POLITICA
Targhe, striscioni e un Palatedeschi pieno. L’ultima di Berlusconi a Benevento: ‘Santo subito’
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“Nessuno può fermarti, nemmeno la Consulta: il Sannio esulta”. Così un Palatedeschi stracolmo di partecipazione e di entusiasmo – la domenica dell’11 ottobre del 2009 – accolse a Benevento Silvio Berlusconi, di nuovo nelle vesti di Presidente del Consiglio in virtù delle elezioni stravinte contro Veltroni nella primavera del 2008. L’ultima volta del Cavaliere nel Sannio, poi solo interventi telefonici. In sala, ad ascoltarlo, tutti i ‘big’ del centrodestra sannita e campano: dal sottosegretario Pasquale Viespoli al senatore Mino Izzo, fino a Nicola Cosentino e Stefano Caldoro, a quei tempi entrambi in lotta per la candidatura a Presidente della Regione.
Per il Premier anche una medaglia d’oro, realizzata da Remo Del Vecchio: “Mille volte grazie”. Nunzia De Girolamo a spiegare le ragioni di quella iniziativa: “Perché in un suo intervento a Milano disse che meritava una medaglia d’oro per ciò che aveva realizzato in Abruzzo. E noi volevamo essere i primi a dargliela” – raccontò l’allora deputata azzurra, organizzatrice della kermesse pidiellina. Organizzatrice promossa: “Sei stata brava, mi ha detto il Presidente”. Dal popolo del Pdl sannita una striscione anche per lei: “Nunzia, il futuro del Sud”.
E non fu un intervento banale, quello di Berlusconi dinanzi ai 5mila del “Palatedeschi”. Non poteva esserlo considerato che in quei giorni a tenere banco era – manco a dirlo – il tema della giustizia. “La Consulta ha smentito se stessa: non è un organo di garanzia, è un organo politico” – le parole in riferimento alla fresca bocciatura del Lodo Alfano. E fece ancora più discutere il duro attacco alla stampa estera: “Sputtana me e il Paese”. Poi tanto Mezzogiorno nei suoi oltre novanta minuti dal palco, intervallati da applausi e cori: “Santo Subito” – urla il “Palatedeschi”. Non mancarono, ovviamente, polemiche e contestatori: “Siamo comprensivi, noi siamo liberali” – la replica del Cav. Quindi i saluti finali, tra la musica di “Menomale che Silvio c’è”, tanti abbracci e una lunga standing ovation. E comprensibile stanchezza: “Anche lui il settimo giorno si riposò” – disse Berlusconi indicando il cielo. Oggi, dopo altri quattordici anni vissuti da protagonista, quel tempo è arrivato anche per lui.