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Bimba down offesa al Teatro Romano, la madre: sulla vicenda indifferenza e superficialità

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera della mamma della bambina down, offesa qualche settimana fa con la famiglia nel corso di una visita guidata all’interno del Teatro Romano di Benevento.

Questo il testo della missiva:

“A seguito dell’increscioso episodio occorso alla mia famiglia ed a quella di mia sorella Fabrizia al Teatro Romano dove, ricordo, venivamo insultati e cacciati via da un figuro non meglio identificato, mi preme chiudere la vicenda e rispondere ai tanti che si sono interessati con qualche considerazione!

Il vergognoso e discriminatorio epiteto con il quale siamo stati “accolti” in quello che dovrebbe essere tempio di cultura (e che NON ripeto perché non facente parte del mio personale vocabolario) viene spesso utilizzato per identificare le persone con Sindrome di down e sottolinearne non solo gli aspetti antropologici, ma anche come sinonimo di svantaggiato, idiota e imbecille.

Innanzitutto, orgogliosa e fiera di essere la mamma di una meravigliosa bambina con sindrome di down, a cui quel cromosoma in più tanto ha dato e nulla ha tolto. Detto questo, è pur vero che le offese e le ingiurie sono vere e proprie ferite, che, come quelle del corpo, causano dolore e sofferenza e coinvolgono l’animo. Quando sono amare, pungenti, incivili ed anche discriminatorie sprofondano nella mediocrità e sono sintomo di pochezza, di bassezza dello spirito di chi le pone in essere.

Spesso, poi, sono inutili, gratuite (appunto!) e, soprattutto, fanno male, un male da cui non tutti riescono a riprendersi. Ebbene sì!!! C’è chi queste offese le riceve spesso e le tiene per sé, trasformandole in “dolore dell’anima”…tanti subiscono e soffrono, nella totale indifferenza, anche di chi, forte del proprio ruolo, avrebbe l’obbligo morale di difendere chi il mal torto l’ha subito!

È proprio per tutti questi “tanti” che non posso far finta che nulla sia accaduto! Considero responsabili dell’increscioso episodio non solo il vile autore, ma anche il responsabile delle serate allora organizzate e tanto decantate, lui sì responsabile dell’indifferenza, dell’indifferenza sociale, il peggiore dei mali, del culto dell’apparenza, della disarmante superficialità che caratterizza alcuni atteggiamenti in nome chissà di cosa (sic!)… Se mettessimo da parte proprio quell’indifferenza e quella superficialità , qualcosa potrebbe cambiare e potremmo essere, tutti, migliori!

E allora, a voi uomini che vi definite di cultura, ricordo una frase di Ezio Bosso che, lui si, con la sua sensibilità, ricorda a tutti di essere “un uomo con una disabilità evidente, in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”. (Vittoria De Nigris)

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