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Fusco (CIA): “Le aree interne non sono scarti della modernità, ma risorse strategiche”

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Nel nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), alla pagina 45, punto 4, il Governo Meloni esplicita un dato sconcertante ovvero, l’intenzione di attuare “politiche di accompagnamento allo spopolamento irreversibile”nelle aree interne del Paese. Un’affermazione che, al di là dei tecnicismi, suona come una sentenza di abbandono per milioni di cittadini e per un patrimonio territoriale, culturale e ambientale che rappresenta l’anima profonda dell’Italia.
Come evidenziato dalla CIA Campania, attraverso le parole del Commissario regionale Carmine Fusco, “queste aree non possono porsi obiettivi di inversione di tendenza, ma nemmeno essere abbandonate. Accompagnare lo spopolamento significa arrendersi, legittimare il declino, violare l’articolo 3 della Costituzione, che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini e l’obbligo della Repubblica di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
Le aree interne italiane ospitano il 23% della popolazione nazionale, ma contano ben più del loro peso demografico. Sono il cuore pulsante dell’agricoltura di qualità, della filiera forestale e boschiva, della tutela ambientale e del paesaggio, della biodiversità, della cultura rurale. Qui si preservano le tradizioni, i saperi ed il legame profondo tra uomo e natura.
“Qui – continua Fusco – si costruisce qualità della vita autentica, lontana dalle derive urbanistiche e speculative. Eppure, nel silenzio assordante delle istituzioni, rischiano l’estinzione a breve, medio e lungo termine, oltre 4.000 piccoli comuni, che secondo la nuova pianificazione non saranno più destinatari di investimenti strategici. Un vero e proprio colpo di grazia. Noi della CIA – Confederazione Agricoltori Italianinon possiamo stare a guardare. Non possiamo accettare una logica che rinuncia al presidio del territorio, che disinveste dove invece bisognerebbe rilanciare, che considera perse intere comunità.
Non servono politiche per morire meglio, ma politiche per rinascere. Servono investimenti nella digitalizzazione, nei servizi sanitari, scolastici e di mobilità, nell’agricoltura sostenibile, nel turismo diffuso, nelle energie rinnovabili. Servono politiche per i giovani che vogliono restare o tornare, per le imprese che credono nel futuro di questi luoghi.
Le aree interne non sono scarti della modernità, ma risorse strategiche per un’Italia più equa, coesa e resiliente. “Per questo – conclude il commissario regionale – la nostra battaglia è e sarà senza sosta: perché senza le aree interne, non esiste un’Italia intera”.