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ECONOMIA

“Benevento non ha bisogno di altri centri commerciali, ma rilancio il commercio di vicinato”

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“La possibilità del nuovo insediamento di un polo commerciale in zona San Vito, al momento autorizzato dal Comune di Benevento, che segue la nascita di un ulteriore polo in zona Capodimonte, pone con estrema emergenza la nascita di un dibattito pubblico.

Per le forze sociali, politiche e produttive di questo territorio – scrive l’associazione ‘Civico 22’ – è più che mai urgente assumere una posizione in relazione all’idea e alla visione di città, immaginando nuove forme di crescita e di sviluppo sostenibile che assumano la qualità della vita dei suoi abitanti come priorità.

Di nuovo, invece, il dibattito impostato dalla amministrazione uscente si appiattisce sulla necessità dell’arrivo di grandi insediamenti della grande distribuzione, come se questi continui arrivi ed aperture siano una soluzione per lo sviluppo economico, nonostante i dati sull’incremento della disoccupazione giovanile dicano il contrario nei luoghi in cui i centri commerciali hanno preso il posto del commercio diffuso.

La domanda da porsi – prosegue la nota – è innanzitutto se i nuovi posti di lavoro, che con ogni probabilità seguiranno la logica del precariato e dei contratti a termine, siano direttamente proporzionali ai posti di lavoro che si perderanno sul medio e lungo periodo, a causa di un impoverimento della piccola imprenditoria locale, che, al contrario, pur potendo essere la vera matrice di sviluppo per un territorio vivace di un’area interna, soffre nei fatti di un continuo disinvestimento pubblico e privato.

Viene da chiedersi se l’insediamento continuo di grandi poli commerciali alle porte della città non determini, nel medio e lungo periodo, un peggioramento della qualità di vita dei suoi cittadini, in termini di viabilità, di consumo di suolo, inquinamento dell’aria – su cui siamo già in sofferenza – a causa di un modello di sviluppo che incentiva l’utilizzo delle automobili e abitudini di acquisto poco salubri. 

In definitiva, ciò che non viene adeguatamente preso in considerazione, in termini di analisi di costi-benefici, è se i benefici immediati non determinino nel medio-lungo termine ricadute decisamente più negative in termini economici, sociali, ambientali, con un generale depauperamento del territorio e l’annichilimento delle sue forze produttive.

Noi crediamo che oggi un’amministrazione comunale – spiega Civico 22 – debba investire su una visione di città che abbia la sua priorità nel rilancio delle forze produttive e commerciali territoriali, un rilancio che abbia come ricaduta il miglioramento complessivo della qualità di vita ed una migliore redistribuzione dei redditi.

È il momento di fare scelte inverse rispetto al mainstreaming già fallimentare sperimentato da tante piccole città che hanno rinunciato all’affermazione della loro identità per rincorrere modelli omologanti, è il momento  di considerare strategico per la città il ruolo, la qualità, la quantità del commercio di vicinato, non solo per una funzione economica rilevante delle nostre piccole imprese ma anche per la dimensione sociale e di servizio che questo tipo di commercio spesso svolge nei diversi quartieri della città e verso le categorie più fragili. In questa fase di crisi aggravata dall’emergenza sanitaria, una rivitalizzazione del commercio locale può diventare volano per tessere nuove relazioni sociali, più comunitarie e di mutuo aiuto. Senza considerare che una città più aperta e più vissuta è una città non solo più vicina e più attenta ai bambini, ai ragazzi e agli anziani, ma anche una città più sicura. 

Civico 22 crede che oggi un’amministrazione davvero in linea con i trend dello sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 debba stringere un patto con tutte le Associazioni di Categoria per una politica delle attività produttive che sia partecipata e condivisa, innovando i modelli di aggregazione e di rete tra i piccoli commercianti. Può essere un esempio l’esperienza dei “centri commerciali naturali”, la valorizzazione di spine commerciali diffuse sul territorio, a partire dal Centro Storico, che dovrebbe restare per la sua bellezza ed importanza un fulcro commerciale e spazio di crescita culturale della città.

I centri commerciali naturali – conclude Civico 22 – sono veri e propri spazi integrati per il tempo libero e le relazioni tra piccoli commercianti e consumatori, possono integrare aspetti di marketing territoriale, attrattori turistici e sviluppo di infrastrutture “light”, come le wi-fi zone, le piste ciclabili, la mobilità elettrica e le corsie per le passeggiate, gli spazi infanzia e gli spazi per adolescenti.

Una città già in ginocchio non ha bisogno di nuovo traffico automobilistico e nuovi mega contenitori fuori città, abbiamo bisogno di dare centralità a noi stessi, alle nostre forze, al nostro ben vivere”.

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