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A San Giorgio la Molara si discute di filiera delle carni nelle aree interne: urge disciplinare che certifichi qualità e unicità in allevamenti di alta collina

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Presso la suggestiva Tenuta Caretti di San Giorgio la Molara si è svolto il convegno intitolato “I foraggi per una carne di qualità”, un evento organizzato da Confcooperative FedAgriPesca Campania in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Veterinaria e delle Produzioni Animali dell’Università Federico II.

L’incontro ha rappresentato un’occasione di confronto tra esperti, produttori e istituzioni sul tema della valorizzazione delle carni provenienti da allevamenti delle aree interne, con un focus su sostenibilità e qualità.
A moderare il dibattito è stato Nicola De Leonardis, presidente di Confcooperative FedAgriPesca Campania.

Tra i relatori: Salvatore Caretti, titolare dell’azienda zootecnica ospitante; Gabriele Di Vuolo, rappresentante dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno; Benedetto Neola, tesoriere nazionale FNOVI; Vincenzo D’Amato, presidente della Federazione degli Ordini Veterinari della Campania; Nadia Musco, professoressa presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria; Angelo Marino, presidente regionale dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali; Piera Iommelli, ricercatrice presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria; Federico Infascelli, docente dello stesso Dipartimento.

La giornata si è focalizzata sulla “filiera delle carni nelle aree interne”, mettendo in evidenza il valore del metodo di allevamento tradizionale, che unisce sostenibilità ambientale e benessere animale. Al tavolo si sono riuniti attori chiave del settore: cooperative agricole, macellerie, bracerie, agronomi, veterinari e accademici, promuovendo un dialogo interdisciplinare sulle sfide e opportunità della filiera.

Fulcro della discussione è stata la presentazione dei risultati preliminari del progetto “Formula Antica”, coordinato dalla prof.ssa Nadia Musco e finanziato dall’Università Federico II. Questo studio propone una dieta per i bovini più rispettosa della loro fisiologia, con un’alta percentuale di foraggio nella razione alimentare.

L’obiettivo è migliorare la qualità della carne, ottimizzando parametri come il profilo lipidico e il rapporto n6/n3, incrementando al contempo il tenore di CLA (acido linoleico coniugato). Questa dieta non solo favorisce la qualità del prodotto finale, ma promuove il benessere animale e riduce l’impatto ambientale, valorizzando le risorse locali e contrastando l’abbandono delle aree agricole interne.

Un momento particolarmente significativo è stato il “panel test”, condotto dalla dott.ssa Piera Iommelli, in cui esperti del settore – tra cui macellai, titolari di bracerie, allevatori, agronomi e veterinari – hanno degustato carne proveniente da bovini alimentati con la dieta tradizionale comunemente utilizzata in azienda vs. bovini alimentati con dieta caratterizzata dall’alto tenore in foraggio. L’analisi sensoriale ha evidenziato differenze significative nella percezione qualitativa, offrendo spunti importanti di riflessione.

Tra i partecipanti al test, spiccano nomi illustri come i fratelli Bifulco di Ottaviano, Rocco Caggiano di Grottaminarda e Antonio Palumbo di Giugliano in Campania, insieme a rappresentanti di cooperative agricole come Giovanni Belperio, Mario Di Lella e lo stesso Nicola De Leonardis.

Dall’incontro è emersa l’urgenza di definire un disciplinare che certifichi la qualità e l’unicità delle carni prodotte negli allevamenti di alta collina, distinti per estensività e autosufficienza foraggera. Questo strumento potrebbe garantire una maggiore riconoscibilità sul mercato e offrire al consumatore una garanzia di eccellenza.

In sintesi, il convegno ha rappresentato un passo importante per il rafforzamento della filiera, evidenziando come tradizione, innovazione e sostenibilità possano integrarsi per il benessere del territorio e delle sue comunità.

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