CULTURA
L’impresa culturale ed il suo impatto sull’economia del territorio: esperti a confronto

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Promossa dall’impresa culturale Kinetès Srl spin off unisannio, si è svolta una giornata d’incontro/confronto sulle modalità di difesa del professionismo per la cultura.
Da una mattinata ricca di dati, conoscenze, spunti di riflessione e di esperienze sul campo, è scaturita una prima tabella di marcia con un imprescindibile obiettivo di partenza: promuovere la percezione del valore della Cultura, anche come investimento.
Alla convocazione di Rossella Del Prete, esperta di governance del patrimonio culturale e fondatrice di Kinetès – Arte Cultura Ricerca Impresa, che ha diffusamente introdotto i lavori, hanno risposto diverse tra le realtà che interagiscono professionalmente nel settore culturale/creativo.
Fin dal titolo, “Impresa culturale profit o non profit? Professionisti della cultura o volontari?”, il workshop si è posto tra gli obiettivi quello di censire e rendere visibili le imprese culturali attive sul territorio, allo scopo di ribadire la necessità di competenze qualificate nel settore culturale e turistico, a difesa degli spazi di azione dei professionisti operanti nel dominio proprio delle cd. imprese culturali.
Il confronto, molto fecondo, che ha occupato l’intera mattinata di martedì 20 giugno, presso la Saletta Rossa del Palazzo del Rettorato dell’Università del Sannio, ha evidenziato come il perimetro proprio delle imprese culturali debba condurre alla nitida percezione del lavoro e delle competenze che operano nei settori della conservazione e valorizzazione del patrimonio materiale ed immateriale del territorio, come nell’indotto di servizio che esso genera e che, secondo le più recenti stime di Fondazione Symbola, dal rapporto annuale “Io sono Cultura. 2016”, promosso insieme ad Unioncamere, è pari ad un indice di 1,8: ogni euro prodotto dal settore Creativo e Culturale genera mediamente un ritorno di 1,8 euro in altri settori. Al Sistema Produttivo Culturale e Creativo (industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico artistico, performing arts e arti visive, produzioni creative-driven) si deve il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia: 89,7 miliardi di euro in grado di stimolarne altri 160,1 per arrivare a quei 249,8 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, il 17% del valore aggiunto nazionale, col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano.
Tuttavia, vi è, nel nostro Paese, un problema di mancato riconoscimento delle professioni del Settore Cultura e Turismo culturale, alimentato da un’enorme e paradossale confusione: mentre si sollecita, a più livelli, la creazione d’impresa culturale, si finanziano progetti di valorizzazione destinati ad Associazioni Culturali no profit, incrementando da un lato l’azione culturale di ‘volontari’, non necessariamente preparati a svolgere una ‘professione culturale’, dall’altro, una concorrenza sleale tra le imprese culturali profit (costrette a sostenere costi di gestione aziendale e di personale specializzato) e le cd. imprese culturali no profit (nella loro variegata gamma di espressioni: associazioni culturali, di promozione sociale, onlus, giovanili, fondazioni, pro loco ecc.).
Sul tavolo della discussione promossa da Kinetès, anche le questioni del Servizio Civile Volontario e dell’Alternanza Scuola/Lavoro. Due modalità di avvicinamento al lavoro dei giovani, troppo spesso utilizzate per colmare il vuoto di addetti ai lavori culturali. Per non parlare del Sistema del Volontariato Culturale messo in piedi dallo stesso MIBACT attraverso un protocollo d’intesa con alcune associazioni culturali «per sviluppare l’attività nel campo dei beni culturali. Il protocollo [recita il sito ufficiale del MIBACT] fornisce un nuovo quadro di riferimento per i rapporti fra il Ministero ed il mondo del volontariato e prevede il possibile ricorso al contributo dei volontari in numerose attività fra le quali: il prolungamento dell’orario dei musei, l’ampliamento dei servizi culturali e di accoglienza anche in occasione di mostre, la sistemazione di archivi e cataloghi, la realizzazione di circuiti assistiti nei siti archeologici»…
Il primo impegno che gli aderenti al workshop hanno concordato di sviluppare attiene proprio alla sensibilizzazione sul valore del lavoro culturale, svolto da competenze, spesso robustamente formate in lunghi, articolati e costosi percorsi di alta formazione, che stentano ad operare nel proprio settore di riferimento.
Sarà importante restituire migliore consapevolezza circa il valore che, ad esempio, si fa fatica a percepire a fronte di un biglietto d’ingresso a spettacoli o mostre, piuttosto che al silenzioso lavoro di ricerca riconducibile ad esempio solo alla tutela e promozione del vastissimo patrimonio di beni culturali e paesaggistici di un lembo d’Italia collocato a cavallo dei confini del vecchio Stato Pontificio.
La discussione è stata animata ed arricchita dagli interventi di Renato Civitillo, docente di economia aziendale dell’Università del Sannio, Giuseppe Nenna in rappresentanza di Campania Startup, Antonella Oliviero presidente di LabTv, Michelangelo Fetto e Tonino Intorcia per la Compagnia di Teatro Stabile di Benevento Solot, Alfredo Vittoria promotore della comunità Facebook “Sei di Benevento se… “, che annovera ormai oltre i 18.500 membri, la delegata Fai Patrizia Bonelli, Mirko Di Fonso e Maria Capozzi di Labificio zero,giovane impresa culturale nata a margine di un Master in Economia e Management dei Beni Culturali, Sarah Festa per la Cooperativa Epsilon, Carmen Castiello, fondatrice, direttrice e coreografa della Compagnia Balletto di Benevento, Maura Minicozzi (Music and Song Academy).
Ha chiuso il workshop l’appassionato intervento di Marisa Micco presente in rappresentanza di quel prezioso scrigno di memoria che l’Archivio di Stato di Benevento preserva e conserva.
Presenti anche Amerigo Ciervo per “I Musicalia”, Enrico Delli Carri per l’agenzia “All Net Inclusive”, Maya Martini in rappresentanza dell’Orchestra Filarmonica di Benevento, Loredana Ficociello per il Museo del Sannio, la restauratrice Rossella Testa, la graphic designer Gabriella Tuzio, Francesca Ripandelli (Museo Civico, Altavilla Irpina), Alberto Febbraro (Associazione Arcadia), Elide Apice (Sannio Teatri e Culture), Enzo Colarusso (LabTV), Alfredo Iannazzone (Il Sannio quotidiano), Angelo Miraglia, fondatore di quella splendida e inedita realtà educativa e ludica avviata con la Cooperativa “L’isola che non c’è”, e tanti altri professionisti della cultura (archivisti, bibliotecari, ceramisti, attori, ballerini, musicisti, esperti di comunicazione) testimoni di una realtà importante e laboriosa che va tutelata e riconosciuta, anche a Benevento, come industria culturale e creativa. Prossimo appuntamento a Settembre, per una seconda azione ancora più operativa.