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SANNIO

Fragneto L’Abate, la denuncia di un cittadino: “Ancora cani avvelenati”

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“Nella giornata di giovedi 7 settembre 2017 si è verificato l’ennesimo caso di avvelenamento di massa dei cani, randagi e padronali, presenti nel paese di Fragneto L’Abate. Tali episodi si verificano con una frequenza annuale se non più spesso.  Avvertiti da un giovane del posto, dei volontari e i carabinieri, avvertiti da questi ultimi, sono intervenuti per soccorrere alcuni animali, tra cui una boxer che da circa un mese vagava sul territorio comunale e che, portata d’urgenza presso un veterinario, è risultata essere anche chippata”. E’ questa la segnalazione di un cittadino di Fragneto L’Abate inviata alla nostra redazione.

“Come mai – prosegue la denuncia -, nonostante le leggi in vigore e perennemente disattese, non si procede in prima istanza a verificare che i cani presenti sul territorio abbiano il microchip, dato che la polizia municipale deve essere dotata dell’apposito lettore? A cosa serve, dunque, l’anagrafe canina? In realtà, oltre a non verificare la provenienza, quando possibile, dei cani randagi, le Amministrazioni Comunali quasi sempre ignorano totalmente il problema degli animali vaganti sul loro territorio con la solita, per quanto veritiera, scusa che non hanno fondi. Stranamente i fondi per i lavori pubblici sono pressoché sempre disponibili per strutture che molto spesso non sono funzionali alle esigenze del territorio e rimangono delle cattedrali nel deserto. Eppure il buon amministratore si vede soprattutto da come riesce a ottenere il massimo risultato in termini di servizi sociali e al cittadino con i pochi fondi a disposizione. Basterebbe, per esempio, farsi aiutare dai tanti volontari che a titolo del tutto gratuito, anzi rimettendoci sia in termini di tempo che economici, prestano la loro opera. Come mai quasi nessun Comune ha un rifugio di prima accoglienza, così come previsto dalla legge?

Per non parlare dei cani – attacca il cittadino – portati nei canili convenzionati di cui si perdono le tracce o, peggio, adottati e di cui nessuno più chiede notizie né effettua i controlli richiesti dalla legge. Tutto questo favorisce comportamenti delittuosi e socialmente pericolosi, senza sottolineare l’ovvietà della mancanza di etica e morale. Quali sono i parametri che fanno definire “civile” un paese o una città e, più in generale, una comunità? Certo non questi episodi che vengono totalmente ignorati da chi di dovere. Ovviamente, e purtroppo, il caso di Fragneto L’Abate non è un caso isolato. Episodi simili si verificano quasi in tutti i Comuni e il o i responsabili di tali vigliaccherie rimangono impuniti. Nessuno ha mai visto o sentito nulla. L’omertà regna sovrana.

Non basta dispiacersi, nel migliore dei casi, ma serve intervenire, ognuno per ciò che può fare, se si possiede una coscienza civile e un’etica – aggiunge la segnalazione -. Inoltre, non bisogna dimenticare che chi commette questi atti vili e ripugnanti sono soggetti pericolosi per tutti i cittadini e andrebbero individuati e puniti. Lo prescrive la legge. Forse, alcuni di essi potrebbero essere scoraggiati se le Amministrazioni ricordassero loro, tramite dei manifesti sul territorio, che il maltrattamento animale, oltre a essere un atto vergognoso è un reato perseguito penalmente, con la reclusione.

Si può sperare per il futuro che qualche amministratore inizi ad occuparsi della questione? Quante amministrazioni – conclude la nota -, hanno il Regolamento per la tutela degli animali d’affezione, sia randagi che padronali, così come prescritto dalle leggi in vigore? Chi dovrebbe verificare che i Comuni siano dotati degli strumenti prescritti e che li applichino?”.

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