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All’Auser-Uselte conferenza di Giuseppe Di Pietro sulla letteratura di Kafka

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Gli esempi offerti alla lettura di brani di Franz Kafka, scrittore praghese di nascita ma di formazione tedesca, sono stati con ricchezza di immagini e di interpretazioni “aperte”, il fulcro dell’interessante conferenza del prof. Giuseppe Di Pietro.
Tema certamente non facile quello di identificare il “kafkismo”, reso ancora più arduo dal progressivo disgregamento della compagine narrativa dell’Autore, che si effettua nella duplice ma concomitante direzione dell’accumulo e della rarefazione dell’opera kafkiana, anche per effetto della pubblicazione postuma della maggior parte dei suoi scritti ad opera dell’amico Max Brod.
Generalmente il senso ricavato dai campioni narrativi proposti e letti con grande suggestione dalla prof.ssa Giovanna Biondi, è doppio, poiché da una parte risulta un ingorgo di fatti e di presenze, non sempre collegate da vincoli logici e provvidenziali, dall’altra si verifica una proliferazione di analisi interiori e di sondaggi nei dedali dell’inconscio, dell’inesprimibile, dell’assurdo.
Il monologo di Gregor Samsa è un flusso spontaneo della coscienza che si interroga e interroga il mondo che lo circonda, ma le domande sono destinate a restare senza risposte, anzi ne generano altre, sicché questa proliferazione di inchieste senza risultati, di testimonianze senza prove, d’istruttorie senza sentenze, pone lo Scrittore in uno stato di tensione e insieme di latenza come carenza di esiti e negazione di soluzioni. Generalmente questo lungo racconto è ritenuto simboleggiare l’alienazione dell’uomo moderno che vive con difficoltà i rapporti interpersonali all’interno della famiglia e della società. Di qui l’isolamento di colui che è percepito come “diverso” e la consapevolezza dell’incomunicabilità con i propri simili.
Un’anticipazione di ciò è presente nella celebre “Lettera al padre”, un agiato commerciante ebreo, nella quale si evidenziano i tratti complessi della personalità dello scrittore e le cause familiari di molti dei suoi tormenti dovuti in gran parte ai difficili rapporti con il genitore.
Anche ne “Il processo” il protagonista è un impiegato accusato, arrestato e processato per motivi che non si conoscono a riprova della incomunicabilità del singolo perfino in ambiti istituzionali.
Non c’è dubbio quindi che il rapporto tra il protagonista e la società è mutato, e di conseguenza assistiamo alla scissione fra la coscienza individuale e l’ordine dell’universo in una direzione non tanto irrazionale quanto semplicemente alogica: successione incontrollata dei pensieri, sensazioni, immagini, ricordi, reazioni allo stato caotico, immersi nel pantano della semicoscienza e della irresponsabilità. Tuttavia vale la pena di sottolineare, come ha sostenuto il nostro Relatore, che le interpretazioni sono tante quante sono le letture. Una buona occasione per leggere o rileggere le opere di Franz Kafka.