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Opinioni

Articolo su Maccio Capatonda che viene a Benevè

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Un tale che dice di chiamarsi Marcello Macchia, ma che tutti chiamano Maccio Capatonda è venuto ieri 24 giugno a Benevè, al BCT, a presentare un libro che si chiama, pensate un po’, Libro e che ha in copertina la foto dell’autore del libro che regge il suo libro.

Si può fare una presentazione di un libro intitolato Libro senza leggere una riga del suddetto libro, neanche fossimo al Premio Strega nella città delle streghe? La presentazione non era infatti una presentazione, nonostante all’inizio abbiano fatto una presentazione davanti ai tanti presenti (magari faranno un’assentazione per gli assenti). 

In realtà era un’intervista e lo si capiva perché sul palco c’era un’intervistatrice che intervistava, a vista,  l’intervistato, cioè Maccio. Donna chiaramente insensibile poiché costringe lo Spielberg di Chieti a scavare nei suoi traumi infantili, come farsi pulire il sedere dalla mamma, segno evidente che la vita, per dirla con Mariottide, è una vera melma. Dopo aver rassicurato il pubblico sul fatto che con gli anni ha imparato a pulirsi autonomamente e che è disposto tranquillamente a ricambiare il favore alla madre quando sarà il momento, Capatonda racconta alle genti il suo rapporto con il cinema.

All’inizio luogo indigesto, cui era condotto a forza dai sadici trasmettitori di geni,  che sortiva gli stessi  effetti  soporiferi di Giggi Marzullo, poi con Ritorno al futuro, la scoperta di un modo per cambiare la realtà ed immergersi in un mondo più stimolante di Chieti, nota come la Benevè d’Abruzzo, prima che la speculazione edilizia estiva spostasse il Sannio in ridenti località come San Salvo, Vasto o Campomarino. Il giovane Macchia si munisce dunque di telecamera  con tanto di zoom a mano e invece di aprirsi un blog o un sito di denuncia, come è d’uso da queste parti, inizia a filmare gli amici e a realizzare i primi corti, inserendo amici e parenti, come se dovesse fare voti per le elezioni comunali. 

Tutte cose che trovate scritte in Libro, ma che siccome che i fanzi di Maccio e gli spettatori di Ntr24  si guardano solo i videi perché si stancano a leggere vi abbiamo riassunto, così risparmiate di comprare Libro, ma non ditelo a Maccio, taccagnoni!. Tranquilli ci sono stati anche i videi: dal Carosello alle telenovelas, alle parodie delle serie medical e del giornalismo d’assalto,  si possono trovare  tranquillamente aggratis su Youtube, ma vederle con Capatonda è un’altra cosa: innanzitutto ci ha rassicurato sul fatto ch le ha fatte lui e che non era fatto quando le ha fatte e già questo è un fatto.

Poi ci ha spiegato, intervallato dalle campane serali del Duomo, sulle quali irrompeva Padre Maronno coi tipici “maronna”, che la Capatonda di Maccio, in arte Marcello, prende un po’ dalla realtà, un po’ dalla sua fantasia, un po’ dall’overdose di linguaggio televisivo e un po’ dal caso,  raccontandoci aneddoti da cui traggono ispirazione alcuni suoi tormentoni di successo, ma non sto qui a dirli, perché se volevate sentirli dovevate almeno prendervi la briga di venire all’Arco del Sacramento.

Ultimi passaggi sui suoi due film e sull’idea che hanno in comune: mettere sullo schermo i paradossi dell’italianità e il modo in cui la tv ce li racconta. Filone ormai esaurito, per cui per la prossima estate ci aspetta un terzo film, con cambio di  poetica. Forse Herbert Ballerina vestito da suora con Maccio Papatonda e un cammeo di Paolo Sorrentino nella parte del piccolo Riccardino Fuffolo?

In tutto questo però non ho neanche fatto in tempo a farmi fare sul libro intitolato Libro una dedica con scritto “dedica” o una firma con scritto “firma”. È uno schifo, Antò!

PS per il direttore  Filippo Feleppo: veramente vuoi pubblicare pubblicamente in pubblico questa roba? “E se poi te ne penti?”

(Guido Bianchini)

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