Airola, tenta di evadere dal carcere minorile facendo un foro nella cella di isolamento

Ha tentato di evadere dal carcere minorile di AIROLA, ma l’attenta vigilanza della Polizia Penitenziaria ha scongiurato sul nascere il grave evento critico. A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che sottolinea come il protagonista sia un detenuto maggiorenne, ma ristretto nel carcere minorile, “già noto per le sue intemperanze”.

“Il detenuto già maggiorenne e responsabile alcuni giorni addietro di tentativo di “introduzione di sostanze stupefacenti ai colloqui”, – racconta Donato Capece – segretario generale del Sappe – si trovava in cella d’isolamento, quando con un arnese rudimentale di ferro, ricavato dalla rottura di uno sgabello metallico, si è messo a perforare la parete della propria stanza che immette sul cortile interno; era quasi riuscito a creare un foro talmente grande da potersi calare giù, quando è stato scoperto dal personale di Polizia Penitenziaria che lo ha bloccato giusto in tempo ad impedirgli la fuga! Durante il bloccaggio, lo stesso ha sferrato un violento pugno ad un agente di Polizia Penitenziaria, procurandogli una lesione al volto che ha richiesto l’intervento dei sanitari del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Sant’Agata dei Goti per suturargli la ferita.

Ancora una volta, solo grazie al tempestivo e professionale intervento dei poliziotti penitenziari – spiega Capece – si è riusciti a scongiurare che l’IPM sannita vivesse un altro brutto evento critico! E’ evidente che sotto il profilo della sicurezza della struttura emergono gravi responsabilità, a cominciare dal Comandante di Reparto che è il responsabile dell’Area sicurezza del carcere minorile”.

Il Sappe esprime solidarietà e parole di apprezzamento per la professionalità, il coraggio e lo spirito di servizio dimostrati di poliziotti penitenziari di Airola: “E’ solamente grazie a loro, agli eroi silenziosi del quotidiano con il Basco Azzurro a cui va il ringraziamento del Sappe per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie. Ma il Ministero della Giustizia ed il Dipartimento della Giustizia Minorile devono da un lato seriamente rivedere l’opportunità di tenere detenuti uomini di 25 anni in carceri minorili e dall’altro punire con estrema fermezza chi altera ordine e sicurezza nei penitenziari, rendendosi protagonisti anche di aggressioni, colluttazioni e ferimenti in danno dei poliziotti penitenziari”.

“E’ impensabile – continua il sindacalista – inserire detenuti di venticinque anni nei penitenziari minorili, perché è impensabile far convivere negli stessi ambienti carcerari adulti di venticinque anni con bambini di quattordici”.

“Avevamo detto che era un errore l’innalzamento dell’età dei presenti nelle carceri minorili: oggi, infatti, possono starvi anche donne e uomini di 25 anni.  Una decisione politica che da subito definimmo incomprensibile. Da quando sono stati assegnati detenuti adulti, per effetto della legge 11 agosto 2014, n.117, infatti, questi maggiorenni si comportano con il personale di Polizia e con alcuni minorenni ristretti con prepotenza e arroganza, caratterizzando negativamente la quotidianità penitenziaria. E la loro ascendenza criminale condiziona tanti giovani, che li vedono quasi come dei miti. L’auspicio – conclude Capece – è che il prossimo Governo che si insedierà ponga rimedio a questa folle decisione e destini tutti i detenuti maggiorenni alle carceri per adulti”.