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Opinioni

Ops, è in arrivo una nuova inutile legge per salvare le aree montane

Il Senato ha approvato un nuovo Disegno di legge voluto dal Ministro Calderoli. Bonus e incentivi per contrastare spopolamento, denatalità e marginalità, per invertire con pochi spiccioli le dinamiche della modernità

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Con 77 voti favorevoli, 5 contrari e 45 astenuti il Senato della Repubblica ha approvato il disegno di legge sulla montagna, voluto e promosso dal padre dell’Autonomia differenziata Roberto Calderoli, Ministro degli Affari Regionali.

Cento milioni di euro all’anno fino al 2034, dunque un miliardo complessivo, a cui dovrebbero affiancarsi risorse aggiuntive attraverso un fondo dedicato allo sviluppo delle montagne italiane a partire dal prossimo anno.

Obiettivo, manco a dirlo, quello di arginare lo spopolamento, la marginalità economica e l’invecchiamento della popolazione delle aree montane del Paese, dove insiste il 52 per cento dei comuni, attraverso una serie di strumenti che di seguito proviamo ad elencare: Sgravi fiscali per chi avvia un’impresa in montagna e ha meno di 41 anni, con un’aliquota ridotta al 15% fino a 100.000 euro di reddito; Incentivi per professionisti come medici, infermieri e insegnanti quali punteggi extra per concorsi, contributi per l’affitto o per l’acquisto della casa, ed emolumenti aggiuntivi per il personale del Sistema Sanitario nazionale operante in queste aree marginali; Incentivi per le scuole di montagna, con particolare riferimenti ai comuni con una popolazione inferiore ai 5mila abitanti, e persino per attrarre studenti universitari, attraverso borse di studio e strumenti di didattica a distanza; Credito d’imposta del 10% per investimenti ambientali volti alla tutela di pascoli e boschi, per chi opera nel settore agricolo e forestale; Crediti di imposta sui mutui per l’acquisto di immobili residenziali; Strumenti di mobilità volontaria dedicati ai tribunali di montagna, che pagano una cronica carenza di personale, ed investimenti sulla digitalizzazione; Bonus nascita o adozione, con un fondo annuo di 5 milioni, per le famiglie che vivono nei piccoli comuni montani.

Al netto di ogni considerazione sulla quantità di risorse messe a disposizione, evidentemente poche, si tratta, almeno in teoria, di strumenti potenzialmente utili. Purtroppo, però, nel corso dei decenni abbiamo imparato che la politica dei bonus e degli incentivi non funziona, nella stessa misura in cui abbiamo imparato che nemmeno nei sistemi territoriali interni dove si rilevano altissimi tassi di occupazione e servizi adeguati si è trovata una soluzione allo spopolamento. Perché decidere di vivere in un’area interna o in un paese montano vuol dire decidere di vivere in un territorio fragile, distante dai grandi flussi economici, vuol dire decidere di vivere in comunità piccole o piccolissime, dove le opportunità di crescita culturale sono poche o inesistenti, luoghi e comunità condannate dalle dinamiche della modernità.

È una scelta di vita, difficile, dettata da una visione intima dell’esistenza che nessun incentivo può facilitare. Siamo dunque dinanzi ad un disegno di legge che se ci restituisce l’evidenza di una politica consapevole della necessità di intervenire per salvaguardare le aree interne e montane, che custodiscono le risorse primarie fondamentali su cui si regge la vita e la sopravvivenza delle aree metropolitane e costiere, per altro verso si risolve in una confessione di impotenza.

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