CULTURA
Claudia C alla consolle, la prima Dj del Sannio. Dai locali della movida ad Amsterdam: “Il sogno? Un disco tutto mio”
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Poteva essere il disegno. Poteva essere il canto, il teatro. Di certo un modo lei lo avrebbe trovato per dare sfogo alla propria creatività, per adempiere alla sua missione: “Comunicare qualcosa”. Alla fine ha scelto la strada più ripida. “Una costante, per me. Se mi trovo davanti a un bivio, solitamente opto per la via in salita”. E così Claudia Covino è diventata Claudia C. La prima Dj donna del Sannio. Una passione, quella per la musica, nata in famiglia: “A casa se ne è sempre ascoltata tanta”. Una professione, quella esercitata dietro la consolle, iniziata all’improvviso. “L’idea di partenza era cantare. Poi una sera, penso fosse il 2013, mi sono ritrovata per caso dietro a una consolle. Ricordo che ero in un locale del centro storico, il MojitoArt, ho iniziato a muovere i tasti. Così: per vedere che succedeva”.
E cosa è successo?
“Che il proprietario del Glam, altro locale del centro storico, presente in sala, resta colpito. “Vieni a fare una serata da noi” – mi fa. Gli spiego che non sono una professionista, che non ho mai tenuto una serata. “Ma vieni, prova. Se poi ti stanchi ti fermi. Per me non ci sono problemi”. E sono andata”.
E non ti sei stancata
“E no. Mi sono divertita. E tanto. Una serata bellissima. Dietro alla consolle riuscivo a esprimere me stessa. E così ho continuato, in maniera saltuaria. Fino al 2015 quando ho iniziato a farlo assiduamente”.
A casa come è stata vissuta questa tua scelta?
“Mio fratello avvocato, mia sorella commercialista: “Sicura di voler fare questo?” – mi hanno chiesto. In realtà sapevano che avrei seguito la mia vena creativa. Sono cresciuta tra canto, pittura, spettacoli teatrali. Però nonostante i tanti impegni alla laurea ci siamo quasi arrivati: laureanda in biologia”.
La tua musica?
“Il genere, sintetizzando, è il Funky House. I ritmi del funk che si incontrano con la disco degli anni Settanta e Ottanta: Gloria Gaynor, Donna Summer. E poi adoro sperimentare, esplorare: suoni afro, arabi, qualcosa di giapponese. Diciamo che mi piace viaggiare il mondo attraverso la musica. E poi c’è la mia passione per i vinili”.
Che ora hanno riacquistato un ruolo importante anche nella vostra musica
“Uso sempre quelli, mai il computer. Ma tanti Dj hanno riscoperto il vinile. Io vado a riprendere quelli che ascoltavamo in casa con un vecchio giradischi che tra l’altro utilizzo ancora”.
E’ anche un’ottima arma di difesa per chi arriva in postazione e ti chiede un pezzo
“Quello c’è sempre, almeno uno a serata. E sì: il vinile mi aiuta nel declinare con diplomazia le proposte”.
Quando hai compreso che sarebbe diventata la tua professione?
“E’ successo tra il 2016 e il 2017. Iniziavano ad arrivare i primi contatti da persone che erano dentro il mondo della musica. Le mie produzioni cominciavano a interessare e incontravano il gradimento di personalità che stimavo. Ne cito uno su tutti: Claudio Coccoluto, che oggi non c’è più. Attestati di stima che mi convinsero che sì: avevo qualcosa da dire. E c’era gente disposta ad ascoltarmi. Anche qui, anche musicisti locali di caratura internazionale. C’è un episodio che ricordo con particolare piacere”.
Racconta
“In occasione di una edizione di Riverberi ero a mixare in un locale, un evento slegato dalla rassegna. Tanta gente, una serata riuscita. Il giorno dopo trovo un commento sotto un mio post: era di Roy Paci, a Benevento per Riverberi. Mi faceva i complimenti per la selezione, quel messaggio lo conservo ancora. Un ricordo bellissimo, una spinta a impegnarmi ancora di più, a rafforzare l’idea che il mio lavoro dietro alla consolle poteva essere qualcosa in più di uno sfogo”.
E così sei diventata la prima Dj donna del Sannio
“Sì, questo lo possiamo dire. Quando ho cominciato ero l’unica nel Sannio. Ricordo alcune ragazze Dj ad Avellino, poche anche a Caserta. Napoli già era una realtà diversa, basti pensare a Deborah De Luca”.
E ora?
“Ci sono diverse ragazze che si cimentano con la consolle. È una cosa che mi fa contenta”.
Unica donna in una realtà tutta al maschile: è stata complicata?
“Spesso una donna alla consolle viene giudicata più per l’apparenza che per ciò che fa. Sempre quella sensazione di dover dare qualcosa in più per farti apprezzare per la tua produzione. E infatti io mi “imbruttivo”. Vestivo con colori scuri e t-shirt larghe. Un abbigliamento oversize perchè non volevo si focalizzasse l’attenzione sull’estetica ma sulla musica. Non è stato facile anche perchè sono appassionata di moda, praticamente una fashion victim! Ma alla lunga posso dire che quella scelta ha pagato”.
E adesso?
“Adesso non mi sento più di dover nascondere né una parte di me né l’altra. In consolle do liberamente sfogo alla mia passione per i colori sgargianti. Che mi rappresentano”.
Il Covid è stato un momento difficile per tutti: voi siete tra quelli che hanno ripreso più tardi, quanto è stata dura?
“Davvero tanto. Anche perché poi subentra la sfiducia, inizi a pensare che la ‘normalità’ non ternerà mai. E’ stato bello, poi, riprendere le serate. Riprovare certe emozioni che le dirette che si organizzavano coi social durante il lockdown non potevano mai sostituire. E infatti risposi di sì soltanto a due eventi, due podcast. E questo a fronte di tantissime richieste”.
Nel tuo percorso, oggi, anche tante esperienze significative
“Mi viene in mente subito l’Ade ad Amsterdam (Dance Event), evento enorme. Tra l’altro, tramite i social avevo conosciuto i figli di Joe T Vannelli. Fecero venire il padre ad ascoltarmi e la mia selezione gli piacque: io contentissima, emozionatissima, quasi piangevo. Ma potrei citarti anche le serate in due club di Colonia, in Germania. I miei dj set trasmessi da Ibiza Sonica Radio, le date a Milano. Tutte esperienze che mi hanno rafforzato. Che mi hanno ripagato dei sacrifici. Perché dall’esterno la gente pensa al Dj e immagina un mondo fatto tutto e solo da divertimento. E invece c’è tanto impegno dietro, tanta gavetta. Serate a montare e smontare, trasportare fili, viaggiare. Il timore di non leggere gli umori della pista. Oggi però sono contenta di quello che sono riuscita a fare. Realizzata come musicista. Anche se qualcosa mi manca…”.
Un sogno
“Un sogno che nel 2024 deve diventare obiettivo ed essere raggiunto: la produzione di un disco”.