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CRONACA

Derby, ancora polemiche. La protesta della pizzeria ‘Napul’è’: “Strada inaccessibile, costretti a chiudere”

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Non si placa l’eco delle polemiche per quanto accaduto in occasione del derby tra Benevento e Avellino di domenica scorsa. E a far discutere sono ancora le cose successe fuori dal campo. Si è già parlato – e per qualcuno neanche poi tanto – della disparità del trattamento riservato ai tifosi di casa – controllati con scrupolosità – e ai tifosi ospiti, a cui invece è stato concesso di introdurre di tutto all’interno dell’impianto di via Santa Colomba. Anche a qualche centinaia di metri dall’evento, però, qualcosa non ha funzionato nel verso giusto.

Alla vigilia della partita, si ricorderà, vi raccontavamo dell’ordinanza di chiusura disposta dal Comune nei confronti di un bar in via Avellino. Nella stessa zona altre attività non sono state interessate dal medesimo provvedimento ma la chiusura è intervenuta de facto il giorno stesso della partita. E’ il caso della pizzeria “Napul’è”, impossibilitata a lavorare. A raccontare il tutto è il proprietario, Ugo Aquino: “La strada è stata completamente chiusa, sin dal pomeriggio. Nemmeno ai miei dipendenti è stata data la possibilità di raggiungere il locale e infatti hanno parcheggiato nei parchi. E i clienti? Come dovevano raggiungerci? Ho dovuto chiudere il ristorante, disdicendo le prenotazioni e rispondendo ‘no’ alle telefonate. Il tutto di domenica sera, la domenica – tra l’altro – di chiusura del ponte dell’Immacolata. Un incasso importante perso”. Nessuna comunicazione, preventiva, dicevamo. Ma sarebbe cambiato poco: “Non sarebbe stato comunque giusto. Perché non dobbiamo lavorare?”. Interrogativo decisamente legittimo. A cui qualcuno dovrà pur fornire risposta.

Magari evitando possa ricapitare. “Il punto adesso è questo: cosa accadrà quando arriveranno altre tifoserie numerose? E facinorose considerati i precedenti? Vogliamo chiarezza. Perché sia chiaro: questa è passata, ma la prossima volta ci tuteleremo nelle sedi competenti”. In passato, ricorda ancora Aquino, iniziative simili pure erano state assunte ma solo per ‘prime volte’: “Il nostro primo anno in B, in una sorta di fase di rodaggio per le primissime partite. Ma subito è prevalso il buonsenso e la soluzione si è normalizzata”. Insomma, con la partita con l’Avellino si è tornati indietro di dieci anni. Peccato perché così il calcio da occasione diventa ostacolo. “Quando giocavo nell’Hellas, a Verona, andavamo sempre dallo stesso ristoratore, a cento metri dal Bentegodi. In coincidenza delle partite, il proprietario ci chiedeva la gentilezza di andare a pranzo un’ora prima perché poi sarebbero arrivate le famiglie della tifoseria ospite”. Roba mai vista a Benevento, neanche con la Serie B o la Serie A. “Si parlava tanto di indotto ma noi questo indotto non l’abbiamo mai visto. Anche quando venivano tifoserie importanti, con 2mila supporters al seguito. Tutti ‘scortati’ neanche fossero detenuti, soltanto negli autogrill potevano fermarsi e mangiare. Almeno, però, con i beneventani ci era concesso di lavorare: ora perché neanche quello?”.

L’interrogativo ritorna. Anche perché in via Avellino non si ha memoria di scontri tra tifoserie. “Un paradosso, un tifoso dell’Avellino poteva andare al Mc Donald’s situato a poche decine di metri dallo stadio e incrociare cento beneventani ma noi in via Avellino non potevamo lavorare”.

 

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