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Opinioni

Rifiuti, l’economista Ruscello interviene sulle spese correnti sostenute da Palazzo Mosti

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“In questo intervento l’oggetto dell’analisi è costituito dai costi sostenuti dal Comune per i rifiuti e, in particolare, delle spese correnti. In tale contesto, esse sono comprese nella funzione riguardante la gestione del territorio e dell’ambiente. Inoltre, è da precisare ancora che, per ciascuna funzione e sua categoria, quindi anche per i rifiuti, le spese correnti si concretizzano nei cosiddetti “interventi”, i quali sono così specificati: Personale; Acquisto di beni di consumo e/o di materie prime; Prestazioni di servizi; Utilizzo di beni di terzi; Trasferimenti; Interessi passivi e oneri finanziari diversi; Imposte e tasse; Oneri straordinari della gestione corrente; Ammortamenti di esercizio.

Tanto premesso, anche i dati ora esaminati, come quelli delle precedenti analisi, provengono dal portale del Ministero dell’Interno e specificatamente dal Quadro 4 dei Certificati consuntivi, cioè quello in cui sono raccolte, appunto, le spese correnti.

Ebbene, nel solito periodo indagato, ossia dal 2004 al 2014, a fronte di impegni per 140,3 milioni di euro, sono stati eseguiti pagamenti per 135,9 milioni, comprensivi, sia di quelli in conto competenza, vale a dire di quelli iscritti in bilancio nello stesso esercizio, sia di quelli in conto residui, riferentisi cioè a debiti già maturati negli esercizi precedenti. È da sottolineare, poi, che il ruolo di tali spese nel complesso del bilancio comunale è rilevante, poiché rappresentano il 22,7% del totale generale dei pagamenti correnti, pari a 598,7 milioni, escluse le cosiddette “partite di giro”.

Nella suddivisione per interventi, poi, solo due, dei nove previsti in contabilità, assorbono il 98,9% dei pagamenti: le prestazioni di servizi, con 115,4 milioni (84,9%), e i trasferimenti con 19 milioni (14%). Le spese per prestazioni di servizi, come ben si comprende, si riferiscono alle remunerazioni corrisposte per le attività svolte, cioè i costi relativi all’acquisizione di servizi connessi alla gestione operativa; mentre, i trasferimenti sono contribuzioni in denaro a cui non corrisponde alcuna controprestazione.

Andrebbero chiarite, tuttavia, da un lato, le modalità di imputazione delle spese perché, ad esempio, nel biennio 2004/2005, risultano pagamenti per “trasferimenti” pari a 11,3 milioni, contro i 2,6 per le “prestazioni di servizi”; mentre, nel biennio 2013/2014, per i “trasferimenti” sono stati previsti “impegni” per ben 4,4 milioni, a fronte dei quali non risulta nessun pagamento. Sarebbe interessante, quindi, conoscere le motivazioni delle somme assegnate ai trasferimenti.

Tra gli altri tre interventi che palesano valori, solo gli “interessi passivi e oneri finanziari diversi” meritano di essere citati perché, pur rappresentando lo 0,96% del totale, il loro importo assoluto di 1,3 milioni non è trascurabile e il fatto che siano presenti dal 2007 in poi, con una media annua di 142mila euro, testimonia il graduale deteriorarsi delle condizioni finanziarie del comune. O, quantomeno, della situazione di tesoreria, ossia delle disponibilità di cassa. Con una più attenta politica degli introiti, quindi, tale somma, pur non eccessiva, potrebbe essere risparmiata. Una bassa percentuale di riscossioni, infatti, fa diminuire il margine di tesoreria e comporta la necessità di rallentare le operazioni di pagamento o, nella peggiore delle ipotesi, la richiesta di una anticipazione di cassa con la conseguenza, appunto, di maggiori oneri finanziari.

Dal punto di vista dell’andamento annuale degli impegni, nella loro globalità, si possono distinguere tre periodi: 2004-2007, 2008 e 2009-2014. Nei primi quattro anni, infatti la media è di 9,2 milioni, il 2008, invece, funge da spartiacque perché presenta un valore di 11 milioni; mentre, negli ultimi sei anni la media è di 15,4 milioni. È bene chiarire, al riguardo, che l’impegno costituisce la prima fase del procedimento di spesa, con la quale, in seguito ad una obbligazione giuridicamente perfezionata, è determinata la somma da pagare, individuato il soggetto creditore, indicato il motivo e stabilita la scadenza.

È da osservare che, a fronte di tali impegni, il totale dei pagamenti non segue lo stesso andamento. Nel 2004 si hanno 6,4 milioni e 7,5 nel 2005. La media degli anni successivi, invece, è pari a 13,6 milioni, con un minimo di 11,4 nel 2008 e un massimo di 15,8 nel 2009. Nell’ultimo biennio, infine, si registrano 13,3 milioni nel 2013 e 13,1 nel 2014.

In conclusione si può osservare che questi dati rappresentano solo il primo aspetto del problema rifiuti, in quanto, da un lato, devono essere considerati i costi sostenuti dall’ASIA e, dall’altro, gli introiti realizzati dal Comune, cioè le somme pagate da noi cittadini per TARSU, TARES e TARI..”». (Luigi Ruscello)

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