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Lavoratori Consorzi rifiuti, Mancini scrive a Pepe: “Sia ottemperata l’imposizione dei Giudici del Lavoro”

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Piero Mancini, ex dipendente dei Consorzi Rifiuti Bn3, ha scritto una lettera aperta al sindaco di Benevento Fausto Pepe invitandolo ad “ottemperare all’imposizione dei Giudici del Lavoro” per il reintegro dei lavoratori nella partecipata Asia. Di seguito il testo.

“Egregio sindaco,
da qualche settimana nella nostra città, che si caratterizza per un gran numero di teatri e aspiranti attori, viene messa in scena una commedia/farsa che appassiona tanti spettatori.

Purtroppo non tutti gli attori in commedia sono felici di recitare ancora una parte che li vede, dopo quasi quattro anni, in condizioni, economiche e psicologiche, che dire drammatiche è quasi un eufemismo.

Il vulcanico presidente dell’Asia, a cui non difetta la fantasia e la creatività, si è inventato di chiedere il permesso alla Corte dei Conti per ricollocare presso l’azienda i tre dipendenti degli ex Consorzi, per non incorrere in danno erariale. Ricollocazione già prevista, e imposta all’Asia, da un Collegio di tre Giudici del Lavoro. Ma ciò, per il pignolo presidente, non è ancora sufficiente.

Il nostro Paese è ormai preda di un tale marasma istituzionale che ognuno si è creduto, fin dal 27 luglio 2010, in diritto di non riconoscere le leggi e i provvedimenti dello Stato.

Leggi che, ad esempio, impongono il passaggio di cantiere per tutti i 120 ex dipendenti dei Consorzi Bn1, Bn2 e Bn3. Ciò è, oggettivamente, molto preoccupante.

Infatti, se in questa anomala vertenza tanti pubblici amministratori, senza alcuna conseguenza amministrativa e/o penale, non hanno tenuto nel dovuto conto, nelle gare d’appalto per assegnare il servizio, le leggi dello Stato, perché mai gli stessi dovrebbero accettare la nuova legge regionale che ricolloca al lavoro i 120 ex dipendenti dei Consorzi?

Dopo l’ordinanza dei Giudici del lavoro, le amministrazioni sono chiamate a dare un preciso e concreto segnale di un cambio radicale nei loro atteggiamenti verso i lavoratori. Altrimenti il conflitto sociale riesploderà con più forza e disperazione di prima.

Le comunico che i tre lavoratori stanno vivendo ore di grandissima angoscia. Dopo quasi quattro anni, di disperazione economica e psicologica, vedono il traguardo, del ritorno al lavoro, sempre più vicino ma, come un sadico e disperante miraggio, non lo raggiungono mai.

Invano tento di calmarli, li invito ad essere razionali e farli ragionare. Ma l’impresa diventa sempre più difficile. Li comprendo perché il bisogno è tanto, e lo spettacolo in scena non è degno del salatissimo biglietto che sono costretti a pagare.

Soprattutto dopo la sentenza che impone il loro ricollocamento al lavoro. Essi, giustamente, chiedono solo il rispetto delle leggi dello Stato e della sentenza.

Diversamente da quanto in precedenza dichiarato, solo mercoledì 5 marzo l’Asia, e in via ufficiosa, ha contattato il commissario liquidatore del Consorzio Bn1, Carmine Cossiga, per chiedere la documentazione riguardante la posizione dei tre operatori.

Documentazione già approntata nella giornata di giovedì 6, dal direttore De Bellis che è in attesa per la consegna. Ovviamente dopo regolare richiesta ufficiale.

Una lentezza esasperante: l’ordinanza del Tribunale è del 12 febbraio. La diffida ad adempiere, in tre giorni, a quanto deciso dai Giudici del Lavoro, è del 28 febbraio.

Quanti giorni dovranno ancora trascorrere per effettuare le visite mediche? Quando potranno festeggiare il ritorno al lavoro, i tre derelitti?

Da notizie ufficiose il CdA dell’Asia si dovrebbe riunire nel lontano 20 marzo. Se fosse vero, ciò sarebbe grave. Siamo in presenza della strategia della lumaca?

Intanto, per il mancato reintegro, il legale dei tre operatori ha provveduto, il 5 marzo, a notificare al presidente dell’Asia di aver chiesto all’Autorità Giudiziaria di promuovere, come la legge prevede, un giudizio di ottemperanza al fine di chiedere la nomina di un Commissario ad Acta e/o quanto stabilito dall’art. 650 c.p.

Vista la gravità della situazione, la invito ad essere conseguente e coerente con ciò che più volte ha pubblicamente dichiarato: bisogna subito ottemperare all’imposizione dei Giudici del Lavoro.

Lei è l’azionista unico, il proprietario, dell’Asia. In questa veste ha, quindi, precise e pubbliche responsabilità. Questo comportamento conflittuale e ostruzionistico, anche nei suoi confronti, non solo ha creato un grave vulnus, ma lede anche la sua credibilità e autorevolezza.

Pubblicamente si ridimensionano i suoi poteri, creando anche un grave precedente che molti altri potrebbero, legittimamente, seguire. Addirittura, ci si è spinti ad adombrare l’illegittimità delle assunzioni dei dipendenti del Consorzio Bn1. Citando la Corte dei Conti.

Per quanto riguarda la Corte dei Conti, alla luce della sentenza, inappellabile, emessa dal Collegio formato da ben tre Giudici del Lavoro, siamo noi lavoratori, parte lesa nell’anomala vertenza, che la chiameremo in causa.

Questa è una precisa volontà già espressa, ben prima della presa di posizione del presidente dell’Asia, in un comunicato letto da tanti beneventani. Tra cui un professionista che mi ha bacchettato perché ho mal quantificato, in nove milioni di euro, il danno erariale causato all’onesto contribuente dall’anomala vertenza.

Ebbene con un calcolo più professionale del mio, che sono e resto solo un povero spazzaturaio, la cifra, che naturalmente lieviterà, mese dopo mese, fino a quando tutti i 120 operatori non saranno ricollocati nel loro legittimo posto di lavoro, si aggira, fino ad oggi, sui 12 milioni di euro.

Chi dovrà pagare questa enorme cifra? Lo stabiliranno i giudici contabili. I lavoratori hanno il diritto di percepire tutti gli stipendi arretrati. A partire dal 27 luglio 2010, come è stato, definitivamente, sentenziato dai Giudici del Lavoro.

Compito dei lavoratori sarà quello di evidenziare nelle sedi preposte, quale parte lesa di precisi diritti, il particolare e omissivo comportamento dei sindaci, vecchi e nuovi, che non avendo previsto, fin dal 27 luglio 2010, nei capitolati delle gare d’appalto, ciò che la legge detta, e che la sentenza riconosce e impone, ovvero l’utilizzo nei loro comuni dei 120 ex dipendenti dei Consorzi, tramite il passaggio di cantiere.

Come mai, poi, i costi della gestione del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti, dopo il venir meno dell’attività dei Consorzi, non sono diminuiti e nonostante ciò le risorse sono state trovate mentre le stesse venivano lesinate ai Consorzi, gestiti dagli stessi sindaci? Lei è anche un dirigente nazionale dell’Anci.

Per questa importante posizione e funzione, saltuariamente riunisce i suoi colleghi per importanti comunicazioni.

La invito a sollecitare i suoi colleghi al rispetto delle leggi dello Stato e, partendo dalla sentenza che ricolloca i tre lavoratori, a cogliere l’occasione per rimediare, anche se con grande ritardo, al nostro grande dolore.

Con grande ritardo anche i sindacati potrebbero rimediare. Li invito, ancora una volta, a chiedere al prefetto un nuovo tavolo per la firma di un nuovo protocollo. In modo da poter rispettare quel passaggio di cantiere previsto dall’art. 6 del Ccnl Federambiente.

Si ricollochino subito tutti i 120 dipendenti degli ex Consorzi, come la legalità sancita in Tribunale e quel poco di Stato di Diritto, che ancora vige nel nostro povero Paese, impongono utilizzando le ripartizioni calcolate, fin dal mese di maggio del 2010, dai tre commissari liquidatori.

Da troppo tempo 120 famiglie attendono giustizia e le indispensabili risorse per condurre una vita dignitosa. Ai lavoratori sanniti interessa l’immediata soluzione della vertenza, ora che si è trovata una valida via legale.

Le gite a Roma non servono alle loro famiglie allo stremo, ma solo ai sindacalisti per affermare la loro esistenza. Abbiamo bisogno subito di lavoro e di salario: perché questa semplice esigenza non viene compresa solo da chi ha grandi responsabilità e ancora perde tempo?”.

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