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Ancora una volta dalla parte sbagliata: il Pd sannita e la “Sindrome di Dario”

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Al gruppo dirigente del Partito Democratico sannita va riconosciuto un “merito”: non è aduso a salire sul carro dei vincitori. Tutt’altro: il più delle volte se ne tiene a distanza, come Superman con la kryptonite.
A volte scientificamente, consapevolmente, persino con lungimiranza. Come nel dicembre 2013 quando le primarie per la segreteria Pd le stravince Matteo Renzi. In tutta Italia ma non nel Sannio dove è stravotato Gianni Cuperlo. Tempo tre mesi e il Rottamatore mette piede a palazzo Chigi: nel suo governo, però, trova spazio – in rappresentanza delle minoranze – proprio Umberto Del Basso De Caro, nominato sottosegretario alle Infrastrutture. “Meglio essere capo di lucertola che coda di leone” – recita la saggezza popolare. A ragione, in quel caso. Trattasi di eccezione, però. Non di regola. Il più delle volte la decisione di viaggiare in direzione ostinata e contraria non paga.
E da queste parti, dicevamo, capita spesso. ”La sindrome di Dario”. I Dem sanniti iniziano a familiarizzare con la sconfitta nel 2009. Conquistando il 53% dei consensi sul piano nazionale, Bersani assume la guida del Nazareno. All’ombra della Dormiente, però, vola in testa Dario Franceschini. Ma il politico ferrarese comprende subito la lezione, rinuncia al ruolo di frontman e indossa le vesti di kingmaker. Non sbaglierà più una mossa. Tanto che di lui si dice oggi quello che Gary Lineker – attaccante ‘cult’ della nazionale inglese negli anni ottanta – disse della Germania: “… alla fine vince sempre”.
Il Pd sannita, invece, non vince quasi mai. Se non quando è impossibile perdere: nel 2007, con le primarie fondative di Veltroni e nel 2017 con Renzi che corre praticamente in solitaria. Poi è una collezione di ko. Ai precedenti già ricordati del 2009 e del 2013 va aggiunto quello del 2019: il popolo del Pd si reca ai seggi e sceglie Nicola Zingaretti come segretario nazionale. Dai gazebo allestiti nel Sannio, invece, emerge la vittoria di Maurizio Martina, candidatura che in giro per lo Stivale supera di poco il 20%.
E poi c’è il 1 marzo del 2015. Data che segna l’inizio delle fortune di Vincenzo De Luca. L’attuale inquilino di palazzo Santa Lucia si aggiudica le primarie per la candidatura a presidente della Regione vincendo ovunque in Campania. Con la solita e unica eccezione: la provincia di Benevento. Qui trionfa Andrea Cozzolino. E mica di poco: all’ex assessore della giunta Bassolino vanno il 70% delle preferenze dei sanniti al voto.
Infine, la cronaca di queste ore. Inizia lo spoglio e subito appare chiaro che Benevento si gioca con Salerno il titolo di provincia più “bonacciniana” d’Italia: lo vincerà. Nel frattempo, però, Elly Schlein ribalta ogni pronostico e diventa il primo segretario donna del Partito Democratico.
E chissà se sulla sua nuova scrivania in via Sant’Andrea delle Fratte, a Roma, la Schlein troverà la stampa di un file excel con i numeri del Beneventano. A De Luca, nel 2015, furono inviati subito. E lui non li ha mai dimenticati.