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POLITICA

Fico come Boniperti: vincere è l’unica cosa che conta

La deluchizzazione della futura maggioranza regionale è già acquisita. A conti fatti tutti i deluchiani sono schierati con Fico, tranne Zannini, Caputo e Santangelo. Del codice etico non c’è più notizia e alla fine, forse, salteranno un paio di pedine. Con buona pace di Ruotolo e di chi per due anni ha teorizzato l’epurazione del governatore e dei suoi

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Gennaro Oliviero, Luca Cascone, Lucia Fortini, Diego Venanzoni, Carmine Mocerino, Giovanni Porcelli, Paola Raia, Vittoria Lettieri, Rossella Casillo. Tutti deluchiani di strettissima osservanza che alle regionali correranno nella lista “A Testa Alta”. A questi si vanno ad affiancare altri deluchiani, altrettanto ortodossi, che saranno candidati nel Partito democratico, da Franco Picarone a Salerno a Maurizio Petracca ad Avellino, ovvero in quella del Partito Socialista, come Valeria Ciarambino e gli ex azionisti Sommese e Bosco.

Solo tre, per ora, i deluchiani che hanno trovato riparo a destra. Giovanni Zannini, consigliere regionale uscente, sarà della partita per Forza Italia in terra di lavoro. Con lui in lista ci sarà certamente una donna, vicinissima all’ex assessore regionale all’agricoltura Caputo, che ha detto addio al centrosinistra ed è prossimo ad aderire agli azzurri. Il terzo nome è quello di Enzo Santangelo, consigliere regionale uscente, eletto cinque anni fa per Italia Viva che correrà per Fratelli d’Italia.

Certo, alcuni dei nomi in lizza sono coinvolti in vicende processuali,e sulla carta potrebbero essere depennati in applicazione del codice etico evocato più volte da Roberto Fico. Ma solo sulla carta però, perché del codice etico non si ha più notizia, le dichiarazioni di Fico sul punto si sono fatte progressivamente sempre più sfumate e sul tavolo della coalizione ha prevalso la necessità di serrare i ranghi, di non disperdere consenso a garanzia della vittoria. Alla fine, dunque, tutt’al più salteranno un paio di nomi quando mancheranno poche ore alla presentazione delle liste. Nomi che, eventualmente, potranno trovare riparo a destra per cercare di non perdere il seggio.

Ma quel che vale per i deluchiani vale per tutti, anche per Noi di Centro e per Clemente Mastella.

Diverso sarebbe stato se il centrodestra avesse individuato il candidato alla presidenza a tempo debito, perché è nel vuoto di alternative che il centrosinistra ha trovato le ragioni dell’unità, è nel vuoto di alternative che lo scetticismo diffuso nei confronti di Fico ha lasciato il passo alle ragioni della convenienza. Oggi è troppo tardi e l’accordo definito sul congresso regionale del Partito democratico, con la candidatura unica e unitaria di Piero De Luca imposta dal Nazareno, ha chiuso la partita, “imbullonando” il governatore e i suoi al centrosinistra.

E in questa prospettiva fanno sorridere le ultime dichiarazioni di Sandro Ruotolo, eurodeputato dem e membro della segreteria nazionale, secondo cui chi è del Pd non potrebbe candidarsi fuori dal partito, pena l’espulsione. Il tentativo, tardivo e grottesco, di mettere in discussione la prima clausola su cui è stato costruito l’accordo sulla segreteria regionale del partito, ovvero il senso stesso di quella sintesi tanto faticosa ed indigesta per quanti, come Ruotolo, per due anni hanno teorizzato l’epurazione di De Luca e dei deluchiani.

Fico non è Boniperti e il centrosinistra campano non è la Juve di Platini, ma in politica più che nello sport vincere è l’unica cosa che conta: la deluchizzazione della prossima maggioranza è un fatto già acquisito. È il prezzo che vale la vittoria nella prima regione del Mezzogiorno.

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