CULTURA
Francesca Mandato, guida ed esempio su come seminare speranza e bellezza nei giovani: ‘Sogno una Chiesa accogliente. I ragazzi siano protagonisti dei cambiamenti’

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In un tempo in cui le periferie del mondo sembrano parlare più forte dei centri, dove il silenzio delle aree interne grida l’urgenza di futuro, c’è chi sceglie di restare. Non per rassegnazione, ma per amore. Per visione. Perché crede ancora che la bellezza possa nascere anche dove tutto sembra fermo. Francesca Mandato è una di queste voci. Di professione avvocato, presidente dell’Azione Cattolica diocesana, Francesca incarna la passione di chi, dentro le pieghe della sua terra, sa leggere opportunità, intreccia relazioni, semina speranza. Con lei abbiamo parliamo di territori e giovani, di Chiesa e sfide future, di spopolamento e resilienza. Un viaggio tra le parole e i sogni di chi ha scelto di costruire e di essere esempio e guida per le nuove generazioni.
Nel tuo ruolo di educatrice e presidente dell’Azione Cattolica, quale pensi sia la sfida maggiore che affrontano oggi gli educatori nel rapportarsi con i giovani? E come si può migliorare il dialogo tra le generazioni?
Saper cogliere i segni del tempo e trasformarli in segni di speranza, credo sia questa la sfida prioritaria. Essere educatori-profeti capaci di leggere con il cuore il mondo dei giovani, coglierne carismi e talenti, offrire uno spazio affinché ognuno sia veramente sé stesso. Donare tempo, esserci, farsi carico delle domande più profonde dei giovani, assumendole in prima persona e scommettendoci insieme a loro. Coinvolgerli nei processi decisionali, renderli protagonisti della storia e della società che abitano. Il rapporto tra generazioni dovrebbe essere una risorsa, i giovani hanno bisogno degli adulti e gli adulti dei giovani. È importante che da parte di entrambi ci sia disponibilità ad accorciare le distanze e a fare in modo di imparare dall’altro. Occorre stare insieme, dialogare! E in questo ritrovo una grande ricchezza della nostra associazione, capace di proposte che – anziché esasperare e inasprire il rapporto tra i giovani e gli adulti – suggeriscono percorsi in cui camminare insieme, facendo tesoro dell’esperienza di vita degli adulti da una parte e dell’entusiasmo, dello spirito di iniziativa, della capacità di stare dentro al cambiamento, dei giovani.
Francesca, recentemente la serie Adolescence su Netflix ha ricevuto molta attenzione. In che misura pensi che questa rappresentazione della giovinezza contemporanea rispecchi la realtà dei giovani che incontriamo oggi nelle nostre comunità?
La serie ha sicuramente attirato molta attenzione perché affronta temi e sfide in cui i ragazzi possono riconoscersi. Rispecchia molte esperienze reali. Ho la sensazione che per molti ragazzi la serie è più simile alla realtà di quanto si possa immaginare, per altri tuttavia, pur riconoscendosi in alcune dinamiche rappresenta una visione concentrata troppo sugli aspetti negativi dell’adolescenza lasciando indietro altri quali l’amicizia, la ricerca di sé. Per noi adulti la serie può essere strumento per capire meglio le emozioni e le sfide di questa fase della vita. Tuttavia credo che ciò a cui siamo anzitutto chiamati è saper metterci all’ascolto delle storie di ogni singolo ragazzo che abita le nostre comunità, delle diverse realtà che vive ed averne cura.
Come vedi l’importanza dell’educazione cristiana nel contesto della crisi dei valori che sembra attraversare i giovani? Credi che l’Azione Cattolica possa avere un ruolo specifico in questo contesto? Come si sta adattando alle nuove sfide sociali ed educative?
Credo che l’educazione cristiana rivesta un ruolo importante nel contribuire alla formazione di giovani consapevoli e capaci di affrontare con speranza e determinazione le sfide di un mondo in continuo cambiamento. Invita alla riflessione sul senso della vita, sulla dignità di ogni persona e sull’importanza a contribuire al bene comune. Promuove il senso di comunità e solidarietà incoraggiando i giovani ad impegnarsi nel servizio agli altri. In questo contesto si inserisce a pieno la proposta dell’Azione Cattolica che pone al centro la persona e la sua piena realizzazione, integrando fede e vita, attraverso un metodo, sempre valido, quello esperienziale. Credo che l’AC, chiamata a camminare al fianco della Chiesa in questa sfida educativa, debba continuare a promuovere la costruzione di alleanze capaci di suscitare risposte nuove per le sfide di questo tempo. “Osare sentieri nuovi ed uscire dalla logica del si è sempre fatto così”! favorendo un impegno attivo nella vita della chiesa e una presenza significativa nel tessuto sociale, rimanendo coerente con il proprio mandato evangelico ma capace di rispondere alle nuove sfide. E in questi anni l’Ac si è data tanto da fare.
Negli ultimi decenni, si è assistito a un cambiamento nei tradizionali punti di riferimento come la parrocchia o i partiti politici. Qual è la tua opinione su questa “crisi dei riferimenti” e come sta influenzando i giovani di oggi?
Ne parlo spesso con i ragazzi. Il punto è che se trovano una proposta credibile, un contesto credibile, giovane, dove incontrare altri loro coetanei o adulti, nel caso delle parrocchie, educatori, sacerdoti, accoglienti, allora si avvicinano. Credo sia necessario riuscire a coinvolgere i ragazzi, dare loro degli spazi in cui incontrarsi e fare in modo che, possano vivere insieme delle esperienze nella quali possano ritrovarsi. Che la parrocchia non sia più un punto di riferimento per molti, è vero, dobbiamo dircelo! ma dobbiamo anche evitare il rischio di chiuderci nella sfiducia o avere l’ansia dei numeri. Credo che il segreto sia come toccare il cuore dei ragazzi. Del resto ci sono anche tanti giovani che hanno a cuore la parrocchia. L’Ac n’è testimonianza!
Sono stati giorni importanti per la Chiesa. Papa Francesco ha lasciato un’impronta forte sul cattolicesimo mondiale. Cosa pensi resterà dell’eredità del suo pontificato per le nuove generazioni? Il recente pontificato di Papa Leone XIV è invece ancora molto giovane, ma come pensi che influenzerà il futuro della Chiesa?
Credo che per le nuove generazioni l’eredità di Papa Francesco possa sintetizzarsi in una frase, a loro rivolta in diverse occasioni: “Non fatevi rubare la speranza”. Un invito a mantenere viva la speranza, ad essere attori di cambiamento, a non rassegnarsi di fronte alle difficoltà, a impegnarsi per un modo più giusto e sostenibile e a essere promotori di una società più inclusiva e fraterna. Di Papa Leone XIV credo sia arrivato subito al cuore di tutti il suo sorriso emozionato e una parola capace di abbracciare il mondo: Pace! Ha mostrato di voler raccogliere l’eredità viva di Papa Francesco, tracciando, fin da subito, la traiettoria di un pontificato che non nasce per rompere, ma per continuare. Continuare un cammino di Chiesa missionaria, sinodale, misericordiosa.
Quali sfide credi si presenteranno alla Chiesa in generale nel prossimo futuro, soprattutto riguardo ai temi della giustizia sociale e dell’educazione religiosa?
Credo che la Chiesa sarà chiamata a continuare il suo impegno per la promozione della pace, della dignità del lavoro, del rispetto dei diritti, della lotta contro la povertà e l’esclusione, della tutela dell’ambiente. E sarà chiamata a promuovere un’educazione religiosa sempre più attuale, coinvolgente e in grado di rispondere alle domande dei giovani e della società.
Il tuo impegno con l’associazione Libera è da sempre una parte fondamentale del tuo percorso. Cosa ti ha spinto a unirti a Libera e quali sono, secondo te, le priorità oggi per combattere le mafie e promuovere una cultura della legalità, specialmente tra i giovani? Quali azioni concrete possono fare le persone comuni per combattere la corruzione e le ingiustizie quotidiane, soprattutto in contesti come il Sannio?
Ero giovane dell’AC della parrocchia della SS. Addolorata quando ho iniziato a muovere i primi passi con il coordinamento di Libera, un nuovo compagno viaggio con cui condividere l’impegno a creare luoghi di bellezza e legalità. Libera mi ha accompagnata nella mia formazione, da sempre un valore aggiunto! A me ha insegnato ad abitare i luoghi con uno sguardo più attento, a sentirmi coinvolta nella lotta alla criminalità ed ancora, il valore della memoria, fatta di impegno e responsabilità! Tutto questo nella bellezza del noi! La lotta alla mafia riguarda tutti. La formazione delle coscienze è fondamentale per contrastare la cultura mafiosa e per far crescere una società più giusta. Solo così è possibile combattere educativamente la mentalità mafiosa, attingendo dalla memoria delle vittime, dalle loro storie e responsabilizzandoci sull’impegno concreto. Dire no alla cultura del compromesso, del girarsi dall’altra parte e del tacere, stare accanto agli ultimi, partecipare al prossimo referendum con il proprio voto! Tutto questo vuol dire togliere terreno alle mafie.
Nel Sannio, e in particolare nelle aree interne, il fenomeno dello spopolamento giovanile è sempre più evidente. Quali pensi siano le cause principali di questa fuga verso le città? Quali iniziative potrebbero essere messe in campo per contrastare lo spopolamento giovanile nel Sannio e per ridare speranza e opportunità ai giovani che restano?
I giovani delle aree interne spesso si spostano per la mancanza di opportunità e di prospettive, soprattutto sul fronte del lavoro. Una questione tristemente attuale, soprattutto se si pensa che la maggior parte dei giovani non desidera partire, ma è costretta a farlo a causa della mancanza di opportunità e, ripeto, della difficoltà a trovare un lavoro stabile. Ci sono poi giovani che scelgono di rimanere o ritornare. Come più volte ha sottolineato anche il nostro Vescovo, credo sia importante promuovere una solida coesione istituzionale per dare forza alle istanze delle aree più deboli, fare gioco di squadra per programmare insieme una politica di sviluppo. Le aree interne possono offrire opportunità di lavoro in settori specifici o possono essere attrattive per coloro che desiderano un’esperienza di vita più lenta o in contatto con la natura. Abbiamo sicuramente bisogno di politiche e iniziative che mirano a incentivare il ritorno o la permanenza dei giovani.
Francesca, come ti senti nel tuo ruolo di donna, laica e leader all’interno di un’associazione così importante come l’Azione Cattolica? Qual è il messaggio che senti di dover trasmettere alle donne di oggi, e soprattutto alle giovani generazioni?
Faccio fatica a vedermi una leader, sento piuttosto di essere una giovane donna che, insieme a tante altre donne ed uomini, giovani e adulti, ha rinnovato il proprio sì alla chiamata a mettersi al servizio di un’associazione e di una Chiesa che ama. Sono diverse le donne che nel corso degli anni hanno avuto un ruolo di responsabilità in Ac, esempi a cui guardo in questa nuova esperienza. Oggi è un giorno importante per l’Acr diocesana che si riunirà per vivere insieme la Festa degli Incontri, nell’ambito della quale verrà premiato il vincitore della Borsa di studio dedicata a Rossella Catillo. E allora, nel parlare di donne il mio pensiero va a lei, testimone di una vita donata e che continua a parlare ed ispirare ognuno di noi. Alle donne e alle nuove generazioni vorrei lasciare un messaggio di speranza: “Il mondo può sembrare pieno di sfide, ma non dimenticate la forza e la bellezza che avete dentro di voi”
Chiudo guardando al futuro: quali sono i tuoi sogni e le tue speranze per la Chiesa, per il Sannio e per i giovani che oggi vivono nelle nostre città e paesi?
Sogno una chiesa dove ci sia spazio per tutti. Una chiesa accogliente dove ogni persona possa sentirsi a casa, accolta, insieme alla personale ricerca del Signore. Per il Sannio spero in un’azione congiunta di istituzioni, imprese e cittadini affinché si possa valorizzarne la bellezza. Ai giovani dico, siate curiosi, siate attenti a quanto accade nelle vostre comunità, siate promotori e protagonisti di cambiamenti. Costruttori di pace ed artigiani si speranza. Grazie perché con la vostra presenza rendete belle le vostre comunità!