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CULTURA

“U Virus a Curona”, dal Sannio una canzone per far sorridere e riflettere

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Tutti a cantare, suonare, a issare il tricolore sui balconi, ma ecco la curiosità che arriva dalla Valle Vitulanese e precisamente da Vitulano con Fabrizio Cusani de ‘I Trementisti’ che ha scritto un testo di canzone proprio su questo momento particolare.

Un audio che in questi giorni sta su tutti i cellulari della gente ma che sicuramente, nei prossimi mesi, sarà richiesta nei concerti de ‘I Trementisti’.

“Il 13 marzo, la mia vicina di casa, “Giustinella”, – ci spiega Fabrizio Cusani – ha lanciato l’idea di una “balconata musicale”, da fare il giorno dopo alle ore 12, per incontrarci, distrarci un po’ e intrattenere i bambini del vicinato. Ho scritto un testo di getto per raccontare la situazione, le limitazioni che stiamo vivendo e sul fatto che la musica dai balconi è un potentissimo mezzo per avvicinarci. Ho registrato con mia moglie Alessandra, rigorosamente in casa, in stile quarantena, con lo smartphone, e ho inviato il brano, “U Virus a Curona”, ai vicini di casa e ai familiari per cantarla insieme all’indomani. A quanto pare, il brano, è stato condiviso, ha girato su whatsapp e sta “infettando” in modo divertente e benefico il web, più del virus che ci costringe a casa”.

Ed ecco che ci spiega il brano: “La musica del brano è di una tipica canzone dal titolo “A Machina a Vapore”, da vent’anni nel repertorio dei Trementisti (già, perché quest’anno i Trementisti compiono vent’anni). Il testo descrive il momento; quello che tra qualche mese sarà solo un lontano ricordo e che è bene che resti simpaticamente nella nostra memoria: le mascherine in volto, le saracinesche abbassate, i negozi, le pizzerie, le chiese e i mercati chiusi, il campionato di calcio interrotto e soprattutto l’ordinanza che ci raccomanda di stare chiusi in casa e ci consiglia vivamente di non tenere rapporti ravvicinati: via gli abbracci, i baci, via i saluti per una ventina di giorni. Ma si descrive anche l’esplosione di creatività che contraddistingue noi Italiani del sud, dunque le balconate musicali e la diffusione incredibile su wapp e sui social di brani, gag e scenette ironiche tese a sdrammatizzare il momento, alcune davvero intrise di grandissima genialità. Insomma – afferma Cusani – u “Virus a Curona” descrive con ironia e accenti sdrammatizzanti proprio la sua genesi, il perché è nata.

Il messaggio che mi piace lanciare è di non drammatizzare la situazione, di non ricercare chissà quali siano le cause di tutto ciò ma di vivere con interesse questo esperimento sociale che stiamo conducendo. Evitando i contatti per un breve periodo il virus scomparirà! L’idea di essere tutti coinvolti in una sfida collettiva, di remare nella stessa direzione, lo stare in famiglia chiusi in casa, per molti, vorrà dire anche riappropriarsi del tempo da condividere con i propri figli, cucinare con cura, fare lavoretti in casa, rimettere ordine in cantina e dentro sé stessi. Tutto ciò ci offrirà certamente degli spunti di riflessione e ci farà riabbracciare la vita, a emergenza passata, con maggior entusiasmo.

A questo riguardo mi piace ricordare che il termine “crisi”, deriva dal verbo greco κρίνω: “separare”, appunto. Il verbo era utilizzato in riferimento alla “separazione” della granella del frumento dalla paglia e dalla pula. Ecco, sarà il caso, alla fine di questa crisi, – dichiara Cusani – tenere alle spalle le cose che non hanno funzionato a livello globale, (vedi carenza di posti letto in terapia intensiva e tagli alla sanità pubblica in termini di risorse, strutture e lavoratori, vedi auto sufficienza nella produzione di mascherine, materiale sanitario e generi di tipo strategico che dovranno essere prodotti all’interno dei confini nazionali ) e marcare l’accento sul senso di solidarietà e di comunità di cui stiamo dando, tutti, gran prova”.

Da qui le conclusioni: “Vorrei chiudere con una considerazione divertente: con le pizzerie chiuse è andato a ruba il lievito di birra nei supermercati, come l’amuchina risulta introvabile! E’ questo il segno che, davvero la Pizza, anche quella fatta in casa, è qualcosa di irrinunciabile per noi Italiani”.

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