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Messa in sicurezza dei fiumi, Ruggiero (Pd) attacca la Provincia e chiede chiarezza

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“In queste ultime settimane abbiamo più volte ascoltato il Presidente della Provincia, Antonio Di Maria, affermare che interverrà con estrema decisione sulle problematiche idrauliche del reticolo fluviale di competenza della Provincia. Naturalmente il tutto contornato da foto di gruppo per l’anniversario dell’alluvione che colpì gravemente il Sannio e la città di Benevento il 15/19 ottobre 2015. La foto ricordo, insieme con il Presidente dell’ASI Barone, è stata scattata alla confluenza fra il Tammaro e il Calore, precisamente in zona ASI paradossalmente a 330 m di distanza e a soli 6 metri di dislivello dal sito in cui è previsto la realizzazione di un impianto per il trattamento di rifiuti organici per una quantità di 110.000 tonnellate annue”. Così in una nota il consigliere provinciale del Pd, Giuseppe Antonio Ruggiero.

“Bastavano questi numeri per comprende una scelta tanto inopportuna – spiega – ed invece è dovuta addirittura venire a certificare il tutto l’Università del Sannio, che per fortuna ha lavorato almeno a spese del proponente dell’impianto. Ma di idiozie se ne sono ascoltate e lette tante in questi giorni, come quella secondo la quale la Provincia di Benevento dovrebbe intervenire in somma urgenza su quell’area per metterla successivamente in sicurezza. Peccato che da circa cinque anni non si siano più verificati allagamenti, opportunità che avrebbe permesso di programmare interventi in regime ordinario e non di ricorrere alla procedura della somma urgenza, o dell’urgenza, che invece sono utilizzate in caso di calamità, a meno che non si abbia intenzione di inventarsi l’ennesima procedura ristretta e negoziata.

In realtà – sottolinea – sui fiumi c’è ben poca cosa se si pensa che l’unico intervento finanziato è quello previsto alla confluenza fra i Fiumi Sabato e Calore alla località Pantano, mentre altri interventi per circa 1.700.000 euro sono attualmente postati sul bilancio 2021 del piano triennale delle opere pubbliche, quindi a bilancio ancora da farsi. Eppure stranamente sono in pochi a vedere il vero problema di quell’area, che più che il Fiume Calore risulta essere il fiume Tammaro, che per fortuna può contare a monte sulla presenza della diga di Campolattaro. Basti pensare che la quota che il Tammaro raggiunge alla località Calise, distante 15 km da Benevento, il Calore la raggiunge dopo circa 36 Km in prossimità di San Mango sul Calore. Il Tammaro è un fiume del tutto abbandonato, il cui percorso è stato estremamente modificato dall’alluvione, con attraversamenti inconsistenti dal punto di vista idraulico e il cui letto presenta un estrema quantità di materiale litoide che andrebbe asportato. Una situazione che potrebbe diventare nuovamente esplosiva soprattutto per l’area ASi, che se realizzata oggi certamente non troverebbe più allocazione in quel sito a meno di massicci interventi sul reticolo idrografico che l’attraversa.

Fra qualche giorno – aggiunge – le aziende del comparto consegneranno alla Provincia un modello idraulico che evidenzia gli scenari post alluvionali a seguito anche degli interventi effettuati dalla Provincia nel 2016, quelli si in piena emergenza, e che aiuterà l’autorità idraulica a programmare i futuri interventi su un corpo idrico che, quando in piena, corre molto velocemente prima di gettarsi nel Calore alle porte della città capoluogo. Invece l’attuale amministrazione provinciale si inventa interventi con concessione  all’utilizzo di materiale litoide per circa cinque milioni di euro. Eppure nessuno ha mai visto un’autorizzazione dell’Autorità di Bacino, ente preposto alla regolamentazione e gestione dei sedimi, nessuno ha mai visto una nota della Regione Campania, essendo proprietaria del materiale litoide da asportare in quanto facente parte del demanio regionale, e nessuno ha mai potuto leggere qualche analisi dell’ARPAC, essendo il materiale presente nel Calore, ad esempio, altamente inquinato come evidenziato nelle molteplici inchieste che hanno riguardato il Sannio negli ultimi anni.

E’ evidente – conclude – che un’operazione del genere se non regolamentata anche da normativa regionale e coordinata con diversi enti resta solo una fantasia dell’autorità idraulica preposta, in questo caso la Provincia di Benevento, da sbandierare ad ogni campagna elettorale come accade ormai da cinque anni”.

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