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SOCIETA'

75% degli italiani per Natale acquisterà prodotti Made in Italy

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Tre italiani su quattro (75%) per Natale pensano di acquistare prodotti Made in Italy, evidenziando un atteggiamento ‘patriottico’ di molto superiore a quello degli altri Paesi europei dove in media solo il 59% dei cittadini metterà sotto l’albero prodotti del proprio Paese.
E’ quanto afferma la Coldiretti sannita, sulla base dell’indagine ‘Xmas Survey 2009’ di Deloitte.
L’atteggiamento positivo dei consumatori italiani verso il Made in Italy, in occasione delle spese natalizie, e’ rafforzato, sottolinea la Coldiretti, dall’attenzione verso il rispetto delle norme sociali e ambientali che viene garantito dalla produzione nazionale. Secondo l’indagine, ben l’86% degli italiani non comprerebbe prodotti ottenuti con il lavoro minorile mentre l’82% evita di acquistare prodotti che favoriscono l’emissione di gas serra. ”La domanda di prodotti alimentari Made in Italy si scontra però – denuncia il presidente della Coldiretti Benevento Gennaro Masiello – con il fatto che solo un prodotto su tre di quelli venduti nella grande distribuzione italiana e’ realizzato con prodotti agricoli italiani, ma nessuno lo sa”. E’ per questo che Coldiretti si è impegnata nella realizzazione di una filiera agricola tutta italiana, un grande sistema agroalimentare, che premi i produttori e offra ai consumatori prodotti di qualità e a un prezzo giusto. Secondo il presidente della Coldiretti, “per ogni prodotto agricolo realizzato nei campi o negli allevamenti situati in Italia, si sviluppa un Made in Italy alimentare cinque volte più grande tra contraffazioni e imitazioni. A fronte di 20 miliardi di export Made in Italy nel mondo, ci sono altri 60 miliardi generati da prodotti che non hanno mai visto il nostro Paese”. In Italia, gli inganni del finto Made in Italy – prosegue la Coldiretti – riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta che e’ ottenuta da grano che non e’ stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori e la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere mentre si importano 100 milioni di chili di pomodoro concentrato che rappresentano il 15 per cento della produzione nazionale di quello fresco.
Secondo l’indagine Coldiretti-Swg la quasi totalità dei cittadini (97 per cento) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti, per colmare una lacuna ancora presente nella legislazione comunitaria e nazionale , ma in Italia la metà della spesa è ancora anonima. Il pressing della Coldiretti ha portato all’obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza per l’ortofrutta fresca, le uova, il miele, il latte fresco, il pollo, la passata di pomodoro e dal primo di luglio è arrivato anche l’obbligo di indicare l’origine delle olive impiegate nell’extravergine, ma molto resta ancora da fare e per oltre il 50 per cento della spesa – continua la Coldiretti – l’etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali, ma anche per il latte a lunga conservazione e per i formaggi non a denominazione di origine che sono però oggetto di un decreto del Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia in corso di verifica da parte dell’Unione Europea.
“La mancanza di chiarezza sul vero Made in Italy a livello nazionale e comunitario – precisa il direttore della Coldiretti sannita Luigi Auriemma – ha favorito la proliferazione dei prodotti alimentari taroccati all’estero dove le esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy potrebbero quadruplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine. Il rischio reale – prosegue Auriemma – è che si radichi nelle tavole internazionali un falso Made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili”. “Siamo di fronte a un inganno globale per i consumatori – conclude il presidente della Coldiretti sannita Gennaro Masiello – che causa danni economici e di immagine alla produzione italiana e che sul piano internazionale va combattuto cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto ma è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari”.

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