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POLITICA

Operazione verità sui conti del Comune, Pepe: “Vogliamo mettere fine alle anomalie”

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Alla vigilia del consiglio comunale, il sindaco di Benevento Fausto Pepe e l’assessore al bilancio Cosimo Lepore hanno convocato la stampa per una “operazione verità”, come è stata da loro definita, sui conti del Comune. Più di un’ora per spiegare da dove vengono i debiti dell’ente e quale strategia si sta utilizzando per attutire un colpo, eredità del passato. Tutto risale infatti agli anni ’80 e ’90, da allora consorzi, enti, coperative non hanno mai pagato i soldi degli espropri. Una situazione che si legava a doppio nodo da una parte con un dissesto chiuso, ma che di fatto con situazioni ancora non risolte, dall’altra con la mancanza di un elenco delle cause che erano in itinere. Un buco al quale un gruppo di lavoro, recentemente istituito, sta cercando di porre rimedio.

Il sindaco Fausto Pepe ha poi tenuto a precisare che ora la sua amministrazione non vuole solo misurare la massa passiva, ma capire come sono nati negli anni i debiti dell’ente. Intanto prende sempre più piede la possibilità di ricorrere al fondo salva enti, che permette un rientro quiquennale nel debito. La decisione sarà affidata al consiglio comunale, ma potrebbe essere una buona exit strategy per pagare i debiti accumulati dagli anni ’80 e ’90.

“Domani il Consiglio Comunale sarà chiamato ad esprimersi sulla permanenza degli equilibri di bilancio, ma in ogni caso dovrà andare avanti il lavoro di chiarezza avviato in questi mesi”. Questo uno dei messaggi che il sindaco di Benevento Fausto Pepe ha voluto lanciare durante la conferenza stampa dedicata alla situazione debitoria di palazzo Mosti. “Ciascuno debito ha una sua genesi – ha continuato il sindaco – e non è indifferente comprendere quando siano nati e perché si sia giunti ad affrontarne la loro liquidazione solo oggi. Nel corso del mio primo mandato, l’amministrazione comunale ha già pagato circa 20 milioni di debiti fuori bilancio provenienti da fatti e sentenze assolutamente antecedenti al nostro insediamento. Come in quelle circostanze, anche oggi ci troviamo ad affrontare questioni nate a ridosso degli anni’80, a causa di espropri di suoli su cui sono stati costruiti alloggi non sempre di edilizia residenziale.

Già nel 2009, subito dopo una sentenza che ha fatto da spartiacque sulla materia, avevo chiesto al settore legale puntuali relazioni sulle singole vicende, incartamento inviatomi solo nel marzo 2012. Di fronte a tutto ciò l’amministrazione ha continuato il suo lavoro di accertamento fino all’istituzione di una commissione intersettoriale.

Sono venute a galla incongruenze e fattispecie molto preoccupanti che hanno danneggiato l’Ente, e quindi la collettività, in maniera evidente. Ad esempio, il cui valore era stimato intorno alle 30mila lire per metro quadro sono arrivati fino all’astronomica cifra di circa 100 euro per metro quadro. Ma ancora, è di questi giorni la notizia di un commissario ad acta impegnato nella esecuzione di una sentenza che vede il Comune, soccombente in giudizio, dover pagare una particella già comprata dallo stesso Comune, come risulta dagli atti realizzati dal dirigente dell’epoca”.

Sui singoli aspetti di natura tecnica rientranti nelle passività del Comune ha relazionato l’assessore al Bilancio, Cosimo Lepore: “Da più parti – ha esordito – ci viene chiesto di riconoscere queste sentenze e pagarle come debiti fuori bilancio. Se agissimo così rischieremmo di fare un danno alla cosa pubblica. Ci sono diverse fattispecie che ci incoraggiano in questa lettura, come quella di una CTU realizzata su contrada Fontanelle, dove per un esproprio da 27mila metri quadri è stata riconosciuta un calcolo errato per almeno 6mila metri quadri: una differenza da oltre tre milioni di euro che se avessimo pagato senza approfondire si sarebbe riperpetuata sulle casse comunali. Per inciso, la stessa consulenza tecnica ha poi riconosciuto che dei 27mila iniziali, il Comune ha utilizzato solo 8mila metri quadri”.


Se in questi giorni – ha aggiunto ancora Lepore – si è parlato di riapertura controllata del dissesto è perché troppe vicende legate alla chiusura di quel capitolo della storia amministrativa, non hanno trovato una reale conclusione. Ci siamo fidati, all’insediamento 2006, della chiusura attestata e degli equilibri di bilancio che ci venivano proposti: troppi dubbi e troppe incertezze su quell’azione si sono accumulate”.

Una situazione complessa, articolata e che richiederà forze ed impegno per arrivare ad una soluzione. “Un’anomalia beneventana”, come la definisce il sindaco, perchè “ci sono infatti cittadini che vivono in abitazioni, dove i suoli non sono mai stati pagati.” E anche il vicesindaco Del Vecchio rincara la dose e definisce la situazione una delle più oscure ed inquetanti che la città abbia mai vissuto. Ci sono debiti che andavano messi nel dissesto, perchè non è stato fatto? Domanda del Vecchio, che lancia un avviso perentorio:”Chi ha causato questa situazione non dormirà sereno”.

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