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Laboratorio per la felicità pubblica, Castagnetti: ““La politica e le istituzioni richiamino le intelligenze migliori dei cattolici”

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Si è svolto ieri, organizzato dal Laboratorio per la felicità pubblica in collaborazione con BASE Benevento, il dialogo in videoconferenza con Pierluigi Castagnetti Presidente dell’Associazione “I Popolari” sul tema: “Il cattolicesimo democratico è un fuoco quando si manifesta in politica”.

Ha condotto il dialogo Ettore Rossi, coordinatore delLaboratorio per la felicità pubblica, il quale ha spiegato che “il cattolicesimo democratico ha bisogno di nuovi interpreti e nuove categorie di elaborazione, considerato il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo. Dobbiamo impegnarci a superare la grande scissione che si è creata tra cultura e politica, appiattiti come siamo su un esasperato presentismo. Come Laboratorio attivo nel Sud sentiamo forte il principio di non appagamento rispetto alla condizione del Mezzogiorno che necessita di un nuovo pensiero per favorirne il riscatto. Un contributo importante poi il cattolicesimo democratico lo deve offrire sul tema di politici che coltivino l’interiorità, la spiritualità, come presupposto per una partecipazione generativa e feconda alla polis”.

Pierluigi Castagnetti in apertura della sua riflessione ha ricordato che i cattolici democrati nella storia del nostro Paese hanno fatto cose importanti che hanno messo in sicurezza la democrazia, per cui oggi non abbiamo nulla da temere, perché la nostra Costituzione è una garanzia per la tenuta dell’assetto democratico. Anche i vincoli esterni offerti dall’appartenenza all’Unione Europea, grazie allascelta lungimirante di De Gasperi, ci fanno da scudo. Ma come cattolici non siamo autorizzati ad essere pessimisti anche se viviamo un momento di difficoltà politica. Rispetto alla questione del Mezzogiorno “penso ad una situazione in cui il ruolo dei cattolici ha determinato sì risultati positivi ma non soddisfacenti. Bisogna tornare a pretendere che i problemi del Sud d’Italia siano rimessi al centro”. Chi fa politica nel Mezzogiorno, però, non deve privilegiare il ruolo del potere ma quello del pensiero.

Castagnetti ha continuato facendo rifermento a figure importanti del cattolicesimo democratico come Fanfani e Moro che ci hanno insegnato la capacità di stare nel proprio tempo con l’intelligenza degli eventi che i cattolici propongono. In risposta alla sollecitazione sulla spiritualità. Castagnetti ha ricordato quanto aveva scritto Max Weber che invitava quelli che fanno politica a credere in qualcosa, “altrimenti non fate politica, perché quando non si crede in niente si è disposti a credere a tutto”.

A partire dagli anni della Thacher e di Reagan vi è stata nelle nostre società occidentali una regressione dal noi all’io. Non ci si è più accontentati che il capitalismo fosse una regola economica ma anche un pensiero i cui valori di riferimento sono l’individualismo, l’edonismo, il successo, il denaro. Noi oggi siamo dentro questa trasformazione. Se oggi ci sentiamo sconfitti è perché abbiamo sbagliato nel non capire questa trasformazione della società.

Ecco allora la necessità per la politica e le istituzioni di richiamare le intelligenze migliori dei cattolici, perchè oggi ne sono fuori. Dobbiamo sentire il dovere di produrre pensiero e cultura. “I cristiani – ha spiegato Castagnetti – non possono stare sugli spalti ma dentro il tempo”. E la Chiesa, in questo senso, deve assumersi il compito di preparare una cultura. “Se l’umanità vuole emanciparsi dalla disumanità, deve ritrovare un senso per la vita delle persone. Dobbiamo curare la società”.

Castagnetti ha riservato una riflessione finale al tema della guerra, rispetto alla quale ha richiamato l’urgenza di coniugare la profezia con l’intelligenza della storia: “Siamo dentro il tentativo di bloccare l’aggressore, ma contemporaneamente bisogna creare dei collegamenti e dei dialoghi”.

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