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POLITICA

Gestione Servizio Idrico Integrato nel Sannio: da forze di centro sinistra lettera a De Luca a richiesta audizione

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Una lettera aperta al governatore campano De Luca per richiedere un’audizione sulla gestione del Servizio Idrico Integrato. A chiederla sono Civico22, Città Aperta, Pd, M5s, Più Europa, Europa Verde-Verdi, Sinistra Italiana, Per le persone per le comunità. Le forze politiche beneventane chiedono di poter essere ascoltate “relativamente alle gravi ripercussioni che la tempistica dettata dall’esecuzione del PNRR, ed in particolare dal Decreto legge 115/2022 successivamente convertito in legge 142/2022, potrebbero avere sul territorio sannita”.

“Dal nostro osservatorio dobbiamo, ahinoi, constatare che lo stato attuale della gestione del Servizio Idrico Integrato nella nostra provincia, in mancanza di un piano industriale ad hoc, e soprattutto del piano d’ambito distrettuale, mai varato per il distretto Sannio, non consente ad oggi di poter rispettare i tempi richiesti dalla legge per ottenere i successivi finanziamenti del PNRR.
Riteniamo pertanto impossibile ed improponibile – spiegano – chiedere ai 78 comuni beneventani di assumere una qualsiasi decisione congiunta in materia di affidamento del “gestore unico” dell’Ambito Ottimale Sannio, in assenza di un piano industriale, che individui con esattezza l’oggetto concreto della gestione che dovrebbe essere affidata, e di un piano d’ambito che, è bene ricordare, costituisce elemento essenziale del contratto da stipulare con il futuro gestore del servizio.

La provincia è divisa principalmente in tre modalità di gestione: 23 comuni gestiscono il servizio in maniera autonoma, occupandosi sia della captazione che della distribuzione e tariffazione del servizio; 31 comuni sono serviti dall’Alto Calore servizi, che ha ottenuto solo pochi giorni fa l’omologazione dal tribunale di Avellino per il concordato fallimentare, estromettendo di fatto dalle possibilità di risanamento dell’ente i comuni del distretto sannita, che parteciperanno unicamente al dovere di di contribuire con i propri bilanci comunali alle perdite pregresse dell’ente, senza poter avvantaggiarsi di utili futuri; 22 comuni serviti da una multinazionale privata Gesesa-Acea, la cui erogazione del servizio è oggi pesantemente attenzionata dalla Procura a causa del non funzionamento dei depuratori fluviali, e ampiamente criticata dalla cittadinanza del comune capoluogo per la scarsa qualità dell’acqua potabile erogata ( indice di monitoraggio M3 degli investimenti PNRR).

Sul territorio è inoltre presente, giuridicamente, un Consorzio di diritto pubblico, il Cabib, proprietario di diverse infrastrutture idriche di interesse provinciale, la cui sorte giuridica ed organizzativa resta ancora incerta e priva di una vera discussione programmatica a riguardo.
Aggiungasi la situazione critica dovuta alla vetustà ed all’usura della rete, che richiederebbe un’organica programmazione degli interventi infrastrutturali: enormi sono, infatti, le perdite della rete idrica rilevate per la provincia di Benevento. Secondo il Censimento Istat sulle acque per uso civile, su dati certificati al 1 gennaio 2021, la provincia di Benevento ha in Campania il più elevato scarto sulla quantità di acqua potabile immessa in rete. Solo il 61,5% dei 43.697 metri cubi distribuiti quotidianamente nei 78 comuni sarebbe a disposizione degli utenti. Nel capoluogo la perdita raggiunge invece ben il 58,7% sui 10.499 metri cubi erogati.

In queste condizioni di alta frammentazione, nonostante tutti gli sforzi positivi che le amministrazioni comunali vorranno mettere in atto nei prossimi giorni – sottolineano nella missiva – è matematicamente impossibile riuscire a definire una ricognizione patrimoniale ed infrastrutturale e varare di conseguenza un piano industriale per l’intero ambito, un piano da cui dovrebbe opportunamente discendere anche la scelta della forma gestionale migliore (pubblica o mista).

Diversi sindaci della provincia di Benevento hanno già contestato ed impugnato la delibera del Consiglio di Distretto del 25 ottobre in cui la maggioranza del Consiglio, 25 sindaci su 30, ha adottato la modalità di gestione di affidamento al gestore unico, prima ancora di avere un piano industriale.

In questo scenario così confuso ed incerto, alcuni Sindaci, giustamente sollecitati anche da Lei sulle base delle normative nazionali in materia, si stanno affrettando a chiedere ai Consigli Comunali di approvare ordini del giorno in materia di affidamento del gestore unico, e di conseguenza sta aumentando il conflitto territoriale, che non potrà portare a nulla di buono per il futuro di un tema così esiziale come quello del Servizio Idrico Integrato, in un’area interna a fortissima vocazione agricola come la nostra.

Non da ultimo Come forze politiche di Centro Sinistra, consapevoli dell’importanza epocale delle decisioni che si stanno prendendo in queste settimane, e del ruolo di intermediazione delle istanze del territorio rispetto allee istituzioni regionali, di fronte al quadro appena descritto chiediamo – concludono – di poter interloquire per vagliare alcune possibili soluzioni alla situazione in atto, pur coscienti che in mancanza di un dispositivo di proroga (che sarebbe a nostro parere oltremodo opportuno ed auspicabile per i distretti di nuova costituzione. come è nel nostro caso) la legge prevede che la Regione o, in subordine, il Consiglio dei Ministri possa esercitare poteri sostitutivi, ricorrendo alla assistenza

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