POLITICA
“Mani sulla Città”, nuovo affondo di Mario Pepe contro il suo partito: “Gravi indizi di reato”

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“Ritengo che ci siano ipotesi di reato in “re ipsa”. Non ci sono fantasie persecutorie o “fumus persecutionis”, ma gravi indizi di reato sollevati dal PM e suffragati dal GIP”. A dichiararlo in una nota è il deputato sannita del Pd Mario Pepe, che ritorna sull’inchiesta giudiziaria “Mani sulla Città” che ha coinvolto imprenditori e amministratori del Comune di Benevento.
Questa volta, l’affondo del parlamentare è nei confronti del consigliere comunale di maggioranza, Angelo Miceli. “Il Capogruppo PD al Comune, come riportano le notizie della stampa, – sottolinea Pepe – dichiara candidamente: “se aggiorniamo i programmi dell’Amministrazione attiva la città ci capisce, se non aggiorniamo i percorsi programmatici la città non ci capirebbe”! Qui non si tratta di programmi – nulla quaestio per essi – ma di atti illeciti che non si risolvono se non con il dibattimento processuale e con sentenza. E prima di arrivare a ciò – si chiede Pepe – non c’è forse una questione morale, politica, istituzionale?”.
“Il Capogruppo – aggiunge l’esponente del Pd – dovrebbe riflettere piuttosto che inseguire una logica meramente amministrativa. Sempre dalla stampa si evince che il Sindaco in carica chiede con amenità al Segretario del PD di interessarsi della città. Il Sindaco non sa che il Segretario non c’è e che il comando è altrove? Finge di non sapere”.
“L’appello a Commissioni, Comitati per affrontare in maniera più seria i problemi era solo una formula politica per temporeggiare e rinviare “sine die” i problemi veri”.
“Io penso – conclude Mario Pepe – che siamo nella III Repubblica e non più nella I. Perciò, invece di andare a Filippi fermiamoci a Palazzo Mosti ed assumiamo le decisioni richieste da necessità oggettive”.