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POLITICA

Referendum sul Molisannio e convocazione dell’assise provinciale. L’economista Ruscello contro i consiglieri

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Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dell’economista Luigi Ruscello in merito alla richiesta del referendum da parte del Consiglio provinciale di Piacenza per chiedere l’aggregazione della città emiliana alla Lombardia. Nella sua nota, Ruscello “bacchetta” i consiglieri provinciali sanniti, rei di non aver convocato subito la seduta consiliare per la discussione del referendum sul Molisannio.

“Già discutere di questione meridionale potrebbe apparire oggi anacronistico, quando poi essa venga accoppiata ad un tema qual è il Molisannio, si rischia di essere lapidati sul posto.

Ebbene, nonostante la premessa, mi permetto osservare che mai come in questi giorni è possibile confrontare i nostri comportamenti con quelli di realtà settentrionali e mi riferisco, in particolare, alla Provincia di Piacenza. Anche quest’ultima, infatti, al pari di Benevento, non possiede i requisiti minimi per conservare la propria autonomia. Ma i piacentini, di fronte all’eventualità di essere accorpati a Parma, non si sono persi in chiacchiere e, in meno di due mesi, hanno realizzato ciò che si tenta invano da anni a Benevento.

Il Consiglio provinciale di Piacenza, infatti, il 24 settembre scorso ha deliberato, sia pure a maggioranza, sul distacco dall’Emilia Romagna e l’aggregazione alla Lombardia. È da sottolineare al riguardo che, per farlo, non ha avuto bisogno nemmeno dell’incentivo di una pubblica raccolta di firme.

Ma non solo, perché dopo soli due giorni la richiesta di referendum era già depositata presso la Corte di Cassazione e quest’ultima, giovedì scorso, ha ammesso senza riserve la richiesta di indizione del referendum popolare. Cosicché, entro 90 giorni dovrà essere stabilita la data, che coinciderà quasi sicuramente con quella delle elezioni politiche, permettendo così anche il pressoché totale azzeramento delle spese.

A Benevento, invece, nemmeno di fronte a più di 4mila firme di cittadini, e seppure pressati dal Presidente Cimitile, i Consiglieri non hanno ritenuto opportuno convocare immediatamente una apposita seduta. Anzi, a quanto è dato sapere, dovrebbero riunirsi addirittura il 13 novembre, quando cioè la Provincia, molto probabilmente, non esisterà più perché commissariata.

L’incomprensibile motivazione è che si preferisce attendere la prima sentenza della Corte Costituzionale in tema di Province, che si avrà, appunto, il 6 novembre.

I Consiglieri non hanno nemmeno compreso che una delibera antecedente al 24 ottobre avrebbe consentito alla Regione Campania di fornire quanto meno una parvenza di motivazione alla richiesta di deroga per Benevento (l’invocata strategicità delle 4 Province e della Città metropolitana è solo una vuota espressione). La Provincia, inoltre, si sarebbe costituito così anche un validissimo motivo per il ricorso al Tar.

Il confronto con Piacenza, dunque, è molto amaro e dovrebbe solo far arrossire di vergogna i nostri attuali Consiglieri. Non meravigliamoci allora se, dopo più di centocinquanta anni, la questione meridionale esiste ancora più viva che mai.

Al di là delle precedenti e, purtroppo, spiacevoli considerazioni, il mio timore finale è che il Governo non accetterà alcuna deroga (non solo per la Campania) e, quindi, deciderà autonomamente.

A questo punto è da chiedersi: chi ha maggiore influenza sul Ministro Patroni Griffi? A mio parere Avellino e Caserta sono di gran lunga favorite e, d’altronde, lo hanno già dimostrato nel momento in cui le dimensioni territoriali sono scese da 3mila a 2500 chilometri quadrati. Ciò significa che non volendo Avellino cedere il Capoluogo, rischiamo fortemente di essere accorpati a Caserta. Sarà pure fantariordino, ma credo che bisognerà stare molto in campana”.

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