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CULTURA

Temptation Island, i consigli della De Filippi, il rilancio dell’Opera. Flavio Zerella si racconta: “I legami la mia forza, investo qui perché credo in Benevento”

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La vanità era “decisamente” il peccato preferito da John Milton, personaggio interpretato da uno strepitoso Al Pacino in ‘L’avvocato del Diavolo’. E nella vanità poteva tranquillamente crogiolarsi e perdersi il protagonista della nostra storia domenicale, ambientata da queste parti – ovviamente – e non a Manhattan. Nel 2016 la partecipazione a uno dei programmi Tv più discussi e seguiti in Italia gli valeva una notorietà smisurata. Roba da far perdere l’orientamento, soprattutto se hai solo 26 anni e ti mancano i riferimenti giusti. Perché la vera ‘tentazione’ a cui resistere è convincerti che sia lo scintillio artificiale del jet set la luce naturale del mondo. E invece, alle sirene della vanità Flavio Zerella ha anteposto la solidità dei legami: con la famiglia, innanzitutto. Ma anche con la sua Città: “Tra le cose in cui credo di più c’è Benevento”.  Una fede che l’ha spinto ad investire energie, soldi ed emozioni nell’impresa di rilanciare il locale che più di tutti – a cavallo tra gli anni Novanta e il Duemila – ha contribuito a fare del Centro Storico la location più frequentata della movida: l’Opera di piazzetta Vari.

Perché proprio l’Opera?
Perché è un posto storico. E non soltanto per i beneventani, ma anche per generazioni di ragazzi della provincia che in questo locale hanno sempre visto un riferimento per stare bene, socializzare, trascorrere qualche ora di divertimento. E poi questo è da sempre il mio mondo. Da quando avevo 12 anni: ero in vacanza nella Riviera Romagnola con la mia famiglia, passammo nei pressi di una discoteca importante, scavalcai le transenne e riuscii ad entrare e ne rimasi affascinato, innamorato. Da lì tanta gavetta, tanto lavoro, tante discoteche e tanti locali. Fino alla scelta dell’Opera, nel 2021”.

Non sarà stata una scelta facile: eravamo ancora in piena emergenza Covid
“E infatti in tanti mi invitavano a pensarci su, a non azzardare. Ma io credevo, credo e crederò sempre nella mia Città. Ma voglio pure dire, in sincerità, che venivo da un periodo buio della mia vita: nel 2020 avevo lasciato la gestione di un locale. Ma con la spinta morale e grintosa della mia compagna, che mi vedeva convinto e deciso, decisi di investire tutto me stesso in questo progetto, consapevole delle difficoltà ma anche delle potenzialità di un locale che ha fatto la storia di Benevento. E aggiungo: senza il mio socio non potrei mai farcela, siamo diversi ma uguali, stesso modo di pensare, stessa fame di lavorare ma con ruoli differenti, così come avviene in una squadra. In questo contesto mi fa piacere citare anche i nostri collaboratori e l’intero staff, perché con loro – come cantava in una canzone il maestro Lucio Dalla – “… la nostra barca non naviga, vola”.

E’ già possibile un primo bilancio: ne è valsa la pena?
“Assolutamente sì. Anche se il viaggio è tutt’altro che terminato. Di strada da fare ce n’è. Ma quella percorsa vale già il costo del biglietto. Come immaginavo le difficoltà, agli inizi, non sono mancate. Canalizzare un locale del genere convivendo con le restrizioni legate alla pandemia non è stato facile. Ma ho resistito, abbiamo resistito e oggi possiamo guardare con soddisfazione a quanto fatto e con ottimismo alle prospettive”.

Torna spesso nelle tue riflessioni il legame con la famiglia: quanto è complicato, per chi gestisce un locale come l’Opera – conciliare lavoro e affetti?
“Sì, la famiglia per me è essenziale. Mi ha dato la forza di fare ciò che voglio e di non mollare nei momenti difficili. E poi la nascita di due figli, ovviamente, ha cambiato tutto. Anche l’organizzazione della mia vita lavorativa: rispetto agli inizi adesso è diventata più impegnativa, ma amo il mio lavoro e cerco di conciliare un po’ il tutto. Primo ero più esposto senza un obiettivo, ora sono molto “dietro le quinte per costruire”.

La cosa che ti piace di più del tuo lavoro?
“Vedere la gente che sta bene, che si diverte. Che apprezza il nostro lavoro ma anche il contesto. Proprio l’altro giorno, in occasione di un raduno di auto d’epoca, organizzato all’Opera, diverse persone provenienti dalla Toscana sono entrate e mi hanno parlato benissimo della Città. E se io ho investito qui è proprio per questo: perché credo nelle potenzialità di Benevento. Che è innegabilmente cresciuta negli ultimi anni, anche dal punto di vista della movida”.

Eppure tanti parlano ancora di “città morta”
“E’ un’analisi che non condivido. La Città muore se mancano le idee, gli impulsi positivi. Ma quando la proposta c’è, Benevento risponde. E così anche la provincia. E infatti, oggi che la proposta non manca, la gente è tornata per strada, vive la Città anche di sera”.

Questo ha prodotto anche il ritorno dell’eterna polemica tra residenti e locali..
“Una guerra alla quale non mi sono mai iscritto. Non è una situazione che si risolve con il conflitto, ma con la mediazione. Le varie istanze in campo possono convivere, conciliarsi. Te ne dico una: nei pressi del locale abitano una coppia di signori un po’ “più grandi”, hanno il mio numero di cellulare, sono aggiornati su tutte le iniziative e sanno che se si presenta un problema possono chiamarmi. Poi l’episodio può capitare, ma l’importante è adoperarsi perché non ne avvengano altri. Locali e residenti possono coesistere se c’è rispetto reciproco tra le parti e se prevale il buon senso”. 

Altri investimenti in cantiere?

“Investirò ancora in piazzetta, proprio accanto all’Opera, un altro locale che contiamo di inaugurare a breve”.

Inevitabile tornare su ‘Temptation Island’: come è nata quella tua partecipazione?
“Da un provino, un casting semplice. Con la redazione di ‘Temptation Island’ mi relazionavo come con un amico, parlando il mio linguaggio, non cercando di interpretare ruoli e questo penso abbia colpito gli interlocutori”.

Che segno ti ha lasciato quell’esperienza?
Un segno forte. E’ stato come vivere in un mondo parallelo, slegato da quello dato dalla quotidianità. E sì: il rischio di perdere il contatto con la realtà è enorme. Per non lasciarmi travolgere ho sempre voluto affianco la mia famiglia e non mi sono mai staccato da ciò che facevo. Ricordo ancora che prima del mio ingresso al villaggio, alla prima puntata, insistetti per fare – cosa vietata dal regolamento – una telefonata in discoteca dove era in programma un evento a cui avevo lavorato tanto, per sincerarmi che tutto stesse procedendo per il verso giusto. E’ stato fondamentale, per me, il legame con i miei affetti e le mie radici. Perché perdere la bussola era davvero facile per un ragazzo che passava da un’intervista o un’ospitata all’altra. Ma sono riuscito a godermi il momento e a mettere da parte tanta roba che mi è tornata utile dopo, per fare quello che volevo fare: l’imprenditore”.

Un programma che attira spettatori e critiche
“Diciamo che anche le critiche fanno parte del ‘pacchetto’. Quelle costruttive mi hanno aiutato a migliorare. Le cattiverie, invece, ho semplicemente imparato a superarle”.

L’edizione 2024 è iniziata proprio da poco: la stai seguendo?
“Sì la sto guardando. D’altronde, devo dire, ho conservato un bel rapporto con tutta la redazione”.

Maria De Filippi un riferimento assoluto per la Tv moderna: com’è lavorarci insieme?
“Maria è indiscutibile. Sia dal punto di vista umano – perché è una persona alla mano – che professionale. E’ sempre lì a darti consigli, a farti notare gli errori e ad aiutarti a non commetterne altri. Come confrontarti con una psicologa: Maria è una donna che la vita te la cambia. A me lo ha fatto allargandomi gli orizzonti”.

Chiudiamo di nuovo con Benevento, il tuo auspicio per il futuro della Città…
“E’ una Città piena di persone di ingegno. In tanti campi ci sono giovani imprenditori che si stanno facendo strada a suon di idee. Lo dicevo prima: Benevento se ha i giusti stimoli risponde alla grande. E allora diamoci tutti da fare, portiamo il nostro contributo alla crescita del Capoluogo e della provincia. Senza piagnistei, ma credendo in noi stessi”.

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