CRONACA
Benevento, atti persecutori a condomina e botte al figlio disabile con una cintura stretta al collo: divieto di dimora per due persone

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Atti persecutori nei confronti di una condomina e del figlio minore disabile, ma anche lesioni ai danni del ragazzo. Queste le accuse per un uomo e una donna, per i quali nella serata di ieri è scattato il divieto di dimora a Benevento. L’ordinanza, a seguito di una tempestiva attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo, è stata emessa dal Gip del Tribunale locale ed eseguita dagli agenti della Squadra Mobile.
Le indagini erano state avviate a seguito della querela sporta dalla persona offesa in ordine alle continue molestie, minacce ed offese ricevute, anche nei confronti del minore, ogni qual volta si incontravano sia all’interno dello stabile in cui vivevano, sia sulla pubblica via dove venivano utilizzate anche espressioni dispregiative nei confronti del minore disabile. In particolare, l’indagata non ha perso occasione per insultare le sue vittime, gridando altresì frasi oltraggiose dal balcone della propria abitazione, sita al piano inferiore di quella della denunciante. Al contempo in più di una occasione l’indagato avrebbe anche rivolto minacce di morte a mamma e figlio.
L’episodio più grave si era verificato il 9 dicembre scorso, quando i due hanno aggredito il minore, stringendogli il collo con una cintura e cagionandogli un “trauma cranico lieve non commotivo e abrasioni al volto al collo e al cuoio capelluto”, lesioni del tutto compatibili con l’aggressione denunciata dalla madre. Le dichiarazioni delle persone offese hanno trovato pieno riscontro nella testimonianza offerta da persone che abitualmente frequentavano il nucleo familiare, che confermavano le continue ingiurie e minacce rivolte dagli indagati alle persone offese. Alla luce dell’attività investigativa, valutata la fondatezza del compendio probatorio raccolto a sostegno delle dichiarazioni della denunciante e condivisa la valutazione prospettata dal P.M., il G.I.P. ha ritenuto che ricorressero le esigenze cautelari, considerata la gravità dei fatti contestati agli indagati ed il pericolo di reiterazione di reati della stessa specie.