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Scuola

“Coltivate il senso critico sulla storia”, Franco Di Mare incontra gli studenti del ‘Rummo’

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Questa mattina il liceo “Rummo” di Benevento ha avuto l’onore di ospitare Franco Di Mare, giornalista di rilievo, scrittore, volto noto delle emittenti RAI. Lo hanno accolto la dirigente Annamaria Morante e la giornalista Enza Nunziato, che ha moderato l’incontro e commentato il libro Sarò Franco: manuale di sopravvivenza civile tra disincanto e speranza edito da Feltrinelli.

In ossequio al titolo il giornalista ha esordito richiamando la necessità per un giornalista, e particolarmente per i giovani che si approcciano alla realtà, a viverla e rielaborarla, ma conservando una onestà intellettuale di fondo con cui veicolare informazioni e comunicazioni. “Non esiste la verità assoluta”, rimarca Di Mare, “ma abbiamo la possibilità e l’opportunità di operare scelte critiche”. Non è perseguibile la verità oggettiva, dice, ma possiamo far valere l’etica della verità, seppure veicolata attraverso la posizione che intendiamo mantenere .

La premessa ha introdotto i temi che il giornalista ha a cuore di diffondere presso i giovani che, per età e inesperienza, hanno bisogno di modelli educativi. “Coltivate la memoria” è il monito, ma sappiate distinguere tra memoria buona e memoria cattiva. “Anche la memoria non è oggettiva, e tenere in vita i cattivi idoli non è cosa buona”, precisa Di Mare. Poi cita Helga Schneider e il suo libro Il rogo di Berlino a testimonianza di quanto sostiene: è la storia di una donna che ritrova sua madre alla fine della seconda guerra mondiale, ma è capace di abbandonarla quando scopre che la madre è stata una SS e che ha amato il suo ruolo, tanto da volerle fare dono della sua divisa.

Non si può restare inermi davanti alle mostruosità della storia. “Non è un derby la storia”, non si può prendere parte per l’una o per l’altra parte a cuor leggero. Non si possono mettere sullo stesso piano, sottolinea lo scrittore, gli ebrei passati per le fornaci e i loro carnefici, pena i ricorsi storici. Moralità e mostruosità vanno scisse. Le leggi non sono sempre giuste e occorre avere il coraggio della disobbedienza per non fare come quel tale che, racconta lo scrittore,ai tempi delle leggi razziali del 1938, anziché aiutare il suo amico ebreo, gli chiese in regalo i suoi stivali di cuoio perché, tanto, “prima o poi sarebbero andati a rastrellare anche lui e la sua famiglia e non ne avrebbe avuto più bisogno”.

I riferimenti con cui Di Mare sostanzia le proprie posizioni sono chiari, riflettono l’onestà intellettuale verso cui spinge i ragazzi che hanno gremito l’aula magna; quella stessa onestà che spinse dodici docenti universitari a non piegarsi all’obbedienza alle leggi o all’indifferenza nell’accoglierle. Furono pochi, persero il posto di lavoro, ma ancora oggi rappresentano un modello da seguire, perché non tutto è condivisibile e va espresso con forza in tutti i luoghi in cui sia possibile manifestare, a partire dalla scuola. L’indifferenza “codarda”, nelle parole di Di Mare, può avere effetti ancora più nefasti del razzismo, perché invita all’eterno istinto di sopravvivenza che si racchiude nel mantra del “Chi me lo fa fare”.

C’è chi fa leva su di essa, come su tutti gli istinti primordiali a difesa di sé e del proprio recinto, per propagandare modelli economici e politici che favoriscono pochi e tengono i più in ostaggio di falsi miti ed ideologie. Eppure c’è una via di salvezza e lo scrittore la propone con forza: sono l’impegno sociale e lo studio che possono agire da antidoti. I dati ISTAT riferiscono di un’Italia affetta da quella che Tullio De Mauro definiva ignoranza funzionale: il 72% degli italiani non sa riferire su un testo di difficoltà media appena letto. Sono solo 400 i lemmi utilizzati dai ¾ degli italiani.

Questo inficia la capacità speculativa sulla realtà, avverte Di Mare: “Queste persone sono le vittime preferite dei politici che parlano tramite tweet ed affascinano quanti sono in grado di capire prevalentemente tramite slogan”. Questo è quanto emerge dal libro La penisola che non c’è: la realtà percepita è diversa da quella reale, secondo Nando Pagnoncelli, autore del libro che Di Mare invita a leggere. Molte sono le fake news sfatate, dal numero dei musulmani, (che sono 700.000 e non 6.000.000 in Italia) alla violenza, che non è in aumento, ma secondo dati ufficiali, in diminuzione. “La paura crea mercato”,mette in guardia il giornalista. Basti pensare al mercato delle armi, a quello della sicurezza domestica e ai vantaggi che vengono ai detentori del potere economico e politico. Ancora una volta però il giornalista ha un antidoto per rassicurare i presenti: “State svegli, tenete i sensi in allarme, abbiate cura di immaginare altri approcci alla realtà”.

(Sonia Caputo)



Questo inficia la capacità speculativa sulla realtà, avverte Di Mare: “Queste persone sono le vittime preferite dei politici che parlano tramite tweet ed affascinano quanti sono in grado di capire prevalentemente tramite slogan”. Questo è quanto emerge dal libro La penisola che non c’è: la realtà percepita è diversa da quella reale, secondo Nando Pagnoncelli, autore del libro che Di Mare invita a leggere. Molte sono le fake news sfatate, dal numero dei musulmani, (che sono 700.000 e non 6.000.000 in Italia) alla violenza, che non è in aumento, ma secondo dati ufficiali, in diminuzione. “La paura crea mercato”,mette in guardia il giornalista. Basti pensare al mercato delle armi, a quello della sicurezza domestica e ai vantaggi che vengono ai detentori del potere economico e politico. Ancora una volta però il giornalista ha un antidoto per rassicurare i presenti: “State svegli, tenete i sensi in allarme, abbiate cura di immaginare altri approcci alla realtà”.

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