CULTURA
Da Calcutta a Levante, da Niccolò Fabi ai “Thegiornalisti”: Ernesto Razzano racconta i mille concerti del Morgana
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Chi è stato al Morgana lo sa: le dimensioni non contano. Pochi metri quadri si sono rivelati più che sufficienti per trasformare un piccolo spazio di via Umberto I in un music club d’eccellenza. E non per una sera, ma per sedici anni. Un luogo del cuore per tanti, beneventani e non. Per tutti coloro che amavano un certo tipo di musica il Morgana ha rappresentato ciò che la tana del coniglio era per Alice: la porta di ingresso per un mondo che non pensavi potesse trovarsi lì, a pochi passi da casa. Come è stato possibile? Nel calcio si dice che il direttore sportivo bravo è quello che scova il talento prima della sua esplosione. Ernesto Razzano lo ha fatto – e lo fa – con la musica.
“Ne ho sempre ascoltata tanta. Ricordo i vinili degli zii, poi i cd dei ragazzi più grandi, come si usava in quel tempo che oggi sembra preistoria. Ma è con la partecipazione ai concerti che l’interazione con la musica è cambiata, è diventata più profonda”. Merito anche di Firenze, città in cui Ernesto ha vissuto per anni e dove si è laureato. Uno scorcio di vita raccontato in “Firenze lo sai”, il suo primo romanzo: “Un progetto cui pensavo da tempo, non un racconto autobiografico ma la storia di studenti e lavoratori fuorisede chiamati a vivere una città bella e particolare. E’ andata bene”.
Poi il ritorno a Benevento e il progetto Morgana
“Nulla di programmato, non ero sceso per fare questo. Furono Rosa e Vittorio a chiedermi di dare una mano per lanciare il progetto del Morgana. Capii subito che occorreva ottimizzare la posizione di Benevento, terra di passaggio tra diverse grandi città. Il resto lo hanno fatto i miei gusti e l’intuito”
E ha funzionato
“Tanto del merito va al passaparola. Chi veniva a suonare qui si trovava bene: è stata questa la nostra forma di pubblicità. La migliore possibile perché ci ha concesso di andare oltre quelle che erano le nostre aspettative”.
Gli spazi ridotti non sono mai stati un problema?
“Nei primi anni le band restavano un po’ stupite all’arrivo. Poi tutto è diventato più semplice. La verità è che quello che sembrava essere un punto di debolezza si è poi rivelato il nostro elemento di forza. Si creava un ambiente unico tra chi suonava e il pubblico. E questo per la riuscita del progetto Morgana si è rivelato il punto vincente”.
Lungo l’elenco degli artisti passati per il Morgana e poi ‘esplosi’
“Bisognava arrivare in tempo, prendere il momento giusto. Cogliere l’attimo in cui un determinato progetto musicale era pronto per spiccare il volo. Su questo siamo stati sempre un po’ capaci e anche un po’ fortunati. In alcuni casi è stata davvero questione di mesi, se non di settimane”.
Come nel caso di Calcutta
“Chiudemmo l’organizzazione della serata a ottobre. Nel marzo successivo uscì Mainstream, suo secondo album in studio. Il successo fu immediato e la popolarità di Calcutta crebbe in maniera clamorosa tanto che divenne improponibile tenere il concerto all’interno, come pure era nei patti. Ci spostammo all’esterno ma era il venerdì di Pasqua e c’era la processione per la Via Crucis. E dunque dovemmo attendere e posticipare il soundcheck. Fu il suo primo concerto all’aperto per Mainstream e lo stesso Calcutta se lo ricorda ancora: pochi mesi dopo riempiva l’Arena di Verona”.
Un altro che è passato dal Morgana prima di riempire arene e palazzetti è stato Tommaso Paradiso
“Lui è venuto due volte. La prima con i “Thegiornalisti”, quasi sconosciuti e infatti non ci fu la folla della seconda volta, quando Tommaso Paradiso tornò con uno spettacolo solo voce e piano per il lancio di “Fuoricampo”. Un tour in piccoli club, otto date in tutta Italia”.
E scelse il Morgana. Così come scelse il Morgana Niccolò Fabi
“Una serata magica, nata – per tornare a quello che dicevo io – dal passaparola. Niccolò Fabi aveva scelto di fare un “secret tour”: concerti in piccoli locali e non pubblicizzati se non poche ore prima dell’inizio del live. Scelse il Morgana su suggerimento dei suoi musicisti che avevano già suonato da noi. Quando ci chiamò pensammo a uno scherzo. E invece… Svelato il segreto, ovviamente, si creò subito una grandissima folla”.
Avete un’idea di quanti concerti avete ospitato?
“Sì, un conto lo abbiamo fatto: intorno ai 1200. Migliaia di persone venute a Benevento, penso che anche sul piano turistico il nostro aiuto alla Città lo abbiamo portato”.
E tra questi tanti nomi importanti
“Brunori, i Calibro 35, Levante, Benvegnù, gli Amor Fou, La fame di Camilla con Ermal Meta, Colapesce e Di Martino quando ancora non erano un unico progetto, gli Eva Mon Amour. Mi fermo perché qualcuno comunque lo dimenticherei. E poi ci sono stati anche concerti organizzati da noi in location più capienti: Giovanni Lindo Ferretti, Cristina Donà, Riccardo Sinigallia, Giorgio Canali. Lo stesso Fausto dei Coma Cose venne al Morgana con “Edipo”, progetto musicale precedente a quello con California”.
Un concerto che ricordi particolarmente?
“Sarebbero tanti da citare. Però mi piace pensare ai primi concerti, quelli in cui prendevamo consapevolezza che si stava realizzando nel concreto qualcosa che fino a poco tempo prima era soltanto nella nostra testa”.
E allora ricordiamo il primo concerto
“Nathalie”
Un inizio che ha portato fortuna a entrambi
“Possiamo dire di sì. Nel 2010 vinse ‘X-Factor’, l’anno dopo partecipò a Sanremo”
Rammarico per qualche concerto che non siete riusciti a organizzare?
“Rammarico no: siamo davvero contenti di quello che siamo riusciti a fare. Ricordo però che fummo costretti ad annullare un concerto di Nina Zilli perché a Sanremo ebbe un successo strepitoso e noi eravamo una delle prime date dopo il Festival. Il Covid, invece, ha fatto saltare una bellissima serata già calendarizzata con Giancane e Zerocalcare. Vorrei anche sottolineare un altro aspetto a cui tengo molto”
Prego…
“La cosa più emozionante è stata aver dato a tanti musicisti di Benevento e del Sannio non soltanto la possibilità di ascoltare i loro riferimenti artistici ma anche di entrarci in contatto. In alcuni casi sono nate anche delle belle collaborazioni”.
Con “Eskimo” pensi si possa trovare una continuità col progetto del Morgana?
“Progetto diverso, locale diverso, spazi diversi. Ma il rapporto con la musica non lo abbandoneremo: oltre ai concerti – all’aperto e quando le stagioni lo consentono – abbiamo in programma presentazioni di libri o produzioni. La musica ha tanto da raccontare”.
Prima parlavamo di musica indipendente e alternativa: nell’offerta musicale della Città, se pensiamo ai grandi eventi, possiamo parlare di una mancanza, oggi?
“Per me vanno accontentati tutti. I miei gusti sono noti, ma tutta la musica va rispettata. E’ vero però che una fascia di giovani che ascolta un certo tipo di musica oggi a Benevento non trova l’offerta. Per intenderci: un rapper ha un pubblico ampio di ragazze e ragazzi ma non esiste solo il rap per le nuove generazioni. Un vuoto che forse – per come si sta strutturando – potrebbe colmare il Bct Music Festival”.