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Pestaggio a Montesarchio, De Iapinis: “Non possiamo girarci dall’altra parte. I genitori si assumano le loro responsabilità”

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Una riflessione dura, sincera e carica di amarezza quella dell’ex amministratore cittadino Ambner De Iapinis, che interviene pubblicamente sul drammatico episodio avvenuto a Montesarchio, dove un 17enne di Vitulano è stato brutalmente pestato a colpi di mazza da baseball da un gruppo di coetanei nei pressi di una discoteca.
“Sento il dovere umano, sincero, di esprimere il mio dolore – scrive De Iapinis – certo di interpretare anche il pensiero dei cittadini tutti di Benevento, al ragazzo di Vitulano, alla sua famiglia e all’intera comunità vitulanese, per l’orrendo episodio accaduto l’altra sera”.
Parole che arrivano come un pugno nello stomaco, mentre la vicenda scuote profondamente l’opinione pubblica locale. “È stato orrendo e irripetibile quello che è successo. Quali le motivazioni? Di qualsiasi ordine esse siano, sono ingiustificabili le reazioni”, scrive l’ex amministratore, che nel suo intervento lancia un atto d’accusa diretto al mondo adulto, e in particolare al ruolo delle famiglie.
“Giovani incontrollabili? Cari genitori, mi dispiace, ma la più grande responsabilità resta la vostra. Questo fallimento a chi è imputabile? Troppo buonismo e tolleranza portano, a volte, a questi risultati”.
La denuncia si allarga a un contesto più ampio, dove De Iapinis individua tra le cause anche la crescente disinformazione, la perdita di riferimenti e l’influenza devastante di un certo uso dei social media. “Gli adolescenti si abbeverano di telefonini che stanno creando a volte dei ‘mostri’. Alcune piattaforme avvelenano e sbaragliano tutto il lavoro educativo fatto dai genitori. Non si distinguono più i confini tra il bene e il male”, scrive.
Senza entrare nel merito giuridico o sociologico della vicenda – “non sta certo a me esprimere giudizi sociologici” – De Iapinis però lancia un chiaro allarme: “O si riesce a cambiare rotta, e forse siamo ancora in tempo, o saranno mali tempi per tutti”.
Poi, l’appello alla coscienza collettiva e alla solidarietà: “Questo ragazzo potrebbe essere nostro figlio, e questo ci impone di non girarci dall’altra parte. A volte noi genitori percorriamo la strada del tacito consenso, lasciando i nostri figli incollati a un mondo virtuale incontrollabile pur di averli tranquilli, facendo finta di niente”.
Infine, un pensiero carico di speranza: “Adesso non ci resta che sperare che il ragazzo si salvi. E pregare per lui”.