo le pagine della documentazione, sono evidente alcuni rischi come quello archeologico dato che i punti scelti per installare le pale ricadono in siti dal forte valore storico considerato il ritrovamento ‘… di villa romana… …ceramiche varie anche di età repubblicana, necropoli… edifici di culto… …mura…’ senza contare il fatto che potrebbero risultare inadeguati taluni incartamenti necessari, per inciso non per volontà della società ma per una mancanza degli enti coinvolti, fingiamo stupore.

Per concludere, il risveglio delle coscienze di alcuni è positivo, in questa battaglia contro un ecologismo di facciata che non calcola i danni collaterali – conclude Signoriello – è vitale lo sforzo di tutti per sopravvivere ed avere un futuro certo per il territorio; consola il fatto di non essere mosche bianche, esempio ne è l’On. Sgarbi ed il cui pensiero è condivisibile ovvero basterebbe “piantumizzare” ogni singolo superficie edificata con il fotovoltaico ed integrarlo con gruppi tampone per iniziare a parlare di autonomia energetica nazionale. Detta operazione renderebbe liberi da ogni fornitura esterna buona parte del Popolo che trasformandosi in produttore garantirebbe al Paese un concreto passo verso indipendenza energetica ma temo che questa cosa potrebbe essere un danno per i portafogli di talune lobby e pericolosa per alcuni Paesi definiti “amici”. Vedremo se questo Governo sarà Protettore dell’Italia o un semplice procuratore fallimentare ma almeno per come è iniziata, propendo più per la seconda ipotesi”.

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