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CRONACA

Barcellona, la testimonianza di Elvira: 16enne sannita salvata da un paio di scarpe

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Tra le persone presenti ieri nei luoghi della tragedia di Barcellona, c’erano anche due cittadini beneventani: la giovane sedicenne Elvira D’Aronzo, accompagnata dal papà Enzo, arrivati solo qualche ora prima nella importante città catalana, dove avrebbero dovuto trascorrere un breve periodo di vacanza.

I due beneventani erano presenti sulla Rambla fino a pochi minuti prima della tragedia alla quale sono sfuggiti solo per una fatale coincidenza: un paio di scarpine rosse! La sedicenne, infatti, indossando un paio di scarpe rosse poco comode, ha chiesto al papà di rientrare in albergo per poterle cambiare e iter continuare la passeggiata sulla Rambla in modo comodo.

Questa la toccante testimonianza che la giovane Elvira:
“Barcellona,17 agosto 2017. Come bisogna iniziare un pensiero del genere? La vera domanda è come continuarlo,come trovare le parole giuste per definire queste molestie che piegano il mondo e i suoi abitanti.

Un’Europa schiava del terrore,felicità schiava dalla paura. Quando la paura arriva a te non c’è più via d’uscita, non c’è nessun’altra emozione che la possa sostituire o attenuare. La paura ha il sopravvento in un lasso di tempo indefinito finché non le ordiniamo di andare via. E perché ci lasci in pace dobbiamo usare tutta la forza e la volontà che abbiamo. Oggi non so come ci sia riuscita, ma ho dato spazio alla consapevolezza invece che alla paura.

La consapevolezza della cruda realtà di cui sentivo tanto parlare in televisione, che oggi è diventata la mia realtà e l’incubo di persone come me, entusiaste della vita e delle bellezze che essa ha da offrire. Oggi ringrazio quel paio di scarpe rosse che forse mi hanno salvato la vita, perché davvero me l’hanno salvata. E quei 20 minuti prima in cui ero lì e sarei dovuta rimanere per visitare quel luogo tanto affollato dai turisti. So che non sono state le scarpette rosse a salvarmi,anzi a salvarci,so che Lui non l’aveva previsto,almeno non ancora.

Eppure mi sento in colpa per i morti,i feriti,i coinvolti. Fino a quando non vivi l’atmosfera e l’angoscia più profonda non puoi nemmeno immaginare cosa sia. Non mi definisco una sopravvissuta,considero tali le persone che hanno perso la loro famiglia,un caro,magari anche un figlio o un nipote. Loro sono i veri sopravvissuti, quelli che ricorderanno per sempre il 17 agosto per aver perso qualcuno o qualcosa,come la tranquillità.

Non credevo che un giorno questo potesse capitare a me, ma sono qui a raccontarlo. Dico a tutti coloro che leggono: godetevi la vita, non lamentatevi delle piccole imperfezioni e sfumature negative che riempiono i bordi delle vostre vite soddisfacenti e felici, ogni momento ha un valore inestimabile. Purtroppo solo oggi me ne sono resa conto. Solo oggi capisco che io avrei potuto essere in quella folla.

La mia toccata e fuga a Barcellona è stata un’esperienza di vita, una tragedia incancellabile, che porterò sempre come cicatrice sul cuore. Il tempo non risana, il tempo è memoria, nemmeno se tu fossi sua schiava egli  accetterebbe le tue offerte. Vorrei aver regalato un instante a quelle famiglie urlanti per salutare i propri cari investiti sulla Rambla. Vorrei poter ricomporre i pezzi dei loro cuori distrutti,vorrei non sentirmi così coinvolta,sono sicura che farebbe meno male.

Sento il cuore di questa splendida città dalla quale me ne andrò a mani vuote, senza nuove conoscenze. Il mio cuore batterà per sempre con quello delle migliaia di persone che erano vicino Plaça Catalonya intorno alle 17 di questo pomeriggio. Sono legata ai coinvolti da un filo invisibile, ma spesso, nessuno riuscirebbe a spezzarlo. Anche alla reception gli abitanti di Barcellona hanno subito rassicurato noi turisti, ma traspariva dalle loro parole una sottile amarezza, un fitto timore.

Solidarietà, fratellanza anche se non vi è amicizia o parentela. Spero un giorno di raccontare questo avvenimento quando crescerò, vorrei che tutti sapessero che le tragedie servono per riprendersi e fortificarsi, non per rintanarsi e nascondersi. Pregate per questo mondo così malato e contorto, reso invivibile da coloro che fanno del male alla razza umana. Siamo tutti fratelli, bisogna lottare insieme, perché non dobbiamo lasciarli vincere. Noi dobbiamo vincere, insieme. Non dimenticatevi mai di vivere.”

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