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AMBIENTE

Rapporto Ecomafie 2012: la Campania in testa nella classifica dei reati ambientali. Rifiuti e cemento i settori clou

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Sono quasi 93 al giorno i reati ambientali scoperti nel 2011, per un totale di 33.817, in aumento del 9,7% rispetto all’anno precedente. I sequestri sono 8.765, 305 gli arresti, quasi 28 mila le persone denunciate e 18 le amministrazioni comunali sciolte per infiltrazione mafiosa nell’anno in corso. Questa la fotografia scattata dal Rapporto ecomafia 2012 di Legambiente, presentato oggi a Roma, e per questa edizione dedicato a Falcone e Borsellino e a tutte le vittime degli attentati mafiosi.

Secondo il report aumentano i reati contro il patrimonio faunistico, gli incendi boschivi, i furti delle opere d’arte e dei beni archeologici. Si triplicano gli illeciti nel settore agroalimentare e il ciclo illegale del cemento non conosce sosta. Il fatturato di questi ecocriminali ammonta a 16,6 miliardi di euro. I clan che si spartiscono la torta sono 296 (6 in più rispetto all’anno scorso).

L’abusivismo edilizio ha fatto registrare 25.800 casi per un business che si conferma stabile intorno a 1,8 miliardi di euro. Sono invece in lieve flessione i reati nel ciclo dei rifiuti: 5.284 crimini e 5.830 denunce per un totale di spazzatura illegale sequestrata pari a 346 mila tonnellate. La maggior parte dei reati, si legge nel dossier di Legambiente, pari al 47,7%, riguarda le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: in testa la Campania con 5.327 infrazioni, seguita da Calabria (3.892), da Sicilia (3.552) e dalla Puglia (3.345); al quinto posto il Lazio con 2.463 infrazioni, mentre la prima regione del nord in classifica è la Lombardia con 1.607 reati.

“Il confine tra legalità e illegalità – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – è sempre più labile, lecito e illecito si mischiano grazie al collante della corruzione”. I reati nel ciclo dei rifiuti e del cemento nel 2011 sono in lieve flessione ma si confermano i settori clou del business dell’ecocriminalità. Secondo il rapporto nel settore dei rifiuti nel 2011 sono 5.284 i reati e 5.830 le persone denunciate.

Aumentano i traffici illeciti internazionali mentre i rifiuti gestiti illegalmente e sequestrati si sono attestati sulle 346 mila tonnellate, come se 13.848 enormi tir si snodassero in una fila lunga più di 188 chilometri.

Le inchieste sui traffici organizzati dei rifiuti dalla data della prima applicazione del delitto (art.260 dlgs 152/2006) ad oggi sono 199, con ben 1.229 persone sottoposte ad ordinanza di custodia cautelare, 3.654 persone denunciate e ben 676 aziende coinvolte in tutte le regioni, Val d’Aosta esclusa.

Le inchieste hanno riguardato anche 23 paesi esteri, sempre più coinvolti nei traffici internazionali di rifiuti in partenza dall’Italia (dal 2001 al 30 aprile 2012 sono state 32 e hanno interessato ben 23 paesi tra Europa, Asia e Africa). Rifiuti in plastica e rottami ferrosi risultano essere tra i materiali più ambiti dai trafficanti di mestiere.

Sono invece 6.662 gli illeciti e 8.745 le persone denunciate (circa 4 al giorno), nel ciclo del cemento, dove nonostante la crisi e il calo del 20% stimato dal Cesme nel mercato legale, l’abusivismo ha fatto registrare 25.800 casi tra nuove costruzioni o grandi ristrutturazioni, con un fatturato che si conferma stabile intorno a 1,8 miliardi di euro.

Nel contrasto alle ecomafie un ruolo rilevante lo svolge il Corpo forestale dello Stato, che rilevano “oltre il 50% dei reati ambientali”. A dirlo il capo della Forestale, Cesare Patrone, a margine della presentazione del rapporto Ecomafia 2012. “I reati contro l’ambiente – afferma Patrone – sono diventati uno dei più grandi business della criminalità organizzata, soprattutto perché è diventato conveniente”. Una delle aree più esposte, ricorda, è “l’agroalimentare, dove l’Italia è una potenza mondiale”.

E’ stata sottoscritta anche una convenzione tra l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e il Corpo forestale dello Stato. Essa prevede una costante collaborazione tra i due enti in materia di gestione e monitoraggio dei beni confiscati alle mafie. Secondo il protocollo d’intesa, il Cfs fornirà all’Agenzia un supporto operativo in tema di sopralluoghi sui territori interessati e redazione di stime riguardanti i beni confiscati che rientrano in zone montane e rurali.

Il Corpo forestale metterà inoltre a disposizione il proprio supporto informatico denominato Sistema Informativo della Montagna (Sim) per la catalogazione dei sopralluoghi nelle aree rurali o montane sottoposte a sequestro o confisca. “Il protocollo – afferma il direttore dell’Anbsc, prefetto Giuseppe Caruso – costituisce un’ulteriore, grande opportunità nella lotta alla criminalità organizzata mediante l’aggressione ai beni patrimoniali illecitamente acquisititi e il loro utilizzo anche per fini sociali. La specializzazione del Corpo forestale potrà essere di fondamentale supporto sia per le risorse disponibili dell’Agenzia nazionale sia per tutti i Nuclei di supporto operanti presso le Prefetture dell’intero territorio nazionale”.

“Il Corpo – ha osservato da parte sua il capo del Corpo forestale, Cesare Patrone – non mancherà di fornire il proprio apporto di competenze tecniche e di polizia per far sì che i beni un tempo della mafia, oggi dello Stato, tornino alla loro utilità sociale nell’interesse del Bene comune”.

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