POLITICA
La peggiore campagna elettorale di sempre. Ma anche la più esilarante
Abbiamo visto, ascoltato e letto di tutto. Quella che sta per concludersi è stata la peggiore campagna elettorale per le regionali che si ricordi, una campagna lunare. Un circo. Sono accadute cose inimmaginabili, e tuttavia ci siamo divertiti più che indignati. E forse questo ci dice molto
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Quella che va concludendosi è stata, senza dubbio alcuno, la peggiore campagna elettorale per le elezioni regionali che si ricordi. Per molti versi lunare e proprio per questo a tratti esilarante. Abbiamo raccontato di assessori regionali uscenti passare nel centrodestra tre giorni prima dell’apertura ufficiale della contesa, li abbiamo sentiti dire e ripetere che in Campania serve continuità. Abbiamo osservato la miracolosa rinascita socialista all’ombra del Vesuvio grazie alla geniale intuizione di Carlo Calenda, vero alfiere della rivoluzione liberale.
Abbiamo ascoltato un candidato alla Presidenza, proveniente dalla provincia di Salerno, affermare che i salernitani, fino a qualche anno fa, tifavano Avellino. Abbiamo visto Roberto Fico baciare Vincenzo De Luca, abbiamo visto Giuseppe Conte abbracciare il figlio di De Luca, abbiamo ascoltato Clemente Mastella lodare quel democristiano di Fico, abbiamo perso il conto delle mogli, dei figli e dei nipoti candidati per dinastia, abbiamo persino dovuto subire i deliri di Bandecchi che alla fine si sono rivelati ben più comprensibili di tanti discorsi pronunciati dai vari candidati, abbiamo visto gozzi da 20mila euro trasformarsi in lussuosi yacht da mezzo milione di euro.
Abbiamo ascoltato il camerata Cirielli dare del fascista a Vannacci, ci siamo commossi dinanzi all’appello al voto di Rita De Crescenzo per Forza Italia, abbiamo visto passare sotto i nostri occhi dozzine di ministri e sottosegretari, li abbiamo visti arrivare, tronfi e sorridenti, abbiamo ascoltato ogni singola promessa, accompagnata da fanta milioni pronti ad essere distribuiti, e abbiamo preso nota di ogni singola parola.
Abbiamo visto Sangiuliano con il cappellino di Trump, abbiamo visto Maria Rosaria Boccia candidarsi tre volte, abbiamo letto una sentenza del Tar che diffida il Ministero della Salute a dare il via libera all’uscita del sistema sanitario campano dal piano di rientro negli stessi minuti in cui Giorgia Meloni, dal palco del Palapartenope, discettava del disastro deluchiano sulla sanità. Abbiamo sentito Cirielli, la cui consorte è capo dipartimento Prevenzione al Ministero della Salute, promettere, oltre all’aumento di almeno cento euro sulle pensioni minime, il dimezzamento delle liste d’attesa nei primi cento giorni. Abbiamo ascoltato Mastella promettere l’indulto, Fico il reddito di dignità, Granato l’esproprio proletario e Bandecchi chiù pilu pe tutti.
Abbiamo sentito tutti i candidati promettere barricate per difendere l’acqua pubblica, in una regione nella quale il privato e ovunque e dove non c’è manca l’acqua tutti i giorni. Abbiamo ascoltato ambientalisti difendere il termovalorizzatore di Acerra, abbiamo visto il Pd organizzare una iniziativa elettorale nelle sale dell’autostazione dell’Air di Avellino tappezzata di loghi istituzionali della Regione ed Elly Schlein fuggire basita.
Abbiamo partecipato ad iniziative elettorali lunari, abbiamo ascoltati leader nazionali arringare sale stracolme di infermieri, operatori ecologici, dipendenti di enti e partecipate, blaterando di merito, sviluppo, riforme costituzionali, referendum e di finanziaria. Persino di New York. Abbiamo visto e udito cose inimmaginabili, spesso incomprensibili, e tuttavia ci siamo divertiti più che indignati. E forse anche questo significa molto.




