CULTURA
‘La riqualificazione sociale è preliminarmente culturale’

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“Uno dei retaggi che gli studi di scienze naturali mi hanno lasciato – scrive Jean Pierre El Kozeh, operatore culturale di Benevento – è quello di abituarmi a ragionare in termini di sistema e di considerare ogni singolo elemento come effetto di un processo e, a sua volta, generatore di conseguenze.
Le sconcertanti immagini pubblicate in questi giorni da Gazzetta di Benevento e che testimoniano il degrado cui viene ridotto il Centro Storico durante i week end o le scritte vandaliche apparse vicino ad importanti monumenti della nostra Città dovrebbe costringere tutti ad una seria riflessione che non può esaurirsi in una presa di posizione esclusivamente repressiva come paventato dal Sindaco.
Questo tipo di risposta, infatti, potrà risolvere la contingenza e dare una (necessaria) risposta immediata ma non inciderà invece sulla vera origine della problematica che è di ordine culturale ovvero una inesistente percezione da parte delle giovani generazione del contesto in cui si muovono e cui arrecano danno.
Non è la prima volta che denuncio lo scarso legame sentimentale che i beneventani (in verità di qualsiasi generazione essi siano) hanno con il proprio passato ed i luoghi della propria memoria la qual cosa è testimoniato, da un lato, dalla mancanza di indignazione per lo stato di semiabbandono del patrimonio monumentale e, dall’altro, dalla poca conoscenza della storia della Città.
Quindi se nell”urgenza può essere plausibile “un’azione di forza” non ci si aspetti che essa possa essere risolutiva a meno che non si immagini di “militarizzare” o, altrimenti, “musealizzare” il centro storico o i monumenti per sempre.
E’ necessario invece agire (anche) a livello sociale, di sistema quindi, avviando un processo di maturazione, di legame sentimentale, di “innamoramento” nei confronti della Città delle nuove generazioni trasformandole così nei suoi primi paladini e più strenui difensori.
Parlo di un processo culturale che deve essere programmato pluriennalmente e governato dall’ assessorato competente, ossia quello alla cultura, e che dovrebbe a sua volta coinvolgere attivamente le istituzioni formative (scuola ed università) ed associative siano esse culturali, ambientali o civiche in senso lato.
Dettare delle linee guida insomma che stimolino da un lato delle attività di sensibilizzazioni specifiche (per esempio incentivare l”editoria locale a realizzare pubblicazioni di qualità sulla nostra storia e che vengano poi adottati dalle scuole come libro di testo, oppure concorsi scolastici che premino le migliori ricerche ed individuare ogni anno un tema specifico) e dall’altro chiedere che ogni iniziativa patrocinata dal Comune aiuti il processo di sensibilizzazione (per esempio realizzare dei mini documentari monotematici sui nostri monumenti o la nostra storia e che introducano tutti gli eventi delle varie rassegne che animano la vita artistica della Città).
È evidente che quello che indico è un cambio di paradigma che richiede coraggio e lungimiranza e che pone la Cultura al centro delle politiche di riqualificazione sociale nonchè dettare l’indirizzo anche ad ambiti da cui fino ad oggi e stata estromessa o tenuta ai margini quali, ad esempio, lo sviluppo economico o l’urbanistica.
È un salto di qualità che richiede all’Amministrazione appena insediata (cui auguro un buon lavoro guidato dal reale perseguimento del bene comune) sensibilità, mentalità e volontà e che, se non compiuto, ci porterà a gestire, ad esempio, l’eventuale inserimento nel patrimonio dell’UNESCO come una pura operazione di marketing e non come una occasione di rilancio del “sistema Città” intenso in tutte le sue componenti compresa quella sociale.
E rinunciare a trasformare Benevento da “cittá spettacolo” in “cittá cultura” sarebbe una sconfitta per tutti ed una vittoria di Pirro per l’assessorato alla cultura che a quel punto farebbe bene a rinunciare a questa definizione optando per un più congruo “assessorato agli eventi, allo spettacolo e all’ intrattenimento”.