Salute
Pedicini (118 Benevento): ogni provincia ha una sua organizzazione

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Su quel sottile crinale che divide la vita dalla morte lavorano i medici italiani del servizio d’emergenza. Medici e operatori sanitari in prima linea, fronte ‘caldo’ della medicina d’urgenza e primo baluardo nell’assistenza dei pazienti. Un sistema che però troppo spesso é ostacolato da troppi problemi. Ed è di questo che oggi si è parlato al convegno organizzato dal Coordinamento italiano medici ospedalieri – Associazione sindacale medici dirigenti (Cimo – Asmd) dal titolo ‘Il sistema 118: organizzazione e prospettive’. Un momento di confronto e analisi per proporre soluzioni organizzative al servizio di emergenza territoriale 118. Soluzioni per migliorare la sicurezza degli utenti e degli operatori e per alzare la qualità delle prestazioni.
Tanti i relatori arrivati da tutta Italia, con un focus speciale sulla Campania da dove è emerso che, tra mille difficoltà e soprattutto grazie alle singole professionalità, esiste un sistema in grado di tenere testa a quello delle altre regioni italiane. Ma allo stesso tempo sono tanti anche i problemi. "Il sistema emergenziale italiano è nato ormai 16 anni fa – spiega Ercole Rossi, responsabile 118 Asl Napoli 1 centro – Inizialmente era un ampliamento delle guardie mediche, adesso è datato e ha bisogno urgente di essere aggiornato".
A questo si aggiungono i problemi specifici della Campania, un carrozzone con un’utenza tripla rispetto alle altre regioni d’Italia e che costa quasi 100milioni di euro all’anno, 30 solo a Napoli. Proprio nel capoluogo partenopeo sono un milione e duecentomila le chiamate di emergenza all’anno alle sale operative. Una media di 4 chiamate al minuto per i 5 operatori con un impressionante sovraccarico di lavoro che spiega anche i tempi di attesa spesso superiori ai 15 minuti. E non solo.
A Napoli esiste per esempio il problema ambulanze: le più nuove, spiega Rossi, hanno più di sette anni e le quindici acquistate dalla Regione non sono mai arrivate a causa del fallimento dell’azienda che doveva fornirle. E poi la carenza di elicotteri – 2 in Campania contro i 4 di Piemonte e Calabria – di idroambulanze e la mancanza di infermieri e autisti di ambulanze, in totale circa duecento unità in meno rispetto a quelle necessarie.
"Qui da noi – aggiunge il segretario regionale di Cimo-Asmd Campania, Antonio De Falco – esistono alcuni paradossi. L’assistenza psichiatrica d’urgenza, per esempio, è fatta da una struttura esterna con dei costi extra per il sistema sanitario. Oppure il caso della centrale operativa 118 la cui struttura è del Cardarelli, mentre uomini e mezzi sono dell’Asl". E poi i problemi causati dal blocco del turnover, il ritardo nella creazione del medico unico d’emergenza, la scarsa informatizzazione che consentirebbe invece di sapere in tempo reale la disponibilità dei posti letto nelle strutture e i problemi nell’organizzazione e nel coordinamento del sistema regionale.
"Ogni provincia – spiega Ciriaco Pedicini, responsabile 118 di Benevento – ha un’organizzazione sua. In alcuni territori borderline i pazienti hanno prestazioni diverse a seconda delle strutture che intervengono". Domani pomeriggio, al termine delle relazioni, sarà redatto un documento del Cimo per la Regione Campania, per i sub commissari e per i direttori generali con alcune proposte che puntano a ottimizzare le risorse e a organizzare in maniera più razionale il lavoro.