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La storia del piccolo Mirko, neonato di 28 giorni: torna finalmente a casa dopo il covid di mamma Annamaria

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“Mi chiamo Mirko Natale, sono nato il 5 novembre di un anno che tutti dicono da dimenticare, il 2020, l’anno della pandemia, del distanziamento sociale, delle mascherine, l’anno che ha visto protagonista un male invisibile chiamato COVID. Ma per me che sono venuto al mondo da meno di un mese non è così: il 2020 è l’anno che mi ha donato la vita, il calore del petto della mia mamma, lo sguardo amorevole del mio papà, il sorriso innamorato del mio fratellino Kevin e l’affetto di tutte le persone che ancora non ho potuto conoscere ma che mi hanno accolto da Re”.
Inizia così la lettera che una coppia di sanniti, Pancrazio Natale e Annamaria Falco, ha inviato alla nostra redazione per raccontare la loro esperienza al ‘San Pio’ per la nascita del loro secondogenito in un periodo difficile come quello dell’emergenza sanitaria da coronavirus.
“Ho deciso che è questo che voglio ricordare del 2020…anche se il COVID mi ha aspettato al varco, risparmiando me ed il mio fratellino ma non i miei genitori. Oggi però dopo 28 giorni siamo stati “liberati” e io finalmente posso affacciarmi davvero alla vita e conoscere quello che chiamano mondo.
Ho deciso di dedicare questo primo giorno di “libertà” per dire la mia prima parolina, GRAZIE! Una parola che i grandi troppo spesso fanno fatica ad usare e non capisco perché, è una parola così ricca che sicuramente riempie il cuore di chi la riceve. Il mio GRAZIE va a chi non ha fatto mai sentire soli me e la mia mammina che ha scoperto di essere positiva al Covid il giorno prima del ricovero.
A causa di ciò non siamo stati accolti nell’Ospedale dove sarei dovuto nascere ma per fortuna un’altra porta ci è stata aperta, quella del Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliera San Pio di Benevento. Qui siamo stati accolti con tutte le cure e le attenzioni più preziose e anche se da sola, la mia mamma non è mai stata veramente sola ed anche se a causa dei dolori del taglio non ha potuto subito prendersi cura di me ho trovato altre braccia materne che lo hanno fatto.
Quella che racconto oggi è quindi una storia d’amore, la prima sperimentata nella mia brevissima esperienza di vita, amore gratuito, attenzioni, sguardi e sorrisi che seppur nascosti da mascherina, visiera, e occhialini sono arrivati tutti a riscaldare soprattutto il cuore spaventato della mia mammina e ad accogliere me.
Insieme a mamma Annamaria e papà Pancrazio diciamo GRAZIE a voi: Annalisa, Tiziana, Maria, Iolanda, Annamaria, Carmen, Giovanna (ostetriche e infermiere del nido) Dott.ssa Rubino, Monia, Antonietta (staff in sala operatoria) Dott. De Rosa ed Enrico (staff in ambulanza).
Perdonatemi se ho dimenticato qualcuno, ma sono ancora piccino e posso aver fatto un po’ di confusione. Vi assicuro però che anche se qualche nome avrò potuto dimenticarlo quello che non potrò dimenticare sono gli sguardi ed i sorrisi di chi mi ha aiutato a venire al mondo in un mondo un po’ in ginocchio ma che può risollevarsi e ripartire anche grazie a persone come quelle che ho incontrato io”.