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POLITICA

Dal “nuovo” Pnrr più risorse per le tratte sannite dell’Alta Capacità. Ma occhio ad asili nido e Case di Comunità

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Lo scontro sul “nuovo” Pnrr sta infiammando l’estate politica italiana. La proposta di modifica del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stata presentata nei giorni scorsi dal governo Meloni e ha incassato un sostanziale via libera dalla Commissione Europea.

Parliamo di un restyling da 16 miliardi di euro, che coinvolge 144 misure del Piano, reso necessario dai ritardi registrati in Italia nell’attuazione degli interventi programmati.

Dalla lettura delle 152 pagine del progetto di revisione emergono prime novità significative per il Sannio. Riguardano i lavori per l’Alta Capacità Napoli-Bari. Prevista, infatti, una redistribuzione delle risorse già stanziate per la voce “Collegamenti ferroviari ad Alta Velocità verso il Sud per passeggeri e merci”. Nello specifico, Rete Ferroviaria Italiana – soggetto attuatore della misura – ha proposto il definanziamento di 787 milioni di euro così ripartiti: Orsara-Bovino (linea Napoli-Bari) per 53 milioni di euro; Caltanisetta Xirbi – Lercara (linea Palermo-Catania) per 470 milioni di euro; Enna Caltanisetta-Xirbi (linea Palermo-Catania) per 317 milioni di euro.

Queste risorse Rfi le sposta su altri interventi, e tra questi ben tre riguardano il lotto sannita dell’Alta Capacità. Maggiori fondi, dunque, per la tratta Frasso Telesino-Telese Terme (+37 milioni di euro), la tratta Telese Terme-Vitulano (+53 milioni di euro) e quella Apice-Hirpinia (+39 milioni di euro). Considerato l’incremento di risorse programmato anche per la tratta Napoli-Cancello (+ 200milioni di euro) appare chiara l’intenzione di voler accelerare sui tempi di realizzazione e messa in esercizio della prima parte dell’opera.

Dal complesso delle “Proposte per la revisione del Pnrr e capitolo REPowerEu”, però, emergono anche elementi di preoccupazione. Due balzano subito agli occhi e riguardano gli asili nido e le Case di Comunità.

Sul Piano asili nido, in particolare, nell’elaborato prodotto dal ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto si legge: “L’amministrazione centrale responsabile ha segnalato l’incremento dei costi delle materie prime intervenuto tra luglio 2022 e maggio 2023, rispettivamente data di valutazione delle proposte e conclusione della progettazione, che ha inciso sugli obiettivi finali della misura. Molti interventi selezionati in tale quadro non hanno consentito di raggiungere gli obiettivi previsti e pertanto si rende necessario individuare nuove risorse e procedere con la pubblicazione di un nuovo bando di selezione degli interventi. In relazione al target finale della misura, in linea con gli orientamenti della Commissione, sarà valutato l’impatto dell’incremento dei costi con riferimento al numero dei nuovi posti da rendicontare”.

Discorso analogo per le Case di Comunità. Qui la proposta di modifica prevede la rimodulazione quantitativa del target da 1.350 a 936 interventi, giustificata dall’aumento dei costi dell’investimento e dei tempi di attuazione (Art. 21 del regolamento 2021/241). La rimodulazione riguarderebbe prevalentemente i nuovi edifici, per i quali la realizzazione entro giugno 2026 è a rischio.

Insomma, a farla breve: su entrambe le vicende la certezza è data dal ridimensionamento degli interventi. L’incognita, invece, sta nella rassicurazione fornita da Fitto sul fatto che i progetti espunti dal nuovo Piano saranno coperti con risorse nazionali.

A sollevare più di qualche dubbio è stato il Servizio Studi della Camera dei Deputati secondo cui “occorre indicare come verranno recuperate le coperture per i quasi 16 miliardi di euro  che il Governo si propone di definanziare, totalmente o parzialmente, dal Pnrr”.

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