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Elezioni, un cittadino analizza i risultati e attacca il Pd

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“Si legge in una nota odierna del PD cittadino: “Dall’analisi dei dati della tornata elettorale dello scorso 5 giugno, al netto del suo carattere prettamente amministrativo, il Partito Democratico si conferma forza trainante ed egemone. Ad un anno dalle elezioni regionali del 2015 che videro primeggiare il PD Sannita in Campania la conferma risulta all’evidenza dei numeri.”
Cari Valentino, Mortaruolo e Del Basso De Caro, mi sembra che quella che voi chiamate “evidenza dei numeri” piuttosto che confermare la tesi di un PD egemone a Benevento, concorra impietosamente a smentirla. (Interessante notare come abbiate deciso di non citare nella nota nemmeno un dato numerico o una misera cifra!).

Nello specifico ecco un piccolo promemoria in vista della conferenza stampa di domani affinché si ristabilisca, nonostante le difficoltà ad accettarla, la verità effettuale delle cose: l’unica tornata elettorale precedente con cui è possibile confrontare i dati è rappresentata dalle elezioni comunali 2011 in cui votarono l’82,97% degli aventi diritto (contro 78,53% di questa volta, con una differenza assoluta di circa 4000 unità in meno nel 2016); nel 2016 come nel 2011 – ed era un eccezione per quei tempi – il panorama si presentava fondamentalmente tripartito:

nel 2011 Pepe (supportato dal PD) – Nardone (supportato dalle formazioni di Mastella e Viespoli) – Tibaldi (supportato dall’allora PDL), nel 2016 Del Vecchio (supportato dal PD) – Mastella (supportato da FI) – Farese (supportata da M5S); il dato numerico del Partito Democratico andrebbe in teoria conteggiato come somma di due liste, presenti entrambe sia nel 2011 che nel 2016: la lista con il simbolo ufficiale del Partito Democratico e la lista collegata di Lealtà per Benevento.

Pur non essendo operazione metodologicamente perfetta, la cosa può essere ben tollerata per la tornata elettorale del 2011 ma decisamente meno per quella del 2016. Il motivo è rappresentato dall’elevata mole di voti disgiunti che, a dispetto del nome, pare abbia interessato la lista Lealtà per Benevento.

Come si fanno a considerare propriamente del PD quei voti dati a una lista senza che poi sia stata espressa contestuale preferenza per il candidato che del PD è anch’esso espressione? A tale domanda il sottoscritto fatica a trovare un risposta; non avendo però sul voto disgiunto dati certi su cui argomentare preferisce soprassedere e concedere il beneficio del dubbio.

Veniamo ai numeri del 2011 (fonte: comune di Benevento)

Allora la lista del PD totalizzò 9.842 voti (23.73%) e quella Lealtà per Benevento 6.085 (14.67%) per un totale di 15.927 (38,4%); tutto ciò nell’ambito di una coalizione che globalmente totalizzò il 51% sia come somma dei voti delle singole liste sia come preferenze espresse nei confronti del candidato sindaco Fausto Pepe (all’incirca 22.000 unità in entrambi i casi, ma il dato da tenere in mente è la coincidenza tra coalizione e sindaco). Pepe fu eletto sindaco al primo turno per la seconda volta ed il resto è storia degli ultimi 5 anni.

Guardiamo i numeri del 2016 (fonte: comune di Benevento). La lista del PD ha totalizzato 6.532 voti (16,99%) e quella Lealtà per Benevento 2.314 (6,02%) per un totale di 8846 (23,01%); l’intera coalizione di centrosinistra (se è lecita questa definizione, avendo quest’ultima imbarcato stavolta anche NCD) ha totalizzato invece il 46,77% con un distacco però abissale rispetto alle preferenze nei confronti del candidato sindaco Raffaele Del Vecchio (17.983 voti della coalizione contro 13.097 del sindaco, una differenza negativa di quasi 5.000). Del Vecchio è oggi al ballottaggio e dovrà vedersela contro Clemente Mastella.

Il raffronto è presto fatto: considerando il dato aggregato PD + Lealtà per Benevento il calo di consensi rispetto al 2011 è spaventoso, attestandosi ad un meno 45% in termini percentuali e corrispondendo in termini assoluti ad un’emorragia di più di 7.000 voti. Uno divario che solo grazie al soccorso centrista dei voti di NCD (che totalizza 2.720 con le sue due liste collegate) non si fa ancora più profondo per l’intera coalizione di centrosinistra (sic!) che rispetto al 2011 perde “solo” 4.000 voti.

Altamente critico risulta pure essere il gap di 5.000 unità tra voti totali delle liste e voti al candidato Del Vecchio, evenienza non certo imputabile alla “particolarità” della competizione amministrativa (come abbiamo visto nel 2011 tanto Pepe quanto la sua coalizione ottennero un dato identico); piuttosto sarebbe da mettere sul banco degli imputati la tenuta interna della coalizione con annessi e connessi sospetti di tradimento e – non si facciano giochi di parole! – slealtà.

Questa è la realtà dura e cruda fotografata dall’incontrovertibile dato numerico. Da un lato il PD cittadino che è andato incontro negli ultimi 5 anni ad un poderoso crollo dei consensi e dall’altro le faide interne alla coalizione che hanno zavorrato pesantemente il candidato Del Vecchio. Se i dirigenti del partito non ammettono queste due evidenze, vorrà dire che avranno sacrificato l’onestà intellettuale sull’altare della propaganda”. (Angelo Oliva)

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