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A Torrecuso è guerra a piccioni e colombi
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Lotta ai piccioni e ai colombi nel centro storico di Torrecuso, dove il sindaco Angelino Iannella ha firmato un’ordinanza per placare la proliferazione dei volatili, che costituiscono – alle stregua della letteratura scientifica a riguardo, come spiegato nell’atto dello scorso 21 marzo – “motivo di seria preoccupazione igienico-sanitaria per l’elevato rischio di trasmissione all’uomo, direttamente e per il tramite degli animali domestici, di malattie infettive e parassitarie”.
Per questa ragione, il sindaco ha ordinato il divieto di alimentare colombi e piccioni urbanizzati presenti allo stato libero sul territorio comunale e di rilasciare sul suolo pubblico e privato mangimi e granaglie. Così come è vietato, allo stesso modo, lasciare scarti e avanzi alimentari e comunque cibi destinati a cani e gatti randagi.
Non solo: l’accumulo di guano (concime naturale risultante da escrementi di uccelli) – oltre alla proliferazione di germi patogeni – costituisce grave pregiudizio per il patrimonio monumentale e architettonico, oltre che edilizio, della cittadina sannita, compromettendone l’estetica e la stessa integrità.
Il primo cittadino ha dunque obbligato i proprietari di edifici esposti alla nidificazione e allo stanziamento dei volatili a mantenere perfettamente pulite le aree private sottostanti i fabbricati e le strutture interessate dalla presenza di animali. L’invito ai concittadini è anche quello di provvedere alla chiusura delle piccole cavità atte alla sosta degli uccelli con diaframmi in muratura o reti; di schermare con adeguati mezzi ogni accesso dove possono nidificare; di installare dissuasori sui punti di posa come cornicioni, terrazzi, pensiline e davanzali.
L’obiettivo dell’ordinanza è, infine, quello di essere utile a contrastare la diffusione di animali nocivi, come ratti e blatte, e di evitare la scoperta, come accaduto negli ultimi tempi, di carcasse di colombidi, deceduti presumibilmente per effetto della deprecabile e peraltro vietata pratica di collocare esche avvelenate.