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Comune di Benevento

Mensa e istituto Alberghiero, Del Vecchio replica a Mastella e spiega la proposta

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“Chi deve giustificarsi è Mastella, che aveva promesso di cambiare il sistema della mensa scolastica e non lo ha fatto. Noi, come rappresentanti dell’opposizione, non ci siamo limitati a inchiodarlo a un impegno clamorosamente non mantenuto con gli elettori, ma ci siamo fatti carico di avanzare una proposta alternativa”. Così in una nota il consigliere di opposizione del Pd a Palazzo Mosti, Raffaele Del Vecchio.

“Il servizio di refezione scolastica così come offerto ai nostri bambini non funziona o, comunque, non gode della fiducia delle famiglie. Questa è la realtà. E se Mastella non parte da questo dato, continuerà ad alimentare la sfiducia verso questo servizio.

Chi vuole amministrare una città e non “comandarla” – spiega Del Vecchio – ha il dovere di cercare strade alternative a quelle già seguite, soprattutto quando i cittadini ti chiedono di cambiare rotta. Da candidato Sindaco mi ero posto questo problema. Maiori, Amatrice, Margherita di Savoia. Tre casi, a titolo esemplificativo, in cui i locali istituti alberghieri producono i pasti per le mense scolastiche. È così assurdo tentare questa strada anche a Benevento? Io ci avrei provato. Mastella sostiene in maniera categorica che questa soluzione non sia attuabile, ma ha approfondito il tema o si è fermato di fronte a una generica risposta che ci sono delle difficoltà?

Io ho affrontato personalmente la questione e ho elementi per affermare il contrario. Il Dirigente scolastico dell’Istituto Alberghiero, da me incontrato personalmente alcuni mesi fa insieme al Dirigente e a una funzionaria del Settore Servizi Sociali del Comune, – continua – non respinse affatto la mia richiesta di potersi occupare della mensa scolastica, riservandosi di verificare questioni organizzative interne e la sussistenza delle condizioni igienico-sanitarie.

Tanto è vero che ne derivò una successiva verifica disposta dall’ASL per accertare se i locali destinati alla produzione dei pasti rispondessero alle vigenti disposizioni di legge. La verifica diede esito positivo, ma con delle prescrizioni sull’organizzazione degli spazi e del passaggio nei locali dei non addetti al servizio. Non altro. Non mi fu prospettato alcun problema sul coinvolgimento degli studenti nel servizio, anzi venne considerato utile per il necessario percorso di alternanza scuola-lavoro.

Per quanto riguarda la capacità di produzione dei pasti, mi venne indicato un numero massimo di 500 per ciclo di lavorazione, ma considerando che la media di pasti somministrati negli ultimi anni è stata di circa 700 al giorno e che la consegna avviene in maniera differenziata tra le scuole materne (dalle 11,45 alle 12,15) e le scuole elementari (entro le 13,15), con due cicli di lavorazione si poteva raggiungere il risultato.

I lavoratori già impegnati da anni nel servizio mensa – prosegue Del Vecchio – avrebbero potuto trovare una ricollocazione nel servizio di distribuzione dei pasti presso le quindici scuole servite da affidare ad altro soggetto. Di certo una maggiore tutela rispetto a quella contenuta nell’art. 30 dell’attuale capitolato d’appalto. Dunque, vi era e vi è la base su cui lavorare, insistere con determinazione, insomma fare quello a cui un amministratore pubblico è chiamato: impegnarsi per ottenere risultati per la propria comunità. Poi, altro è non poter fare una cosa, altro è non volerla fare.

Certo, lo ripeto per l’ennesima volta, non si tratta di un percorso facile, privo di difficoltà, soprattutto per la dirigenza dell’Alberghiero, ma questo non significa rinunciare a provarci con determinazione, ad insistere, ad incoraggiare, a chiamare tutti a una corresponsabilità per farsi carico insieme di un problema, che poi è quello che avevamo chiesto nella mozione bocciata in Consiglio Comunale.

Tutto questo costa lavoro e impegno? È ovvio, – conclude Del Vecchio – fare l’amministratore pubblico è questo. È più facile lasciare tutto com’è ed evitare la fatica e il rischio di proporre qualcosa di nuovo? È ovvio anche questo, ed è quanto accaduto. In definitiva, i beneventani possono avere una sola certezza: è cambiato tutto per non cambiare niente”.

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