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Prescrizione e ‘tempi indefiniti’, 5 giorni di astensione per i penalisti sanniti

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Cinque giorni di astensione dalle attività giudiziarie dal 21 al 25 ottobre. A comunicarlo in una nota è la Camera Penale di Benevento.
E’ ormai imminente – scrive la Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane – il termine di entrata in vigore della norma della legge Spazzacorrotti che di fatto abroga la prescrizione del reato dopo la pronunzia della sentenza emessa dal giudice del primo grado; il Ministro di Giustizia, Alfonso Bonafede, all’esito del vertice di Governo tenutosi lo scorso venerdì 26 settembre ha pubblicamente dichiarato che nessun intervento è previsto su quella norma, mentre le dichiarazioni degli esponenti del Partito Democratico, nuovo partner di Governo, hanno formulato, sul punto, riserve assai blande, indeterminate nei contenuti e non di rado contraddittorie: è manifestamente inverosimile il proposito, pure sorprendentemente avanzato dal Ministro, di un intervento di riforma dei tempi del processo penale prima della entrata in vigore della Riforma della prescrizione, cioè entro il 31.12.2019, sicché la sua prospettazione suona come la conferma, perfino beffarda, della ferma intenzione di procedere alla incondizionata entrata in vigore della norma.
Considerato che i penalisti italiani hanno dal primo giorno denunziato con forza come quella riforma della prescrizione rappresenti una delle pagine più sciagurate della deriva populista e giustizialista del nostro Paese, giacché essa afferma il principio, manifestamente incostituzionale, secondo il quale il cittadino, sia esso imputato che parte offesa del reato, possa e debba restare in balia della giustizia penale per un tempo indefinito, cioè fino a quando lo Stato non sarà in grado di celebrare definitivamente il processo che lo riguarda”.
“Se è vero – continua – che oltre 150 docenti di dirìtto penale, processuale e costituzionale, e finanche Presidenti Emeriti della Consulta, hanno sottoscritto il nostro appello con il quale evidenziavamo al Presidente della Repubblica, al momento della promulgazione di quella legge di riforma, i plurimi profili di incostituzionalità; è infatti chiaro a tutti, ivi compresa la Associazione Nazionale Magistrali ed il Consiglio Superiore della Magistratura nelle loro inequivoche statuizioni sul punto che l’entrata a regime di un simile, aberrante principio determinerebbe un disastroso allungamento dei tempi dei processi, soprattutto a partire dal grado di Appello, giacché verrebbe a mancare la sola ragione che oggi ne sollecita la celebrazione. Si tratta insomma di quella famosa “bomba atomica” cui I’allora Ministro Giulia Bongiorno paragonò la potenza devastatrice di una simile riforma (che pur tuttavia aveva firmato e votato)”.
“Occorre produrre il massimo sforzo perché l’opinione pubblica del nostro Paese sia debitamente informata della reale, devastante portata di una simile riforma per i diritti fondamentali di ciascuno di noi, rompendo le cortine fumogene della disinformazione populista e giustizialista che, richiamando strumentalmente alcune vicende processuali di grande interesse pubblico, rappresenta l’istituto della prescrizione come uno strumento privilegiato dei potenti e dei ricchi per sottrarsi ai rigori della legge; occorre invece ribadire che la prescrizione del reato rappresenta l’irrinunciabile rimedio alla patologia di indagini e processi che durano decenni. Se uno Stato non è in grado di definire un giudizio penale in dodici, quindici, venti, ventidue anni, la rinunzia al giudizio costituisce un dovere etico e giuridico in una società che voglia dirsi civile, alla quale ripugna l’idea che un cittadino possa essere tenuto al laccio di un giudizio penale per un tempo infinito, senza alcun rimedio ad un simile scempio”.
“E’ certamente necessario un intervento legislativo efficace che riduca drasticamente tempi di durata dei processi pelali, senza ovviamente alcun pregiudizio per le garanzie costituzionali che assistono l’imputato nel processo. Gli esiti del lavoro svolto nei mesi scorsi dai penalisti italiani e dall’A.N.M. insieme al Ministro di Giustizia ed al suo Ufficio Legislativo ha prodotto un pacchetto di interventi riformatori coerenti con quelle premesse e certamente efficaci, sebbene poi – al momento della trasposizione nella legge delega – svuotati di ogni incisività per una serie decisiva di obiezioni ideologiche – segnatamente sul potenziamento dei riti alternativi al dibattimento – avanzate dalla Lega”.
“L’U.C.P.I. – conclude – è pronta a riprendere quel percorso di riforma. e dunque a sostenerlo ed a rafforzarlo. Ma si tratta di un percorso di riforma che resta incompatibile con l’aberrante principio abrogativo della prescrizione, istituto che semmai verrebbe naturalmente disinnescato e vanificato dalla celebrazione dei processi in tempi finalmente ragionevoli,
risultando perciò ancora più incomprensibile la sua abrogazione, e ciò a prescindere da ogni evidente incompatibilità tra quell’ipotizzato ed auspicabile percorso di riforma e la scadenza del primo gennaio 2020″.