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Storie beneventane – Le tradizioni del Lunedì in Albis
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Gli abitanti della Città, nel giorno di Pasquetta, erano soliti recarsi nella zona vecchia di Benevento, a Santa Clementina, dove vi era una cantina di antico casato, la cantina di Cenza Mucci, che fra le altre cose, era molto rinomata per il buon bicchiere di vino.
Le persone arrivavano da tutti i rioni, vi erano intere famiglie , mamme, padri, bambini, giovincelli e…ragazze da marito in cerca di ambasciate. Chi veniva a piedi e chi in carrozza, ma tutti portavano con sé una cesta piena di ogni grazia di Dio. Le famiglie si sistemavano nei prati intorno alla cantina e dopo poco si pigliavano chitarre e mandolini e tutti iniziavano a cantare e ballare.
All’ora di pranzo si spandevano le tovaglie e vi si poneva sopra tutto quello che stava nelle ceste…vassoi di squisiti salumi, pizze piene, freselle, tortani e pizzo panaro.
Intanto Cenza Mucci iniziava a portare la “minestra ‘mmaritata” con caraffe di aglianico e bianco paesano. Di lì a poco le tovaglie si univano con quelle dei vicini e ognuno faceva assaggiare ad un altro le prelibatezze portate da casa. Iniziavano brindisi, risate e sbattute di mano. Dopo le prime bevute ripartivano più freneticamente le chitarre e i mandolini e ognuno si voleva cimentare a cantare una canzone, mentre tutti ballavano allegramente.
Solo nel tardo pomeriggio qualcuno cominciava ad andarsene, mentre qualche altro non riusciva più ad alzarsi, per il troppo mangiare e bere, restava seduto in mezzo al grano e qualcuno accorreva per dargli una mano. All’ imbrunire, si salutavano i vecchi e i nuovi amici e ognuno, barcollando, si avviava verso casa.
In quel periodo dell’anno si respirava un senso di rinascita che si avvertiva ovunque, dall’aia spazzata e pulita, a mio nonno e gli altri uomini del vicinato che con le loro camice bianche fresche di bucato vi ritornavano a sostare dopo il lungo periodo invernale e lì si scambiavano pareri e consigli.