CRONACA
Truffa e intestazione fittizia di beni: arrestato 56enne. Sequestrati conti e società

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Nella mattinata odierna, all’esito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, personale della Questura e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Benevento, ha eseguito una misura di custodia cautelare in carcere, disposta dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Benevento, su richiesta della Procura, nei confronti del 56enne sannita Nicola Panella, residente a Montesarchio, per associazione a delinquere, trasferimento fraudolento di beni, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, indebita compensazione (10 quater D. Lgs. 74/00), nonché un decreto di sequestro preventivo di 7 società, comprensive degli asset aziendali, di beni strumentali, di beni mobili e immobili alle stesse intestate – con sedi legali ed unità operative a Roma, Firenze, Prato, Benevento, Montesarchio, Apollosa e nelle provincie di Verona, Aosta e Terni, operanti nei settori alberghiero, della consulenza tecnologico informatica, dei rifiuti, del noleggio autovetture, del commercio di prodotti petroliferi e della fabbricazione di mobili – tutte riconducibili all’arrestato, per un valore di oltre 3 milioni di euro, oltre ad un immobile fittiziamente intestato ad un’indagata ma riconducibile al fermato.
Inoltre, è in corso di esecuzione un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, per un valore di 1.059.858,76 euro relativo a depositi bancari, titoli finanziari, beni mobili ed immobili nella disponibilità di 4 società a Responsabilità Limitata nonché dei legali rappresentanti, nonché un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente per un valore di 1.291.605,59 euro per due truffe perpetrate a danno dello Stato per l’erogazione di contributi pubblici.
Il provvedimento è stato adottato al termine di una complessa e articolata attività d’indagine, svolta da personale della Squadra Mobile di Benevento e da militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Benevento, all’esito della quale son stati deferiti in stato di libertà anche altre 17 persone, a vario titolo coinvolte, per i medesimi delitti di associazione per delinquere (416 c.p.), trasferimento fraudolento di beni (512 bis), truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, indebita compensazione (10 quater D. Lgs. 74/00) ma anche per il reato di favoreggiamento personale finalizzato alla elusione delle attività di investigazioni condotte nell’ambito delle presenti indagini preliminari, sul punto sono in corso ulteriori accertamenti anche per verificare la esistenza di illecite rivelazioni di segreti di ufficio.
L’attività investigativa, indirizzata sin da subito nei
confronti dell’arrestato, pluripregiudicato ed
elemento di spicco della criminalità operante nella Valle Caudina, ha consentito di acquisire gravi indizi in ordine ad una operazione sistematica di intestazione
fittizia di società, beni immobili e mobili posta in essere dall’uomo,
finalizzata ad eludere le disposizioni di legge in materia di misure di
prevenzione patrimoniali.
La ricostruzione puntuale delle singole vicende –
su indicazioni documentali logicamente corroborate dall’esame delle risultanze
patrimoniali degli intestatari fittizi e narrativamente sostenute dalle
intercettazioni delle conversazioni intervenute tra l’arrestato e i diversi
soggetti (collaboratori, familiari o altri imprenditori) che con lui
colloquiavano per motivi attinenti ai fatti contestati – ha evidenziato la natura fittizia di tutti i trasferimenti oggetto delle
contestazioni.
I trasferimenti operati, lungi dal costituire il frutto
di genuine operazioni societarie e commerciali, hanno rappresentato solo lo
schermo dietro il quale l’arrestato, dopo lunga detenzione e successiva
sottoposizione alla misura di prevenzione personale della sorveglianza
speciale, effettivo dominus delle aziende
materialmente gestite, ha tentato di porre al riparo le sue imprese e i suoi
beni, immobili e mobili, dai rischi di una possibile confisca di prevenzione,
potendo a tal fine confidare sulla compiacente collaborazione prestata da
diversi soggetti, appartenenti alla sua cerchia familiare, amicale o
lavorativa.
Le operazioni
eseguite, infatti, sono o prive di ragionevolezza economica o contrastanti con
emergenze documentali o, ancora, smentite dal contenuto delle conversazioni
intercettate, lette al lume delle disponibilità patrimoniali dei protagonisti.
L’indagine ha
evidenziato così come gli interessi criminali dell’arrestato
si siano spostati verso un’attività criminosa più “raffinata” e redditizia,
finalizzando la gestione delle sue società all’arricchimento personale
attraverso guadagni non dichiarati né tracciabili.
L’elevatissima disponibilità economica di cui l’indagato dispone
inevitabilmente lo ha indotto ad utilizzare meccanismi interpositori per creare
una realtà imprenditoriale apparentemente “terza”, non a lui attribuibile, al
fine di blindare il “suo” patrimonio concretamente aggredibile con misure
ablative di prevenzione.
La delimitazione degli ambiti
privilegiati di attività delinquenziali, non quelle tradizionali, poste in essere
oggi sul territorio caudino dall’arrestato, non ha intaccato il suo prestigio criminale, egli ancora
si accredita come un effettivo, temibile ed “autorevole” centro di
potere criminale con capacità attuali di penetrazione e di diffusione: i
soggetti che a lui si relazionano sono totalmente a lui asserviti e non in
grado di contrapporre valide difese.
L’arrestato ha così imposto la propria presenza ramificando e
diversificando la propria attività nel territorio caudino, da quella economica
a quella sociale e assistenziale.
In questo diverso modo ha consolidato maggiormente il
controllo del territorio caudino che in passato aveva affermato non solo
attraverso la commissione di una serie di reati in maniera particolare contro
il patrimonio e di traffico di stupefacenti. L’attività
investigativa ha consentito di acquisire gravi indizi in ordine a come
l’arrestato, rigenerandosi come “imprenditore”, abbia eretto un sistema
economico “illegale”, che invade e corrompe l’economia regolare, alterandone il funzionamento,
bloccandone la crescita e pregiudicando il tessuto produttivo “sano”
del territorio di Montesarchio, così favorendo anche rapporti di contiguità e
collusione, variamente definiti, dove il tessuto produttivo sano e
“l’impresa criminale” si sfiorano, si incontrano, si sovrappongono,
dove le attività legali nei contenuti diventano illecite nelle modalità di organizzazione e gestione.
Emblematica in tal senso è la gestione del servizio di accoglienza ai cittadini
stranieri richiedenti protezione internazionale presso una struttura recettizia
di Apollosa. Tali attività,
appetibili soprattutto se finanziate da politiche pubbliche e sussidi ad hoc, e di sicura espansione
economica, che permettono di realizzare elevati profitti “leciti”, corroborano
ulteriormente la forte capacità “imprenditoriale” dell’indagato nel costruire i
propri centri di potere e nell’individuare nuove opportunità di guadagno,
opportunamente e velocemente reinvestito poi in altri mercati illegali. Il mancato rispetto di normative e regolamentazioni (oneri fiscali,
contributivi ecc….), inoltre, gli
consente di prevalere, con prezzi più bassi, qualità scadente del
materiale, forza lavoro in nero o ad intermittenza, eliminando anzi sovrastando
i vari competitors.
Inoltre, gli esiti delle numerose conversazioni intercettate, in uno alla documentazione acquisita, oltre il materiale probatorio relativo alle singole vicende investigate, hanno consentito di acquisire gravi indizi in ordine all’esistenza, tra l’arrestato ed altri indagati, di una associazione organizzata sulla base di regole criminali attraverso automatismi criminali collaudati, ben strutturata, che ha operato in maniera sistematica per la commissione di reati di truffa aggravata ai danni dello Stato, di dichiarazione fraudolenta mediante artifici, di indebita compensazione e in genere di reati contro l’economia, con una netta ripartizione dei ruoli tra i sodali.
Le condotte delittuose sono state poste in essere attraverso operazioni societarie e finanziarie, realizzate anche grazie all’apporto di professionisti, afferenti la gestione di molteplici società, la maggior parte delle quali riconducibili al principale indagato ed – in concreto – non operative ma utilizzate precipuamente per finalità elusive o per la fittizia assunzione di personale.
Un episodio emblematico delle modalità operative particolarmente elaborate dal gruppo criminale investigato è quello emerso in relazione alle due condotte di truffa contributiva, laddove uno degli indagati, dimorante in Svizzera, provvedeva a portare in Italia in contanti parte delle somme erogate per il finanziamento pubblico, pari a circa 600mila euro in banconote di franchi svizzeri, per la distribuzione tra i coindagati.
Nella fase preliminare di esecuzione del provvedimento di sequestro sono stati già individuati nella disponibilità del legale rappresentante, numerose possidenze immobiliari e/o mobiliari registrate, autovetture e disponibilità finanziarie afferenti a conti correnti e rapporti finanziari. È stata sequestrata allo stato la somma di 100mila euro in contanti; la ricerca del denaro è stata effettuata anche con l’impiego di idonea strumentazione tecnica fornita dal Servizio Polizia Scientifica della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, nonché con l’ausilio di unità cinofile “cash-dog” della Guardia di Finanza specializzate nella ricerca e nel rinvenimento di denaro contante.
Sono altresì in corso di effettuazione, presso vari Istituti di Credito, sistematiche operazioni di ricerca finalizzate all’individuazione di disponibilità bancarie e/o finanziarie che saranno sottoposte a sequestro, sino alla concorrenza del tributo evaso.
L’operazione, che ha visto il coinvolgimento di circa 130 appartenenti alle forze dell’ordine, oltre a quelli della Questura e del Comando Provinciale della GDF di Benevento anche personale del Reparto Prevenzione Crimine della Polizia di Stato di Napoli e Bari, unità cinofile dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Napoli, personale del Compartimento Polizia Postale di Napoli, personale del Nucleo PEF e dei Reparti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Benevento, è ancora in corso: sono oltre 50 le perquisizioni che si stanno eseguendo su tutto il territorio nazionale.