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Francesco Ricci, il veterinario di Rione Libertà: ‘La cura per gli animali? Si nutre di scienza, amore, rispetto ed empatia’
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Rimane stabile attorno ai 65 milioni di esemplari la popolazione italiana degli animali da compagnia: i pesci, i più numerosi, sono quasi 30 milioni, cani e gatti superano i 19 milioni, gli uccelli sono quasi 13 milioni, rettili e piccoli mammiferi si fermano a 3,2 milioni. I dati arrivano dal Rapporto Assalco-Zoomark 2024, la pubblicazione con la quale l’Associazione nazionale delle imprese per l’alimentazione e la cura degli animali da compagnia fotografa il mercato del pet e le sue tendenze. A Benevento, se immagini un medico ‘amico degli animali’, non puoi non pensare a lui: il dott. Francesco Ricci. Il suo ambulatorio al Rione Libertà è un ‘porto di mare’, da mattina a sera, con pelosetti e padroni ad attendere il turno di visita nel grande spiazzale all’angolo di via Cocchia. Semplice e pragmatico, scrupoloso, non ha l’aria del ‘professorone’ blasonato con il camice bianco, ma è uno che va dritto alla soluzione del problema. Senza troppi giri di parole. Chirurgo, con una specializzazione in Traumatologia e Ortopedia, ha una grande propensione all’approfondimento dei casi ed è da almeno tre decenni un punto di riferimento in città per la cura dei nostri amici a quattro zampe. Ai titoli accademici ha aggiunto soft skills fondamentali come l’empatia, la capacità di ascolto, la flessibilità e la grande disponibilità che lo portano spesso ad essere reperibile h24 per le varie emergenze dei clienti. Tante battaglie le ha vinte, altre – come purtroppo succede – le ha perse, ma è sicuramente un professionista che ‘sa fare’ e che ‘sa anche essere’. Soprattutto nei momenti difficili, quando sa comunicare con una carezza, con un tono di voce basso, con gesti lenti che trasmettono calma, sicurezza, fiducia e rispetto del dolore dei pazienti e della loro vulnerabilità.
Dottore, come nasce questa passione?
E’ una passione nata dopo gli studi liceali: ero indeciso se intraprendere il percorso universitario in Medicina o in Medicina Veterinaria. Ricordo ancora che andai alla segreteria dell’Università di Napoli e mi trovai di fronte ad un bivio. Devo anche aggiungere che ho sempre avuto un grande amore per la natura e il rispetto della vita in tutte le sue forme e sfaccettature. Spinto da questi ideali e da queste emozioni, scelsi Medicina Veterinaria: decisi così di dedicarmi ad un fine nobile, dando priorità a vite non ‘protette’ e a cuori con peli. La più grande soddisfazione è vedere oggi realizzati tutti i propri sforzi e tutte le proprie scelte in un risultato che si concretizza in uno sguardo pieno d’amore. Quello che i miei amici animali mi lasciano quando escono dall’ambulatorio. Uno sguardo che ripaga di tutti i sacrifici fatti in oltre 30 anni di attività. Per la cronaca, mi iscrissi a Napoli ma mi laureai a Pisa, dove c’era una concezione diversa della professione e del rispetto degli animali. Oltre trent’anni fa, infatti, il capoluogo partenopeo così come tutta la regione guardavano con più interesse alla zootecnia e all’agroalimentare. Io, invece, volevo dedicarmi agli animali d’affezione e scelsi la cittadina toscana perché a misura d’uomo. Una volta tornato a Benevento, da giovane professionista ho provato a portare una cultura di rispetto e prevenzione per gli animali d’affezione in un luogo dove il cane era considerato ancora uno status symbol.
Oggi lei è un riferimento sul territorio provinciale. Il suo studio è in via Napoli, al Rione Libertà, quartiere popoloso e popolare. Come vive il rapporto con i cittadini e con i suoi pazienti?
Ho un rapporto molto empatico con pazienti e padroni: sono di natura una persona socievole e aperta, quello che tanti definiscono un ‘do di petto’. Interagendo in questo modo, l’animale d’affezione avverte la cordialità dell’estraneo e accetta in modo migliore i maneggiamenti della visita ambulatoriale e degli esami specialistici.
Qual è la parte più gratificante di questo lavoro?
La più grande soddisfazione è vedere che i pazienti escono scodinzolando dal mio ambulatorio. E poi la soddisfazione di fare diagnosi appropriate e raggiungere obiettivi terapeutici in situazioni molto compromesse ed ostili. Questo mi dà la forza di continuare malgrado le tantissime difficoltà del lavoro.
Secondo lei quali sono le più grandi difficoltà che sta vivendo la professione in questo particolare momento storico?
La professione si sta burocratizzando eccessivamente: i legislatori, che non vivono la nostra stessa vita, non sono in ambulatorio con i nostri pazienti e non toccano con mano le emergenze quotidiane, legiferano normative che stanno rendendo il lavoro molto difficile. Come consigliere dell’Ordine con delega agli animali da compagnia, prima di andare in pensione, proverò a dare il mio contributo per aiutare i futuri colleghi e provare a sburocratizzare questo lavoro, sempre più ingarbugliato nella compilazione di mille scartoffie. Il medico deve fare il medico, non il burocrate. Questa situazione fa scappare i neo laureati dalla libera professione, che non ha certezze e alcun paracadute. Una situazione che crea anche confusione con l’utenza. Il nostro compito come Ordine è anche quello di creare un terreno fertile e una casa per chi verrà dopo e porre le basi per una società migliore.
Per quanto riguarda gli animali da compagnia, crede che la medicina veterinaria abbia fatto notevoli progressi negli ultimi decenni traducendosi in una maggiore aspettativa di vita per cani e gatti, aumento del loro benessere generale attraverso una migliore alimentazione, cure sempre più specializzate e programmi di medicina preventiva?
Con l’aiuto dei mass media e con l’aumento del concetto di benessere, l’animale da compagnia riveste oggi un ruolo fondamentale nella vita di molte famiglie. L’attenzione e la cura verso questi amici a quattro zampe hanno raggiunto livelli inaspettati. Oggi si sono aperte le frontiere della diagnostica che 30 anni fa erano impensabili: tac, pet-tc, risonanza magnetica, oltre alla chirurgia che sta facendo passi da gigante. E in un futuro prossimo si prevede anche l’introduzione della chirurgia robotica. Non solo: con l’aiuto della diagnostica strumentale oggi si possono fare diagnosi che trent’anni fa erano inimmaginabili. Tutto questo è arrivato anche grazie all’attenzione dell’opinione pubblica, che ha compreso il valore della vita che cammina su quattro gambe. Il medico veterinario ha un ruolo fondamentale, interponendosi tra la salute dell’animale e la salute dell’uomo, è un anello di congiunzione: la gestione della sanità animale passa per il benessere delle persone. Siamo strettamente collegati.
C’è stato un processo di ‘umanizzazione’?
In tutte le cose dell’uomo ci possono essere degli eccessi. La cosa fondamentale è sempre l’amore verso la vita. Tralasciando le opinioni di papa Francesco in merito, l’insegnamento ci viene da San Francesco d’Assisi: il rispetto della natura e verso tutte le creature del Creato. Se poi voglio comprare il cappottino al cane, o metterlo nella carrozzina, sono cose che lasciano il tempo che trovano e rientrano nei comportamenti del tutto personali e discrezionali.
Una curiosità della sua lunga carriera: qual è stato l’animale più particolare che ha visitato?
Nella mia carriera ho avuto anche contatti con animali non convenzionali. Ricordo l’esperienza con una leonessa, all’interno di uno zoo, che aveva problemi all’apparato genitale. La sensazione tattile mi ha riportato ad un senso atavico, ad un ritorno alla natura, dandomi l’idea di una forza indescrivibile e di una sensazione di potenza. E’ stata una emozione bellissima.
Parliamo di una vera e propria piaga: l’abbandono degli animali. Negli ultimi tempi c’è stata una maggiore sensibilizzazione verso questo fenomeno negativo?
C’è maggiore attenzione grazie al lavoro incredibile dei volontari animalisti. C’è anche una maggiore informazione sugli animali e sul ruolo del medico veterinario. Bisogna lavorare con i bambini, entrare negli asili e nelle scuole elementari per sensibilizzare al rispetto degli animali. Un bambino che ama e rispetta gli animali condizionerà anche le scelte degli adulti e sarà un uomo migliore nella società. Allo stesso modo, anche le istituzioni vanno sensibilizzate ad un maggior rispetto verso tutte le forme di vita. Lavorando in sinergia, tra qualche anno potremo raccogliere dei frutti importanti.
Credi anche che sia migliorata la sinergia tra istituzioni, volontari e medici veterinari per quanto concerne il soccorso agli animali randagi in difficoltà?
La sinergia è migliorata, ma si può fare ancora tanto per informare i cittadini. Dal 2020 la Regione Campania ha creato un numero verde per segnalare animali randagi e selvatici feriti. Il servizio – che comprende anche il soccorso e il trasporto del ferito – avverte i Presidi Ambulatoriali locali dell’Asl, nel nostro territorio il PAV di San Giorgio del Sannio, dove l’esemplare viene visitato e curato o, nei casi più gravi, trasferito in centri specializzati. Con l’Ordine professionale vorrei organizzare un evento in collaborazione con il Comune di Benevento per informare il cittadino sui diritti e doveri nella gestione dell’emergenza degli animali feriti trovati in strada. Anche l’iniziativa dell’Asl di costituire un ospedale veterinario pubblico a Ceppaloni mi trova d’accordo, così come sono favorevole ad un servizio pubblico che fornisca prestazioni sanitarie gratuite a favore degli animali di chi non ha possibilità per pagarsi un veterinario privato. Il mio augurio è che la sanità pubblica possa raggiungere quanto prima gli stessi livelli di prestazioni.
Manca davvero poco al Natale. Spieghiamo perché un cucciolo non può essere un regalo da mettere sotto l’albero, ma deve essere assolutamente una scelta consapevole…
Prendere un cucciolo in casa è un po’ come scegliere di fare un figlio: deve essere necessariamente una decisione consapevole e assunta con intelligenza e riflessione. Nel regalarlo si fa più un danno che un beneficio. E poi, mi permetta di aggiungere una cosa: sono contrario all’acquisto dei cani. Svuotiamo piuttosto i canili, dove ci sono tanti animali che hanno bisogno di amore e di affetto. Apriamo le gabbie e portiamo via un cagnolino, soprattutto anziano, regalandogli ultimi mesi di vita felice. Questi sono i passaporti per il paradiso. Lasciate perdere i soldi da spendere per cuccioli di razza, acquistati nei negozi: chi ama, ama la vita. E la vita non si acquista.